Sgominata dalla locale Polizia di frontiera un'organizzazione transfrontaliera dedita all'immigrazione clandestina
Si è conclusa oggi all'alba con quattro misure cautelari eseguite tra Trieste, Milano e Arezzo, e alcune perquisizioni, l'operazione della IV Zona Polizia di Frontiera - Settore di Trieste, denominata Corno d'Africa, che ha visto il capoluogo giuliano quale importante centro di smistamento di clandestini somali diretti in altre località italiane o, in prevalenza, nei paesi del Nord Europa.
L'operazione - durata quasi un anno e coordinata dal dott. Giorgio MILILLO, Sostituto Procuratore della Repubblica della Direzione Distrettuale Antimafia di Trieste - ha infatti stroncato un'organizzazione criminale internazionale, con base operativa in Grecia e consistenti ramificazioni in Italia, che favoriva l'immigrazione clandestina di cittadini somali verso l'Italia e altri paesi europei attraverso la c.d. rotta balcanica.
Il bilancio dell'operazione, che è stata illustrata questa mattina alla stampa in Questura, è il seguente: sei passeur arrestati in flagranza di reato, e precisamente quattro cittadini somali, un cittadino croato e un cittadino svedese di origine somala; altri quattro di nazionalità somala, ritenuti responsabili di favoreggiamento aggravato dell'immigrazione clandestina, arrestati questa mattina in esecuzione delle misure di custodia cautelare in carcere disposte dal gip di Trieste; altri due favoreggiatori somali al momento ricercati per l'esecuzione della misura cautelare; cento immigrati illegali, prevalentemente somali, rintracciati. Infine sono stati sequestrati diversi veicoli utilizzati per il trasporto dei clandestini.
Nel corso delle odierne perquisizioni, eseguite a Milano, sono stati trovati numerosi immigrati illegali, di nazionalità per lo più somala, la cui posizione è ora al vaglio dell'Ufficio Immigrazione della Questura di Milano. Nell'ambito delle stesse perquisizioni sono stati rinvenuti documenti falsi, in particolare passaporti e titoli di viaggio, nonché materiale ritenuto utile agli inquirenti per il proseguimento delle indagini (cellulari e altro materiale informatico).
L'attività investigativa è iniziata un anno fa in seguito a consistenti rintracci di immigrati illegali, prevalentemente somali, avvenuti tra luglio e agosto nell'ambito dei consueti controlli di retrovalico e anche in stretta collaborazione con la polizia slovena. Lunghe e laboriose indagini, svolte dalla squadra giudiziaria della Polizia di Frontiera con l'ausilio di vari interpreti-mediatori culturali di lingua somala, hanno consentito di ricostruire il modus operandi del sodalizio criminale e dei suoi componenti che, a detta del Gip del Tribunale di Trieste, gestivano uno straordinario flusso di clandestini arrivati dalla Grecia lungo la c.d. rotta balcanica "come un vero e proprio mestiere, con sistematiche e continuative condotte assai pericolose socialmente".
Dai loro paesi di origine i migranti raggiungevano la Grecia, dove venivano raggruppati e alloggiati in strutture ricettive gestite da somali residenti in quel paese; poi proseguivano, con vari mezzi, prevalentemente attraverso la c.d. rotta balcanica, alla volta dell'Italia. Una volta varcato il confine italo-sloveno, i migranti venivano lasciati sul Carso triestino, dove restavano in attesa di essere prelevati dai referenti del sodalizio criminale operanti in Italia, i quali li accompagnavano alla stazione ferroviaria di Trieste (a volte anche ad altre stazioni della regione). Nel corso delle indagini è emerso che i migranti quindi partivano in treno per Firenze o Milano, oppure venivano accompagnati con autovetture direttamente nel capoluogo lombardo. Da quanto si è potuto appurare, per l'ultima tratta del viaggio (Grecia-Italia o altri paesi dell'Unione Europea), ogni migrante versava all'organizzazione somme che si aggiravano sui cinquemila euro.
Nella fase conclusiva dell'operazione, cioè per l'odierna esecuzione delle misure cautelari e delle perquisizioni, la Polizia di Frontiera si è avvalsa della collaborazione delle Squadre Mobili di Milano e Arezzo, e dei Carabinieri della Stazione di Arezzo.