La Polizia di Frontiera arresta 16 passeur stranieri ne denuncia 5 e rintraccia 46 clandestini.
La IV Zona Polizia di Frontiera - Settore di Trieste ha concluso questa mattina, con l'esecuzione delle misure cautelari e perquisizioni disposte dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, una lunga e complessa indagine che ha visto il capoluogo giuliano quale crocevia di migrazioni clandestine.
L'operazione denominata Okan ha, infatti, stroncato un'associazione per delinquere internazionale che favoriva l'immigrazione clandestina di cittadini turchi verso l'Italia e altri paesi UE attraverso la c.d. rotta balcanica.
Nel complesso, durante le indagini, sono stati arrestati in flagranza di reato 16 passeur turchi, sloveni, croati e kosovari, e denunciati a piede libero altri 5 soggetti coinvolti. Tre cittadini turchi, ritenuti al vertice del sodalizio criminale, sono ricercati per l'esecuzione della custodia cautelare in carcere disposta dall'Autorità Giudiziaria italiana. 46 sono i clandestini rintracciati, tutti cittadini turchi di etnia curda; sequestrata anche una decina di autoveicoli impiegati per trasporto dei clandestini.
L'operazione, durata circa un anno e mezzo e coordinata dal dott. Pietro MONTRONE, Sostituto Procuratore della DDA di Trieste, è stata condotta in stretta collaborazione con le polizie della Slovenia, Croazia e Austria, e del contingente EULEX operante in Kosovo. Numerosi sono stati anche in questi Paesi gli arresti dei sodali dell'organizzazione.
L'attività investigativa è stata avviata subito dopo alcuni arresti di passeur turchi eseguiti dalla Polizia di Frontiera di Trieste nell'ambito dei servizi di controllo della fascia confinaria ed ha consentito di ricostruire la rotta migratoria e la destinazione finale. Lunghe e laboriose indagini, con il supporto di vari interpreti, hanno poi ricostruito il modus operandi dell'organizzazione criminale, i suoi organigrammi, il ruolo e la funzione di ogni suo componente, nonché il vasto giro d'affari di quella che il Gip del Tribunale di Trieste ha definito "una macchina organizzativa idonea a trasferire dalla Turchia fino in UE flussi sostanziosi di migranti".
La Polizia di Frontiera ha eseguito nelle province di Reggio Emilia, Modena e Ravenna, unitamente agli uomini delle locali Squadre Mobili, misure cautelari e perquisizioni che hanno portato all'arresto di due cittadini turchi di etnia curda ritenuti i componenti della "cellula italiana" dell'organizzazione con contestuale sequestro di materiale ora al vaglio degli inquirenti. Questi ultimi, infatti, organizzavano il viaggio dei migranti clandestini dalla Turchia fino ai luoghi di destinazione finale che potevano essere sia italiani che esteri (Austria, Francia, Germania). Gli spostamenti avvenivano principalmente via terra, sulla rotta balcanica, a bordo di aerei, autobus di linea, taxi, treni e autovetture. I confini Schengen venivano, però, varcati per lo più a piedi attraverso zone boschive (c.d. frontiere verdi) sotto la guida dei passeur locali. In alcuni casi è emerso anche l'utilizzo del canale marittimo attraverso i porti di Ravenna e Trieste. Il costo per l'intero viaggio di ogni migrante variava fra i sei e i sette mila euro.
Da sottolineare che si è trattato di un sodalizio criminale estremamente ramificato che lungo tutta la rotta migratoria, cioè dalla Turchia, Serbia, Montenegro e Kosovo, fino alla Croazia e Slovenia, ha sempre potuto contare su basi logistiche, mezzi e uomini capaci e fidati. Ciò ha permesso all'organizzazione di attuare il proprio programma criminoso in maniera stabile e continuativa.