I dettagli dell'operazione presentati in mattinata presso il Comando provinciale della Guardia di Finanza
I Finanzieri del Gruppo della Guardia di Finanza di Trieste, gli agenti della Polizia di Frontiera Marittima ed i funzionari del Servizio Antifrode dell'Ufficio delle Dogane di Trieste, nell'ambito delle attività istituzionali dirette al contrasto ed alla repressione dei traffici illeciti ed a seguito dell'analisi dei profili di rischio dei flussi merceologici in arrivo nel porto giuliano, hanno selezionato per i controlli due containers contenenti 2.600 "pompe idrauliche" provenienti dalla Cina e diretti in Egitto. Tali containers erano stati momentaneamente stoccati all'interno del Punto Franco del Porto di Trieste.
Tra gli elementi di sospetto che hanno allertato gli operanti, figurava la circostanza che sulle precitate pompe, pur provenienti dalla Cina, risultava esser già stato apposto il marchio "Made in Italy". Oltre a ciò, gli accertamenti eseguiti sulla società destinataria, ubicata appunto in Egitto, consentivano di ipotizzare come quest'ultima non fosse, in realtà, operativa.
Date queste premesse, l'ipotesi più plausibile era che all'interno dei containers fosse stata stipata merce contraffatta.
Una volta aperti i containers, si è quindi potuto riscontrare che le 2.600 pompe idrauliche ivi contenute non avevano solamente il marchio "Made in Italy" applicato in violazione della normativa, ma recavano i segni distintivi e la confezione esterna di una ditta padovana, leader del settore e proprietaria del relativo brevetto, che sembravano anch'essi apposti irregolarmente.
Interpellata l'impresa veneta, questa confermava che la merce fermata non era genuina ed all'esito di questo ulteriore riscontro, veniva pertanto operato il sequestro sull'intero carico. Sono poi stati denunciati alla Procura della Repubblica di Trieste i legali rappresentanti della ditta mittente e destinataria.
E' poi importante sottolineare che questo sequestro, primo nel suo genere a Trieste sia per la tipologia degli articoli contraffatti che per la sofisticazione dei passaggi "fisici" e documentali dei containers, potrebbe far presagire nuovi metodi di introduzione, sul suolo nazionale, di materiale contraffatto. Non può allo stato escludersi, infatti, che le pompe idrauliche in questione, il cui valore complessivo è pari a circa 350.000 euro, fossero destinate alla commercializzazione nel mercato europeo.
Si deve poi sottolineare che i prodotti sequestrati, qualora immessi sul mercato, avrebbero potuto rappresentare una grave minaccia alla salute degli utilizzatori in quanto non assemblati dalla casa produttrice ufficiale.
Difatti, non vi è garanzia né sugli standards costruttivi afferenti il funzionamento elettrico degli apparecchi in questione, né sull'affidabilità degli altri componenti utilizzati per confezionare i prodotti, come ad esempio le materie plastiche inserite all'interno delle pompe per drenare il flusso d'acqua, le quali potrebbero non esser state realizzate con sostanze assolutamente atossiche. Deve poi rappresentarsi che difficilmente un "consumatore medio" avrebbe potuto notare le differenze tra il prodotto mendace e l'originale, differendo il primo dal secondo solo per impercettibili caratteristiche.
A carico dei legali rappresentanti delle ditte straniere destinatarie, nei cui confronti sono tuttora in corso approfondimenti investigativi, si ipotizza la violazione di cui all'art. 474 del Codice Penale, per aver comunque introdotto sul suolo nazionale prodotti industriali con marchi e/o segni distintivi falsi.
Le indagini mireranno poi ad accertare, visto il coinvolgimento di soggetti in tre aree geografiche differenti, se i responsabili dell'illecito traffico siano astretti da collegamenti intersoggettivi con esponenti di consorterie criminali nazionali o di matrice etnica.