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Furto in villa ad Opicina: banda di albanesi arrestati dalla Polizia di Stato

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Refurtiva

L’indagine, diretta dalla Procura della Repubblica di Trieste, ha consentito di fare luce sul cruento furto in villa verificatosi in località Villa Opicina nella serata dello scorso 11 gennaio.  

Le investigazioni sono state svolte dagli uomini della sezione “reati contro il patrimonio” della Squadra Mobile di Trieste e hanno permesso di ricostruire la vicenda e di individuare gli autori dei fatti criminosi; una banda di cittadini albanesi composta da 3 persone dimoranti in provincia di Bari, e da un quarto, residente a Trieste il quale ha fornito ai propri connazionali il supporto logistico necessario per la commissione del delitto.

Il compendio investigativo ha così determinato il G.I.P. di Trieste, su richiesta del P.M., ad emettere l’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere, per S. L. classe 1983 e H.K. classe 1991, nonché  della misura cautelare degli arresti domiciliari per M.M. classe 1988; tutti nati in Albania e domiciliati ad Altamura (BA) i quali dovranno rispondere, a vario titolo, del reato di furto aggravato, tentato omicidio e lesioni gravi.

I tre sono stati rintracciati nelle prime ore della mattinata di oggi 16 aprile dagli investigatori della Squadra Mobile giuliana con il supporto operativo dei colleghi di Bari, del Commissariato di Gravina in Puglia (BA) e del Reparto Prevenzione Crimine “Puglia Settentrionale”.

Nel medesimo contesto il basista della banda, H.G. classe 1992 nato in Albania e residente a Trieste, è stato deferito per il reato di favoreggiamento.

L’indagine è stata avviata a seguito dell’intervento operato presso una abitazione sita a Villa Opicina -Trieste in data 11.01.2019 allorquando ignoti si erano introdotti in una villetta al fine di commettere un furto; nell’occasione i malviventi erano stati sorpresi dal vicino di casa, il quale dopo aver udito l’allarme anti intrusione, percorrendo un giardino interno, era andato nella proprietà adiacente, il cui proprietario era in quel momento assente, per verificare se vi fosse la presenza di estranei, portando con se una pistola legalmente detenuta.

Non appena giunto nel giardino dell’attigua abitazione, la vittima notava un soggetto travisato con passamontagna, con accento verosimilmente dell’est Europa, che, alla sua vista, gli lanciava contro dei pezzi di legno, attingendolo al volto e subito dopo lo raggiungeva colpendolo dapprima con un piede di porco e successivamente con un cacciavite, poi sequestrati in sede di sopralluogo.

Durante la colluttazione il malcapitato esplodeva un colpo che attingeva il muro esterno dell’abitazione.

Richiamato dallo sparo, sopraggiungeva il complice nel frattempo uscito dall’abitazione il quale, dopo aver strappato di mano la pistola ed averla puntata al petto dell’uomo, unitamente all’altro malvivente si dava alla fuga a piedi, portando con sé l’arma, nonché la refurtiva.

A seguito del pestaggio la vittima riportava lesioni, fratture e traumi alla mano sinistra, alle spalle, alla testa ed all’addome che gli cagionavano un’incapacità ad attendere alle ordinarie occupazioni superiore a gg. 40, nonché l’indebolimento permanente della funzione prensile della mano.

Benché le abitazioni colpite risultassero prive di sistemi di videosorveglianza, il sopralluogo effettuato aveva consentito di rinvenire un piede di porco, abbandonato dai malviventi. Gli accertamenti sull’arnese utilizzato per lo scasso hanno condotto gli investigatori, tramite il marchio ed il numero seriale impresso sullo stesso, alla ferramenta dove era stato acquistato; dallo sviluppo delle targhe delle autovetture presenti nei pressi dell’esercizio commerciale, si individuava anche l’auto utilizzata dagli indagati, il cui proprietario era gravato da precedenti di polizia per sequestro di persona e sfruttamento della prostituzione.

Le ulteriori indagini tecniche hanno poi consentito di fissare, nell’area all’interno della quale si è consumato il delitto ed in orario concomitante alla consumazione dei fatti oggetto di indagine, la presenza dei tre albanesi provenienti dal sud Italia, i quali si aggiravano in questo centro nell’arco temporale durante il quale si erano registrati altri furti in abitazione nell’altipiano carsico

I successivi approfondimenti investigativi, hanno permesso, infine, di raccogliere ulteriori elementi a riprova dell’ipotesi accusatoria, in forza della quale il terzetto, dedito alla commissione di furti in vari centri del territorio nazionale, dopo avere colpito a Trieste, grazie anche al supporto fornito dal basista e connazionale H. G. ha fatto rientro ad Altamura (BA).

Mentre gli inquirenti erano a lavoro alla ricerca di prove in ordine alla responsabilità dei tre, questi continuavano a fornire riscontri sugli stessi fatti altresì pianificando e compiendo nuovi delitti.

Lo scorso 18 marzo, infatti, su indicazioni di questa Squadra Mobile, i tre dimoranti in Puglia sono stati tratti in arresto, dal personale del Commissariato di Martina Franca (TA), nella flagranza del reato di tentato furto in danno di una villetta.

S. L. classe 1983 e H.K. classe 1991, rintracciati presso i loro domicili pugliesi, ultimate le formalità di rito, sono stati ristretti in carcere, mentre M.M. classe 1988, autista in occasione del colpo, è stato sottoposto agli arresti domiciliari, a disposizione della Procura della Repubblica di Trieste che coordina le indagini.

Nel corso delle perquisizioni sono stati rinvenuti, nella disponibilità degli indagati, diversi monili ed oggetti di verosimile provenienza illecita; inoltre, all’interno di un garage, nella disponibilità di H.K. è stato ritrovato un chilogrammo lordo di sostanza stupefacente del tipo marijuana.


16/04/2019

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