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La Polizia di Stato esegue l’ordine di custodia cautelare

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Eseguito in carcere l’ordine di cattura per V.G. per le reiterate minacce, al giornalista Paolo Borrometi.

La Polizia di Stato - Squadra Mobile - ha eseguito un ordine di cattura emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia a carico di V.G. classe '58.

L'ordine di custodia cautelare in carcere è stato emesso a seguito della decisione del Tribunale di Catania per il ricorso in appello proposto dalla Procura della Repubblica Distrettuale Antimafia di Catania.

Le indagini portate a termine già mesi fa dalla Squadra Mobile di Ragusa, avevano permesso alla Procura Distrettuale di Catania di chiedere l'applicazione della misura cautelare in carcere a carico di V. per il reato di minacce aggravate dalla metodologia mafiosa ai danni del giornalista Paolo Borrometi, direttore del quotidiano on line "La Spia" e corrispondente dell'AGI.

Per sua stessa ammissione il V. presso gli uffici della Squadra Mobile, all'esito di una delle tante perquisizioni, anche informatiche, eseguite a suo carico, riferiva agli investigatori di aver utilizzato facebook perché quello che diceva Borrometi non era vero e quindi lo aveva minacciato per farlo smettere.

Ieri la Procura Antimafia ha disposto la cattura, anche se questi si trovava già in carcere per altri fatti reato, pertanto alla Squadra Mobile, collaborata dal Commissariato di Vittoria, non è restato che notificare in carcere il provvedimento della custodia cautelare per i nuovi fatti reato da lui commessi.

Queste minacce avevano un preciso obiettivo, quello di non far pubblicare più notizie su Vittoria e sulla mafia iblea al giornalista Paolo Borrometi. Le modalità, per quanto di nuova generazione, sono identiche nei contenuti e per il significato alle metodologie mafiose del passato. Per questi motivi, le minacce hanno avuto una rilevanza di grande spessore, tanto che è subito stata contestata l'aggravante della metodologia mafiosa.

La campagna denigratoria portata avanti su facebook e sul sito del quotidiano on line "La Spia" aveva come fine quello di ottenere il silenzio del giornalista; di lui e della mafia non bisognava parlarne, così come dei fatti di cronaca quotidiani che vedevano il coinvolgimento di soggetti vicini alla sua famiglia.

Le indagini della Squadra Mobile, condotte con il Commissariato di Vittoria e con la collaborazione della Polizia Postale, hanno permesso di appurare che proprio V. per sua stessa mano, aveva scritto quei messaggi utilizzando la piattaforma web.


15/04/2016

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