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LA POLIZIA DI STATO SMASCHERA ORGANIZZAZIONE SOMALA

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LA POLIZIA DI STATO SMASCHERA ORGANIZZAZIONE SOMALA

1. Il 24 aprile 2015 la Corte di Assise di Siracusa ha condannato a gravi pene detentive venti cittadini somali, da tempo residenti in Italia e beneficiari dello status di rifugiati politici, facenti parte di una più vasta organizzazione criminale, i quali erano accusati:

(a) di associazione per delinquere transnazionale finalizzata al favoreggiamento aggravato ed allo sfruttamento della immigrazione clandestina

(b) di numerosi delitti di favoreggiamento aggravato e di sfruttamento della immigrazione clandestina unificati dal vincolo della continuazione

(c) di numerosi delitti di contraffazione di pubblici sigilli, di sostituzione di persona, di false attestazioni a pubblico ufficiale sulla propria identità e di possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, reati tutti unificati dal vincolo della continuazione.

Altro processo, originato dalla stessa indagine, promosso a carico di ventidue imputati facenti parte del medesimo sodalizio criminale, si era concluso nel novembre del 2013 con sentenza di patteggiamento innanzi al Gup del Tribunale di Catania.

Dei quarantotto imputati nei cui confronti furono emessi provvedimenti restrittivi, 42 sono già stati condannati in primo grado.

2. Con tali sentenze è stata definita una complessa ed articolata indagine avviata dalla Procura di Modica e diretta e coordinata dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, cui hanno partecipato strutture investigative della Polizia di Stato (Squadra Mobile della Questura di Ragusa e Servizio Centrale Operativo di Roma) in collaborazione con la Guardia di Finanza (G.I.C.O. del Nucleo di PT di Firenze).

3. L'indagine ha preso l'avvio dall'esame del traffico telefonico di talune utenze cellullari rinvenute in possesso di clandestini sbarcati nel territorio costiero di Pozzallo.

Attraverso una capillare attività di intercettazioni telefoniche veniva accertato che gli imputati, alcuni in veste di promotori ed organizzatori, altri in veste di partecipi, avevano messo in piedi una consorteria criminale transnazionale avente lo scopo di procurare, dietro pagamento di ingenti somme di denaro, l'ingresso illegale in Italia, sotto falso nome, dalla Grecia, dal Kenya e dalla Somalia, di cittadini extracomunitari di nazionalità somala, consentendone successivamente il loro trasferimento nei paesi europei di destinazione, Olanda, Inghilterra e sopratutto Svezia, Norvegia e Finlandia, predisponendo o facendo falsificare ogni tipo di documentazione necessaria (documentazione sanitaria e/o di identità necessaria per l'ottenimento dei visti di ingresso); coinvolgendo soggetti titolari di legittimi visti di ingresso per esigenze di salute, per visita e per ricongiungimento familiare, disposti a venderli per consentire ai "clienti" di utilizzarli, sostituendosi ai destinatari degli stessi grazie a documenti falsificati; fornendo ai "clienti" ogni opportuno supporto logistico (ospitalità, trasferimenti, falsificazione di documenti, acquisto di biglietti, collegamento dei clandestini con altri associati, movimentazione delle somme legate alla realizzazione ed ai guadagni per ciascun "programma di viaggio", accompagnamento nei vari porti italiani per raggiungere i paesi di destinazione, accompagnamento negli stessi paesi con autovettura, svolgendo il ruolo di passeur attraversando i valichi delle frontiere terrestri).

Il 13 dicembre 2012, su richiesta della Procura Distrettuale il Gip presso il Tribunale di Catania emetteva 48 misure di custodia in carcere, poi eseguite nelle diverse località del territorio nazionale, sedi delle cellule operative della organizzazione ( Firenze, Prato, Siena, Torino, Cuneo, Biella, Milano, Bergamo, Genova, Napoli, Padova, Roma, Palermo).

Due imputati venivano arrestati all'estero, in Germania ed in Inghilterra, in esecuzione di mandati di arresto europeo.

Di notevole rilievo è stata la cooperazione internazionale di polizia internazionale offerta da Eurojust, nonché dal Comando Generale della Guardia di Finanza


30/04/2015

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