È ritenuto responsabile di aver condotto il gommone sul quale sono stati rinvenuti 18 cadaveri. Da 10 a 20 i dispersi, tra loro anche altri due scafisti.
Questa notte è stato eseguito il fermo di J. G. nato in Gambia il 03.08.1995, in quanto responsabile di aver procurato l'ingresso e la permanenza illegale di 72 migranti eludendo i controlli di frontiera, mettendo in serio pericolo di vita tutti i passeggeri provenienti dal Centro Africa, tanto che in 18 hanno perso la vita ed almeno 10/20 sarebbero i dispersi in quanto i migranti hanno riferito che sul gommone erano 100/110 persone.
Alle ore 14.14 del decorso 23.08.2014 alla nave "Sirio" della Marina Militare Italiana veniva ordinato di dirigere all'intercetto di un natante, precedentemente localizzato da un elicottero della stessa Marina Militare a Sud di Lampedusa. La nave militare si dirigeva alla massima velocità sostenibile verso il punto segnalatole e nel contempo su tale punto venivano inviati altri due elicotteri con base a Lampedusa al fine di fornire un primo soccorso. La nave Sirio raggiungeva il natante alle ore 14.45 verificando la presenza di un gommone in precarie condizioni di galleggiamento. Tale natante, la cui lunghezza era di circa 12 metri, presentava parte dei tubolari sgonfi. Veniva a questo punto dichiarato evento S.A.R. per poi procedere alle operazioni di salvataggio dei migranti e al recupero dei cadaveri che si trovano a bordo del battello clandestino, il cui numero complessivo era di 18. Le operazioni di trasbordo dei superstiti, tutti di sesso maschile, sulla nave militare si concludevano alle ore 16.53 per cui si procedeva nel recupero delle 18 salme che venivano conservate in apposite sacche. Terminate tutte le operazioni la nave Sirio dirigeva verso il porto di Pozzallo, mentre il medico di bordo sottoscriveva verbali di esame necroscopico nei confronti dei cadaveri recuperati, esprimendo le proprie considerazioni medico legali sulle cause dei decessi. L'unità navale raggiungeva Pozzallo intorno alle ore 17.00 del decorso giorno 24 e tutti i clandestini recuperati venivano fatti sbarcare per essere ospitati nel C.P.S.A. di Pozzallo. Le salme venivano allocate presso un'idonea cella frigorifera a pochi passi dal centro di primo soccorso ed assistenza al fine di poter effettuare le ispezioni cadaveriche.
Gli uomini della Squadra Mobile della Questura di Ragusa e del Servizio Centrale Operativo (Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato),con la partecipazione di un'aliquota della Compagnia Carabinieri di Modica e della Sez. Op. Nav. della Guardia di Finanza lavorando senza sosta per quasi 36 ore sono riusciti a trovare tutti gli elementi per fermare lo scafista gambiano.
Le indagini sono iniziate subito dopo l'approdo della nave ed ancora prima mediante lo scambio informatico di video ed immagini tra la l'equipaggio della nave e la Squadra Mobile di Ragusa. Appena giunta in porto domenica alle 17.00 gli investigatori unitamente alla Polizia Scientifica ed ai medici legali salivano a bordo della nave per un primo esame delle salme e per scrutare tra i migranti la presenza di eventuali scafisti. I primi atti di Polizia Giudiziaria non davano esito positivo e quindi si interveniva sui superstiti cercando un primo approccio, tra una pacca sulla spalla, un sorriso ed un mi dispiace per ciò che è accaduto.
Dopo ore ed ore, anche in questa occasione lo scafista è stato individuato grazie alle testimonianze dei migranti che viaggiavano a bordo del gommone. I superstiti erano stati minacciati dallo scafista e dai suoi amici, difatti non voleva parlare nessuno per paura.
In occasione degli sbarchi dove si verificano tragici eventi come in questa occasione, è appurato che i superstiti inizialmente si chiudono nel loro dolore senza proferire parola.
Dalle indagini è emerso che sul gommone erano da 100 a 110 persone circa e sono partiti da una spiaggia di una piccola città della Libia e che due erano coloro che d'accordo con gli organizzatori dovevano condurre il gommone e che un altro doveva svolgere le mansioni di navigatore indirizzandoli verso l'Italia utilizzando un satellitare e chiedere i soccorsi in modo pretestuoso.
Dalle dichiarazioni è emerso che durante le fasi di partenza, mentre i migranti salivano a bordo del gommone venivano picchiati con grosse spranghe in ferro senza risparmiare parti vitali come la testa ed i reni (pochi mesi fa era giunto cadavere un altro giovane del Gambia poiché colpito a morte mentre si imbarcava sul gommone).
I colpi inferti facevano rovinare al centro del gommone alcuni migranti che apparentemente sembravano svenuti ma successivamente hanno compreso che erano stati colpiti a morte (almeno 2 così come constatato anche dai medici legali e dalla Polizia Scientifica).
Dopo circa 12 ore di navigazione il gommone ha iniziato a sgonfiarsi nella parte della prua probabilmente per un foro. Afflosciata la parte anteriore, il natante ha iniziato ad imbarcare acqua ed i passeggeri sono stati presi dal panico spingendosi tutti verso la poppa dove si trovavano gli scafisti, difatti due dei tre sono caduti in acqua non riemergendo più.
I migranti a bordo, presi dal panico hanno svuotato le taniche in plastica di benzina al fine di crearsi una boa di salvataggio, un appiglio nel caso fossero caduti in acqua. La benzina si è rovesciata all'interno del gommone, le esalazioni hanno fatto si che in molti perdessero in sensi cadendo in posizione prona al centro del gommone ormai pieno di acqua e benzina che ovviamente hanno respirato morendo annegati in pochi centimetri di liquido. I medici legali difatti parlano di morte per asfissia da sommersione.
Lo scafista, messo alle strette dagli investigatori prima di essere sottoposto a fermo di indiziato di delitto ha reso spontanee dichiarazioni in merito alle proprie responsabilità e successivamente ha confermato il tutto in sede di interrogatorio delegato dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ragusa alla Squadra Mobile della Polizia di Stato per i fatti da lui commessi ed alla presenza del suo avvocato nominatogli d'ufficio.
Dalle indagini è emerso che lo scafista era l'ultimo (ma di fondamentale importanza) anello di una più vasta organizzazione dedita al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, così come da lui stesso ammesso in sede di interrogatorio.
La professionalità degli uomini che hanno svolto le indagini di Polizia Giudiziaria ha permesso di individuare anche questa volta l'autore di questo traffico di migranti ormai diventato un enorme businnes per gli organizzatori, in questo caso tutti libici ad eccezione dello scafista gambiano al quale erano state promesse poche centinaia di dollari che adesso non riceverà più in quanto condotto in carcere.
Stante quanto dichiarato dai testimoni gli organizzatori hanno incassato 1.200 dollari a passeggero per un totale di oltre 120.000 dollari.
Le indagini condotte dagli investigatori durate 36 ore continuative, hanno permesso anche questa volta di sottoporre a fermo di indiziato di delitto il responsabile del reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e della morte come conseguenza di altro delitto di 18 persone.
Al termine dell'Attività di Polizia Giudiziaria coordinata dalla Procura della Repubblica di Ragusa gli investigatori hanno catturato lo scafista che dopo le formalità di rito e l'identificazione da parte della Polizia Scientifica è stato condotto presso il carcere di Ragusa a disposizione dell'Autorità Giudiziaria Iblea impegnata in prima linea sul fronte immigrazione, considerato che dopo il fermo iniziano tutte le fasi processuali particolarmente complesse.
Sino ad oggi, solo nel 2014 sono stati arrestati 102 scafisti e sono in corso numerose attività di collaborazione con le altre Squadre Mobili siciliane della Polizia di Stato (coordinate dal Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine) al fine di permettere scambi informativi utili per gestire indagini sul traffico di migranti dalle coste del nord Africa a quelle Italiane.