Secondo i testimoni, sono loro che hanno condotto un barcone in legno con 264 migranti quasi tutti di origini eritree.
La Polizia Giudiziaria a seguito dello sbarco di ieri sera alle 21.30 ha raccolto gravi indizi di colpevolezza a carico di 5 scafisti egiziani:
- GWNEM Shdy El Asmar, nato in Egitto il 01.04.1999;
- WALID Ferfera, nato in Egitto il 01.01.1987;
- ELSHARAGWA Wael, nato in Egitto il 01.01.1995;
- YOUSSEF Jumaa, nato in Egitto il 10.05.1996;
- REDA Mahamed, nato in Egitto il 01.07.1996.
Secondo i testimoni sono loro che hanno condotto l’imbarcazione partita dalle coste libiche. I responsabili del delitto previsto dall’art. 12 D.Lgs.vo 25.7.1998 nr. 286, concorreva con altri soggetti presenti in Libia al fine di trarne ingiusto ed ingente profitto compiendo atti diretti a procurare l'ingresso clandestino nel territorio dello Stato di cittadini extracomunitari. Il delitto è aggravato dal fatto di aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale in Italia di più di 5 persone; perché è stato commesso da più di 3 persone in concorso tra loro; per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale delle persone esponendole a pericolo per la loro vita e incolumità ed inoltre per averle sottoposte a trattamento inumano e degradante.
I migranti sono stati ospitati presso l’Hot Spot di Pozzallo per essere visitati e identificati dalla Polizia Scientifica.
MODALITA’ DI ARRIVO IN ITALIA
Alle ore 17.20 circa di ieri 24.11.2018, a largo delle coste iblee, una motovedetta della Guardia di Finanza contattava la Sala Operativa comunicando di aver intercettato un motopesca con a bordo un numero imprecisato di migranti, presumibilmente oltre 200 e che il natante stava facendo rotta verso le coste italiane.
Alle ore 20.00 si procedeva a mettere in mare il battello di servizio per abbordare il peschereccio che successivamente veniva condotto presso il porto di Pozzallo.
Dopo poco venivano fatti sbarcare tutti i migranti con priorità a soggetti bisognevoli di cure, donne e bambini stante le pessime condizioni di galleggiabilità del natante.
Le operazioni di sbarco si concludevano alle ore 02.30 circa per il successivo ingresso in Hotspot di tutti e 264 migranti.
LE INDAGINI
Gli uomini della Polizia di Stato – Squadra Mobile Questura di Ragusa - con la partecipazione della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza e dei Carabinieri della Compagnia di Modica e Pozzallo, hanno sottoposto a fermo tutto l’equipaggio di scafisti composto da 5 persone di origini egiziane.
Informata la Procura della Repubblica di Ragusa, veniva dapprima effettuata un’ispezione del peschereccio utilizzato dagli scafisti per trasportare le 264 persone migranti, ma l’attività investigativa non permetteva di acquisire alcun elemento utile alle indagini.
Nel contempo, grazie al lavoro di un altro team di poliziotti, venivano escussi i migranti passeggeri del peschereccio che descrivevano, grazie al fondamentale lavoro degli interpreti, tutte le fasi della loro migrazione.
I migranti dichiaravano di essere partiti dalle coste libiche 2 giorni prima dell’arrivo in Italia e di aver pagato in media 1.500 euro cadauno. Gli scafisti non hanno dato loro mangiare o acqua durante la traversata, solo prima della partenza un pezzo di pane e formaggio. La loro permanenza nelle connection house libiche è stata di oltre un anno per molti di loro.
Dall’escussione dei migranti emergeva chiaramente chi fossero i 5 scafisti e quali fossero i diversi ruoli a bordo mantenuti. Dal comandante al motorista, passando per chi gestiva i migranti a bordo senza farli muovere.
Gli scafisti in questi casi sono veri e proprio professionisti assoldati dai libici con i quali stringono rapporti di “lavoro” tanto da curare solo l’aspetto del viaggio ma non quello del reclutamento in Libia dei diversi passeggeri.
Al termine dell’escussione dei migranti, gli investigatori della Polizia hanno sottoposto a ermo tutti e 5 i membri dell’equipaggio.
Dopo gli accertamenti sull’identità dei 5 indagati mediante l’acquisizione delle impronte digitali da parte della Polizia Scientifica, personale della Squadra Mobile li ha condotti presso il carcere di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria iblea.
A seguito delle scrupolose operazioni di fotosegnalamento mediante acquisizione delle impronte digitali da parte della Polizia Scientifica e delle analisi effettuate dagli uomini della Squadra Mobile di Ragusa è stato accertato che nessuno degli sbarcati fosse mai stato identificato in Italia.