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La Polizia di Stato sottopone a fermo titolare d’azienda che punisce, procurandogli lesioni gravi, un operaio per essersi impossessato di una bombola di gas per riscaldarsi.

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azienda agricola

La vittima ha riportato diverse fratture e lesioni guaribili in almeno 45 giorni. Insieme a lui altri cittadini rumeni picchiati in modo meno grave. Denunciati in concorso con il fermato anche 3 congiunti per i gravi fatti reato.

La Polizia di Stato – Squadra Mobile e Commissariato di Vittoria -  ha sottoposto a fermo di Polizia Giudiziaria D. R. Vittoriese classe’77 e ivi residente, per lesioni gravi. Dovrà rispondere anche di sequestro di persona e porto d’armi.

La Procura della Repubblica di Ragusa ha chiesto la convalida del fermo operato dalla Polizia di Stato ed il GIP, ravvisando positivamente i gravi indizi di reato raccolti dagli investigatori della Squadra Mobile e del Commissariato, ha applicato la misura cautelare degli arresti domiciliari, anche se non ha ravvisato il pericolo di fuga.

Giorno 15 febbraio si presentava un cittadino rumeno presso il Commissariato di Vittoria in quanto voleva denunciare D. R. per averlo malmenato. In sede di denuncia riferiva che altri due suoi connazionali si erano rifugiati presso un casolare abbandonato, da lui utilizzato come dimora. Riferiva che i due connazionali poco prima della denuncia erano stati nuovamente picchiati e portati via con la forza dopo essere stati nuovamente feriti gravemente dal loro titolare.

Considerato quanto raccontato, gli uomini della Squadra Mobile e del Commissariato si recavano presso il casolare per constatare la presenza di persone ferite e prestare loro soccorso. All’interno non c’era nessuno e quindi le ricerche sono state estese presso l’azienda agricola di D. R..

Dentro una delle “abitazioni” fatiscenti ricavate presso l’azienda veniva trovato nascosto sotto le coperte e dolorante in ogni parte del corpo, un giovane rumeno che non proferiva alcuna parola in quanto era evidente fosse terrorizzato. Il racconto del denunciante per quanto quasi incredibile iniziava ad avere dei fondamenti di verità che piano piano andavano chiariti in ogni parte.

Immediatamente veniva richiesto l’invio in ospedale dei tre rumeni per le cure del caso.

Lo stesso D. R., in modo spavaldo ammetteva di averli picchiati perché li aveva sorpresi a rubare una bombola di gas, senza però aggiungere con quali modalità lo aveva fatto.

Dalle brevi quanto accurate indagini è stato possibile appurare che due operai della ditta, facendo molto freddo, decidevano in tempo di notte di rubare una bombola di gas per riscaldarsi.

Mentre stavano effettuando il furto in uno dei magazzini presenti in azienda, per altro a pochi passi dalle loro “abitazioni”, D. R. li coglieva in flagranza. Uno di questi si nascondeva senza essere visto mentre l’altro veniva brutalmente picchiato con il calcio di un fucile, pugni e colpi di bastone.

Al fine di impartire la “giusta” lezione, D. R. imbracciava il fucile (regolarmente detenuto) esplodendo alcuni colpi d’arma da fuoco allo scopo di terrorizzarlo, il tutto mentre l’amico rumeno osservava dal suo nascondiglio.

La vittima, mentre D. ricaricava il fucile, si dava alla fuga insieme al compagno di lavoro lungo le serre. Dopo aver vagato per diverse ore in tempo di notte, i due rumeni trovavano rifugio da un loro connazionale in un casolare abbandonato. La mattina seguente una delle vittime chiedeva ad un amico di portargli da mangiare perché stava morendo di fame. Il connazionale veniva probabilmente seguito mentre portava il cibo da D. R. e da un suo collaboratore (anch’esso denunciato). Non appena all’interno del casolare, alle spalle del connazionale con i viveri, faceva ingresso D. R. che picchiava con un bastone tutti e tre i rumeni ferendoli in più parti del corpo. Il suo accanimento era rivolto ad uno di loro, difatti gli altri due hanno riportato lesioni guaribili in pochi giorni.

Al fine di continuare il pestaggio e quindi la “lezione”, D. R. portava nuovamente in azienda i due operai contro la loro volontà. Colui che era riuscito a nascondersi veniva malmenato e allontanato, mentre colui che era stato colto in flagranza veniva chiuso all’interno di un garage, legato mani e piedi e appeso ad una trave. Una volta reso inerme, D. R. lo picchiava selvaggiamente con un bastone in legno, procurandogli lesioni guaribili in almeno 45 giorni stante le fratture in più parti del corpo.

Il rumeno veniva letteralmente privato della libertà per almeno due ore, tanto che D. dovrà rispondere di sequestro di persona oltre che delle lesioni gravi. La vittima riacquistava la libertà solo perché un congiunto di D. lo liberava, pur avendo anch’egli preso parte al pestaggio in concorso morale, rafforzando i propositi criminali dell’odierno fermato.

Nelle more dell’attività d’indagine e dei lunghi (stante la gravità delle lesioni) accertamenti sanitari, la Polizia di Stato ritirava le armi detenute legalmente effettuando altresì diversi sopralluoghi presso il garage dell’azienda dove era avvenuto il sequestro di persona e il pestaggio. Inoltre sono stati effettuati sopralluoghi da parte della Polizia Scientifica presso il casolare abbandonato dove si erano rifugiati i tre rumeni.

Non appena il nosocomio ha riferito della gravità delle lesioni riportate, considerato che D. per paura delle conseguenze penali della condotta da lui tenuta potesse allontanarsi dal territorio, gli uomini della Polizia di Stato si sono subito messi alla ricerca individuandolo in auto. Dopo averlo identificato, il pomeriggio del 15 u.s., D. R. è stato sottoposto a fermo stante i gravi indizi di reato raccolti a suo carico, in particolar modo per le genuine testimonianze delle vittime ed il materiale sequestrato a seguito del sopralluogo della Polizia Scientifica, ovvero le corde utilizzate per legare una delle vittime.

Per aver contribuito a vario titolo, in concorso con D. R., alla commissione dei reati sopra meglio descritti, sono stati denunciati altresì, due congiunti del fermato ed un altro dipendente della ditta.

“La Polizia di Stato di Ragusa, grazie al coraggio di una delle vittime di denunciare i gravissimi fatti subiti, ha potuto assicurare alla giustizia un soggetto pericoloso. È fondamentale per gli uffici investigativi della Squadra Mobile, creare un rapporto di fiducia con le vittime, così da poter raccogliere fonti di prova a carico delle persone denunciate”.


20/02/2018

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