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La Polizia di Stato arresta due imprenditori agricoli e ne denuncia un terzo, per sfruttamento della manodopera.

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La Polizia di Stato arresta due imprenditori agricoli e ne denuncia un terzo, per sfruttamento della manodopera.

19 richiedenti asilo, 5 rumeni e 2 tunisini venivano pagati 25 euro al giorno per 8 ore lavorative, senza alcun giorno di ferie o altro diritto garantito previsto dal contratto collettivo dei braccianti agricoli. Le case abusive site all’interno dell’azienda erano in condizioni tali da non permettere una vivibilità da parte degli esseri umani.

La Polizia di Stato – Squadra Mobile – ha tratto in arresto B. V. del 1986 e B. A. del 1969, perché in concorso tra loro, hanno commesso il reato di sfruttamento del lavoro previsto dalla nuova normativa sul caporalato: reato aggravato dal numero di lavoratori reclutati e dall’aver esposto i lavoratori sfruttati a situazioni di grave pericolo per le condizioni di lavoro.

Ieri 22 giugno, su precise direttive del Sig. Questore di Ragusa Giuseppe Gammino, la Squadra Mobile, con l’ausilio della Squadra Amministrativa del Commissariato di Vittoria, dell’Ispettorato del Lavoro e del Servizio Igiene dell’ASP di Ragusa, ha effettuato un controllo presso diverse aziende agricole, al fine di reprimere ogni fatto illecito inerente il caporalato e quindi il reclutamento di manodopera destinata allo sfruttamento negli impianti serricoli.

Gli uomini della Squadra Mobile di Ragusa, sin dalle prime ore del mattino si sono appostati nei pressi di un’azienda agricola, in quanto a conoscenza di un probabile sfruttamento della manodopera. Alle ore 05.30, le prime auto cariche di lavoratori giungevano all’interno dell’azienda e l’attività di osservazione permetteva di contare una trentina di uomini provenienti dal centro Africa.

Alle 08.30 i poliziotti circondavano l’azienda al fine di evitare la fuga dei lavoratori. All’interno del terreno sottoposto a controllo, di circa 80.000 mq, operano 3 aziende agricole del settore coltivazione in serra di ortaggi.

Una delle ditte sottoposte a controllo non impiegava alcun operaio in quel momento, un’altra solo 4 operai tutti regolarmente assunti anche se pagati solo se prestavano l’attività lavorativa e 25 euro al giorno, pur avendo firmato un contratto che prevedeva il pagamento di 63 euro. Essendo in palese difformità con quanto previsto dalle norme vigenti, il titolare veniva denunciato in stato di libertà.

La terza azienda presente al momento del controllo impiegava 26 lavoratori, uomini e donne, nella raccolta di pomodori. Oltre a coloro che sono stati prontamente bloccati e identificati dalla Polizia di Stato, vi erano degli operai che riuscivano a darsi alla fuga, considerata la vastità del terreno sottoposto ad ispezione.

Le condizioni di lavoro e di vita all’interno dell’azienda erano non solo degradanti così come documentato dalla Polizia Scientifica.

Nessuno dei lavoratori era stato mai sottoposto a visita medica pur dovendo lavorare in condizioni di forte stress fisico e nessuna delle prescrizioni previste dalla normativa sulla sicurezza sui luoghi di lavoro era stata rispettata.

Gli alloggi fatiscenti costruiti abusivamente all’interno dell’azienda, davano ospitalità a 15 lavoratori in condizioni degradanti e del tutto inadeguate. Il resto dei lavoratori invece, veniva prelevato ogni mattina dai titolari che quindi si occupavano anche di reclutare, senza intermediazione, gli operai.

Quanto accertato dalla Polizia di Stato veniva spontaneamente ammesso dai due datori di lavoro che si assumevano le proprie responsabilità, riferendo però di non essere diversi dagli altri e che tanti operano in questo modo per abbattere la concorrenza.

Gli operai erano sprovvisti delle scarpe da lavoro, prestando la propria opera scalzi o in ciabatte; privi anche di magliette, difatti indossavano solo normali pantaloni e nessuno possedeva abbigliamento adeguato così come previsto dalla tipologia di mansione a loro affidata. Totalmente inesistenti impianti antincendio nelle serre e nelle abitazioni.

Gli operai riferivano di svolgere le mansioni di bracciante agricolo addetto alle colture in serra, di lavorare almeno 8 ore al giorno per una paga giornaliera di 25,00 euro (non 63 così come previsto) corrisposti ogni sabato con denaro contante, di non godere di nessun periodo di ferie (alcuni, addirittura, hanno affermato di sconoscere il significato della parola) e non aver mai frequentato un corso sulla sicurezza o una visita medica. Fortissimo il timore di essere licenziati, sia qualora avessero richiesto un aumento della paga, sia nel caso in cui l’efficienza nel lavoro non avesse soddisfatto le esigenze dell’incaricato alla loro vigilanza.

I F.lli B. venivano tratti in arresto per aver reclutato manodopera al fine di utilizzarla ed assumerla, impiegandola e sottoponendola a condizioni di sfruttamento, approfittando del loro stato di bisogno.

Al termine delle indagini i due arrestati sono stati sottoposti agli arresti domiciliari su disposizione della Procura della Repubblica di Ragusa che segue il fenomeno del caporalato e dello sfruttamento lavorativo.

“La Polizia di Stato di Ragusa continuerà i controlli delle attività produttive della provincia iblea, a tutela dei lavoratori e dei tanti onesti imprenditori che rispettano le regole previste dalle norme vigenti


23/06/2017

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