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Questura di Vicenza - Cold Case risolto

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OMICIDIO DEI CONIUGI FIORETTO: LA POLIZIA DI STATO ARRESTA UNO DEI KILLER DOPO PIU’ DI 33 ANNI

 

       Nella mattinata di oggi personale della Squadra Mobile della Questura di Vicenza e del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato ha provveduto a notificare l’ordinanza di applicazione di misura cautelare custodia in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Vicenza nei confronti di P. U., ritenuto responsabile del duplice omicidio in persona dei coniugi FIORETTO Pierangelo e BEGNOZZI Mafalda.

Il fatto di sangue che scosse la comunità vicentina – anche per la notorietà del FIORETTO, avvocato esperto in vicende di diritto societario e fallimentare, consulente di importanti aziende operanti nel territorio provinciale – avvenne la sera del 25 febbraio 1991, nel cortile interno dell’edificio condominiale dove i coniugi abitavano.

Il personale alla Squadra Mobile di Vicenza, intervenuto immediatamente sul posto, rinvenne i cadaveri riversi a terra in direzione opposta, immersi entrambi in una pozza di sangue ed attinti da più colpi d’ arma da fuoco su varie parti del corpo.

Le prime attività d’ indagine avviate immediatamente dalla Polizia di Stato consentirono di ritrovare in contrà Santa Lucia, poco distante dal luogo dell’omicidio, diversi frammenti di guanti in materiale plastico di colore verde del tipo usato in chirurgia e, all’ interno del cortile di un edificio condominiale, una pistola semiautomatica con ancora il silenziatore inserito. All’ uscita di contrà Santa Lucia, in corrispondenza di piazza XX Settembre, veniva rinvenuto per terra un guanto in pelle.

Quattro giorni dopo, lungo l’argine del fiume Bacchiglione, in corrispondenza dello stadio cittadino e non lontano dalla piazza XX settembre, veniva ritrovata una seconda pistola di fattezze assai simili a quella acquisita nei giorni precedenti in contrà Santa Lucia.

Entrambe le armi erano pistole-giocattolo “Nuova Molgora”, modificate attraverso la sostituzione della canna originale in lega con altra di fattura artigianale in acciaio in grado di esplodere proiettili cal. 7,65. Per effetto delle modifiche apportate erano da considerarsi vere e proprie armi da sparo.

L’ audizione dei vicini di casa delle vittime e di altre persone informate consentiva di accertare che fin dalle prime ore della mattina i complici avevano eseguito tutta una serie di attività (sopralluoghi, informazioni, etc.) prodromiche all’ omicidio.

Inoltre gli elementi raccolti nell’ immediatezza dei fatti consentivano di svolgere accertamenti tecnici sia di natura balistica, sia di natura medico-legale, sia di natura dattiloscopica.

In particolare la ricerca dei residui dello sparo - c.d. stub - consentiva di accertare la massiccia presenza di particelle di piombo, bario ed antimonio non solo sui cadaveri e sugli abiti indossati dalle vittime, ma anche sul guanto in pelle, a conferma dell’utilizzo di esso da parte di una delle due persone che la sera del 25 febbraio aveva esploso i colpi d’ arma da fuoco.

Le due armi, compresi i silenziatori, venivano sottoposte alla procedura per esaltarne le impronte digitali. Le impronte vennero prelevate ed inviate al laboratorio del Servizio Polizia Scientifica di Roma dimostrandosi, per le tecniche dell’epoca, non utili al confronto.

In assenza comunque di elementi che consentissero di giungere alla certa identificazione degli autori del duplice omicidio, la Procura della Repubblica di Vicenza richiedeva la richiesta di archiviazione, che veniva accolta dal G.I.P.

Quindici anni dopo, nel 2012, il Gabinetto Interregionale di Polizia Scientifica di Padova, alla luce del progredire delle tecniche di investigazione e soprattutto del consolidamento del valore scientifico dimostrativo degli esami genetici, segnalava alla Procura della Repubblica di Vicenza, per il tramite della locale Questura, l’esigenza di procedere all’ esecuzione di esami genetici del D.N.A. sui reperti acquisiti in seguito al duplice omicidio.

L’ indagine consentiva di evidenziare sui reperti prelevati dal guanto in pelle rinvenuto in prossimità di contrà Porta Santa Lucia profili genetici riconducibili ad un soggetto maschile, allora non identificabile.

Gli ulteriori sviluppi sono recenti.

Nel febbraio 2023 il Servizio di Polizia Scientifica segnalava l’avvenuto accertamento di concordanza positiva “al primo livello” tra i profili del D.N.A. rilevati sul guanto in pelle con altro profilo, acquisito dai campioni biologici estratti da reperti sottoposti a sequestro dai Carabinieri della Compagnia di Scalea su una scena del crimine.

In particolare da uno dei reperti sottoposti all’ esame del R.I.S. dei Carabinieri di Messina - costituito da un bulbo pilifero - era stato possibile estrarre un profilo genetico che denotava totale sovrapponibilità allelica con altro campione ottenuto dal tampone orale raccolto nei confronti di persona identificata nel contesto di un separato procedimento penale avviato dalla Procura della Repubblica di Castrovillari.

L’ acquisizione degli atti da parte della Procura di Vicenza - richiesti alla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Catanzaro - consentiva di accertare che quest’ ultimo campione era stato estratto a P. U.

La coincidenza dei profili, accertata dalla Polizia Scientifica, veniva affermata sulla base della migliore scienza ed esperienza genetica. Pertanto due soggetti originariamente ignoti - il cui profilo genetico era stato acquisito, a distanza di più di trent’ anni, in diversi luoghi del territorio nazionale ed estratto da parte di sezioni specializzate in genetica forense di distinte forze di polizia - in realtà dovevano considerarsi un solo soggetto, ormai certo ed identificato.

L’ importante risultato investigativo portava a sviluppare ulteriormente gli altri elementi raccolti all’ epoca dei fatti dalla Polizia di Stato che, sia per le tecniche investigative del tempo, sia per l’assenza di un soggetto con cui effettuare le comparazioni, erano rimasti dei semplici dati non suscettibili, allo stato, di ulteriore approfondimento.  

La Polizia Scientifica provvedeva pertanto a riesaminare le tracce papillari all’ epoca ritrovate ed esaltate sul silenziatore di una delle due pistole, l’arma peraltro che aveva esploso i colpi che attinsero l’avvocato Fioretto. Le impronte papillari in questione dimostravano di possedere ben venti minuzie in comune con le impronte digitali prelevate all’indagato in occasione del fermo di polizia effettuato in seguito ad una rapina consumata in Genova nell’ ottobre 1991.

Ed ancora, l’acquisizione dei cartellini fotosegnaletici di P. U., a distanza di oltre trenta anni - consentiva di evidenziare quei tratti somatici, chiari ed oggettivamente percepibili, che erano rimasti impressi - e riferiti nell’ immediatezza alla polizia giudiziaria -  da parte delle persone che, all’ epoca, avevano avuto modo di guardare in viso i due uomini che per lungo tempo avevano stazionato nella giornata del 25 febbraio 1991 nei pressi della abitazione delle vittime.

Le ulteriori indagini condotte dalla Squadra Mobile della Questa di Vicenza e dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, in particolare dall’U.D.I. (Unità Delitti Insoluti) consentivano di acquisire altri elementi determinanti per corroborare il quadro accusatorio, evidenziando anzitutto la stabile presenza del P. U. nei primi anni novanta nel nord Italia - in Liguria e Lombardia - ed i rapporti intrattenuti anche con esponenti del sodalizio mafioso che faceva riferimento a Francesco “Franco” MUTO, dominante nel centro di Cetraro e nelle aree limitrofe della Calabria tirrenica.

L’indagato che per lungo tempo è risultato avere la residenza anagrafica in   provincia di Genova, nell’ anno 1991, lo stesso del duplice omicidio in Vicenza, era stato controllato in Milano unitamente a due esponenti del clan MUTO, uno dei quali ad esso legato da vincolo di parentela. Nell’ occasione veniva denunciato unitamente ad altra persona per il porto ingiustificato di strumenti atti ad offendere (spray narcotizzante) e di proiettili dello stesso calibro -7,65 - di quelli rinvenuti a Vicenza il 25 febbraio.

P.U. veniva sottoposto a fermo di polizia giudiziaria per i delitti di sequestro di persona e rapina a mano armata consumati nell’ ottobre 1991 in Genova ai danni di un gioielliere. Pochi giorni prima della rapina veniva controllato in Gorgonzola da una pattuglia delle F.F.O.O. in compagnia di due uomini originari di Cetraro, entrambi con precedenti penali, uno dei quali in concorso con l’indagato.

Il collegamento del P. U. nell’area milanese è coerente peraltro con la provenienza territoriale dell’autovettura vista ripetutamente transitare nelle vicinanze dell’abitazione dei coniugi FIORETTO-BEGNOZZI il giorno dell’omicidio, autovettura che veniva individuata dalla Squadra Mobile.

L’ ordinanza cautelare è stata notificata questa mattina a P.U. nella Casa Circondariale di Cosenza, dove si trova ristretto. Nella giornata di domani il G.I.P. del Tribunale di Vicenza procederà all’ interrogatorio di garanzia.

 

In osservanza delle disposizioni del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 188 si rappresenta che il procedimento penale è in fase di indagine preliminare e che, per il principio della presunzione di innocenza, la colpevolezza delle persone sottoposte ad indagine in relazione alla vicenda di seguito riferita sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.


11/06/2024

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