In Questura gli agenti hanno detto di averlo fatto per "gioco e sfida" tra loro
Nell'ambito delle attività preventive anti-terrorismo che la Polizia di Stato ha intensificato in questo ultimo periodo, la Digos di Verona, con il concorso dei reparti della Polizia Postale, ha perquisito le abitazioni di tre giovani scaligeri di 25 anni, privi di precedenti penali e non associati a sodalizi politico-religiosi, perché, a margine di un'indagine relativa ad illecite operazioni di hacking condotta a suo tempo dalla Polizia Postale e delle Telecomunicazioni, erano stati rinvenuti dei video auto-prodotti che documentavano esplosioni avvenute in luoghi di campagna ed in orari notturni.
Le attività investigative, coordinate dalla locale Procura della Repubblica hanno accertato che detti video erano stati registrati nei primi mesi del 2013 e che i luoghi rappresentati erano individuabili in zone dell'interland veronese, così come della provincia scaligera ne erano gli autori.
Le perquisizioni delegate dall'Autorità Giudiziaria, eseguite anche con l'ausilio delle unità cinofile anti-esplosivo e con l'intervento degli artificieri anti-sabotaggio, non hanno consentito di rintracciare alcuna sostanza esplodente, ma è stato comunque ritrovato e quindi sequestrato materiale utile al confezionamento di manufatti deflagranti, come un beccuccio miscelatore per cartucce di ancorante chimico, una bottiglia in vetro con tappo (ottenuto da ancorante chimico) in cui era stata inserita una cannuccia di plastica, un tubo idraulico in metallo vuoto con caratteristiche somiglianti a quella che comunemente è detta "pipe bomb", nonché varie "candele magiche".
Una volta condotti in Questura i tre giovani, al cospetto delle contestazioni opposte dalla Digos, hanno tutti spontaneamente confessato di essere i responsabili sia delle esplosioni, sia dei video che poi avevano condiviso anche con terze persone tramite social network. Hanno ammesso di aver costruito gli ordigni nelle proprie abitazioni, utilizzando bottiglie di vetro riempite con polvere da sparo recuperata da raudi e/o da altri artifizi pirotecnici in libera vendita, servendosi di una "candela magica" come miccia/innesco. Circa le ragioni di tali condotte, hanno asserito tuttavia di averlo fatto per mero diletto personale, in una sorta di sfida reciproca tra chi sarebbe riuscito a confezionare il più potente petardo artigianale in grado di produrre un botto di forte intensità.
Considerati i profili degli indagati e considerato che tali dettagliate dichiarazioni sono state immediatamente riscontrate dal personale operante che ha individuato con precisione i luoghi dove erano stati fatti esplodere i suddetti esplosivi, ubicati in una zona industriale nella periferia di Verona e in un altro sito nelle vicinanze di Palazzolo di Sona (VR), comunque in ambienti lontani dalle abitazioni civili, i tre giovani sono stati rilasciati. Dovranno comunque rispondere del reato di fabbricazione illegale di materie esplodenti