I fatti si riferiscono ai disordini avvenuti durante la partita Hellas Verona -Milan
La Digos di Verona, stamane, con una vasta operazione di polizia giudiziaria che ha interessato le città di Verona e provincia, Milano, Trento, Prato, Novara e le province di Bolzano, Modena, Bari, Savona, Bergamo, Como e Roma, ha effettuato 24 perquisizioni presso i domicili di altrettanti tifosi protagonisti degli incidenti avvenuti in occasione della partita Hellas Verona - Milan, disputatasi nella serata dello scorso 24 agosto al "Bentegodi", come primo anticipo assoluto dell'attuale campionato di seria "A".
Sulla base delle immagini registrate dal sistema di video-sorveglianza dell'impianto sportivo e dalla polizia Scientifica, la Digos scaligera, in stretta collaborazione con quella di Milano, ha riconosciuto tra i responsabili degli scontri 24 soggetti (di cui 15 fra gli ultras dell'Hellas-Verona e 9 tra quelli milanisti) i quali stamattina sono stati perquisiti nelle rispettive abitazioni con l'aiuto dei collaterali uffici delle Questure competenti per territorio, in esecuzione di un apposito decreto emesso dal Sost. Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Verona dott.ssa Valeria Ardito.
I 24 perquisiti si aggiungono ad altri 6 ultras (quattro milanisti, due veronesi) che, nell'immediatezza della gara, furono arrestati (nella c.d. "flagranza differita") o denunciati in stato di libertà per aver commesso analoghi reati.
Come già accaduto per gli altri ultras individuati nell'immediatezza dei fatti, nei confronti dei responsabili dei disordini il Questore di Verona Danilo Gagliardi ha emesso il provvedimento di divieto di accesso allo stadio per i prossimi anni.
Hanno un'età compresa tra i 17 ed i 50 anni i tifosi e gli
ultras perquisiti oggi dalla Digos in varie località del centro-nord Italia.
15 sono ultras dell'Hellas, dei quali undici vivono in Verona e provincia, uno a Trento, uno a Laives (BZ), uno a Carpi (MO) ed uno a Prato, per
altro meglio conosciuto come frequentatore della curva "Fiesole" a Firenze in virtù di un consolidato gemellaggio che lega le compagini
ultrà veronesi a quelle fiorentine.
Ben nove di costoro erano finora incensurati, caratteristica giudiziaria che ha reso ancora più complesse le attività investigative avviate dalla Digos scaligera per addivenire alla loro esatta identificazione. Gli altri sei, invece, hanno precedenti specifici per i cc.dd. "reati da stadio", qualcuno era già stato denunciato per discriminazione razziale, qualcun altro per reati in materia di stupefacenti.
Tre di loro, infine, sono altresì conosciuti perché militanti nelle locali formazioni della destra radicale. A casa di uno dei veronesi perquisiti sono stati rinvenuti un tirapugni in metallo ed una mazza in legno su cui era dipinta l'effige di Benito Mussolini.
Tra i 9 ultras milanisti si evidenzia che solo un paio di loro abitano nella città meneghina (ma uno proviene da Andria, dove risiede anagraficamente con moglie e prole), mentre gli altri abitano a Novara, Monza, in provincia di Savona, Bergamo, Como e Roma.
Solo tre milanisti erano privi di pregiudizi penali, mentre gli altri erano già stati oggetto di specifici provvedimenti comminati per reati commessi in occasione di competizioni calcistiche. Tra costoro, altresì, due risultano pregiudicati a vario titolo per reati comuni contro la persona e contro il patrimonio (rapina e contrabbando).
I fatti oggetto di indagine
A parte alcuni episodi di intolleranza sportiva, peraltro di non eccessiva gravità, che si erano verificati prima della partita nei pressi dello stadio (come tre ultras milanisti scoperti in possesso di artifizi pirotecnici o i due veronesi che avevano strappato la sciarpa rossonera ad un tifoso milanista che si stava portando presso le tribune), i fatti di violenza più pericolosi erano accaduti al fischio finale dell'arbitro di gara, quando un gruppo di tifosi locali, posizionati in tribuna est all'interno dello stadio, si era travisato, aveva superato agevolmente il cordone degli steward collocato a tutela di una zona di rispetto e si era lanciato verso la recinzione che separa la suddetta tribuna dall'adiacente curva nord destinata agli ospiti, inveendo contro di loro.
A tale vista avevano risposto gli ultras milanisti, alcuni dei quali ugualmente mascherati, i quali con un'analoga azione di forza avevano superato altro cordone di steward posto nel settore ospiti e avevano tentato di sfondare la recinzione di cui sopra, che fortunatamente aveva retto all'urto; i due gruppi di facinorosi erano perciò venuti a contatto seppur separati dall'inferriata, scambiandosi colpi di cinghia e lanciandosi reciprocamente diversi seggiolini sradicati dalla loro sede.
Veniva altresì lanciata una bomba carta che feriva tre supporter milanisti ed uno spettatore veronese era stato costretto a ricorrere a cure ospedaliere per le lesioni causategli dal lancio di un seggiolino (riscontratagli una frattura al viso con 30 giorni di prognosi). Soltanto l'inevitabile azione dei contingenti di polizia, intervenuta da entrambe le parti all'interno dello stadio, era riuscito a sedare i disordini e a riportare la calma.
Gli investigatori della Digos si erano immediatamente attivati per assicurare alla giustizia i responsabili di tali violenze. Un tifoso milanista era già stato arrestato 24 ore dopo prelevandolo nella sua residenza milanese, mentre per gli altri è stata necessaria una certosina attività d'indagine che ha portato oggi all'esecuzione dei 24 provvedimenti di perquisizione locale e personale a carico di altrettanti soggetti i quali, a vario titolo, avevano partecipato agli scontri, come dimostrato dalle immagini registrate dal sistema di video-sorveglianza.