Durava da tre anni la tormentata relazione
Quando si parla di stalking il copione della vicenda accomuna moltissime storie ma, solo quando si trova il coraggio di denunciare si può sperare di mettere la parola "fine" ad una relazione insostenibile e spesso tormentata, che di sentimentale ha davvero poco o niente.
Ed è quanto è accaduto anche ad una giovane donna albanese, regolare in Italia, di 27 anni che, quando ha scoperto che il proprio partner in realtà era già coniugato e peraltro con figli, dapprima è stata illusa sulla circostanza che questi avrebbe lasciato la moglie e, poi, quando ha deciso di troncare la relazione ritenendo inaccettabile un rapporto bigamo del proprio compagno, beh da quel momento è iniziato lo stalking.
Tre anni, tanto è durato il comportamento persecutorio subito, caratterizzato da un crescendo di vessazioni ed umiliazioni fino a concrete violenze fisiche e ancor di più psicologiche, tali da ingenerare nella malcapitata vittima uno stato di ansia e timore in virtù del quale è stata costretta a cambiare le proprie abitudini di vita e di non andare più nei luoghi abitualmente frequentati.
Lo stalker è un 41enne originario della provincia di Bari ma residente a Verona, di professione è carpentiere; egli, non accettando la fine della relazione, in diverse occasioni, anche al cospetto di altre persone, urlava alla donna albanese parole ingiuriose, impaurendola nel dirle che le avrebbe bruciato il passaporto di modo che lei non potesse più fare rientro in patria.
Inoltre, nel tentativo di dissuaderla da ogni azione legale che la tutelasse di fronte alle violenze subite, le diceva che se si fosse recata dalla Polizia nessuno le avrebbe mai creduto poiché lei era una straniera - prostituta, mentre lui essendo italiano avrebbe avuto una maggiore credibilità ed affidabilità.
In molte altre occasioni, poi, lo stalker, si presentava sul posto di lavoro della ragazza oppure telefonava ai suoi datori di lavoro per screditarla, dicendo che era una ladra e che doveva essere licenziata poiché non valeva niente.
Oltre la beffa anche il danno per la donna che, nel recente mese di maggio, è stata avvicinata e strattonata dall'ex il quale s'impossessava del suo telefonino col desiderio di leggerne i messaggi ed i contatti telefonici, ma in realtà, continuava ad usarlo, inserendo nell'apparecchio telefonico un'altra scheda telefonandole anche 50 volte al giorno e continuando a mandarle messaggi (sulla stessa sim che la donna aveva nel frattempo riattivata presso la compagnia telefonica) a sfondo sessuale e minacce di ogni sorta ( "e' inutile che scappi, tanto mi avrai sempre addosso"; "sarò l'incubo della tua vita, prima o poi pagherai tutto"; "sono qui sotto casa che ti aspetto"; in un'altra occasione lo stalker aveva telefonato alla madre della ragazza dicendole che la figlia era condannata a morte ed era finita morta").
Quest'ultimo episodio e' emerso con l'acquisizione dei tabulati telefonici, effettuata dai poliziotti della squadra mobile; attraverso di essi e' stato possibile accertare e contestare all'uomo l'utilizzo del telefono rubato alla sua ex.
Questo episodio, tra i tanti accertati in precedenza dalla Polizia, è risultato quello fatale alla libertà dello stalker, infatti esso ha inciso in maniera determinante per l'applicazione nei suoi confronti della custodia cautelare degli arresti domiciliari.
Ciò in quanto, prima dell'accaduto l'uomo era stato convocato in Questura e in quegli Uffici di Polizia informato della denuncia a piede libero nei suoi confronti per i pregressi atti persecutori nei confronti della ex che ne aveva reso denuncia; il tutto sperando anche in un ravvedimento da parte dello stesso.
Invero, mantenendo se non peggiorando la propria condotta persecutoria sia con il furto del telefonino che le molestie e minacce telefoniche, la Polizia ne ha immediatamente informato il Pubblico Ministero della locale Procura il quale, a sua volta, ha richiesto ed ottenuto dal GIP la misura della custodia cautelare degli arresti domiciliari dell'uomo.
L'episodio evidenzia, altresì, la particolare attenzione e rapidità d'intervento da parte sia degli organi di Polizia che della Magistratura i quali lavorano all'unisono a tutela delle vittime di stalking, per cui anche in presenza di un peggioramento delle condotte dello stalker la giusta reazione è informare in tempo reale la Polizia che saprà tutelare le malcapitate vittime.