Circa 40 mila euro al mese il volume d'affari gestito dallo sfruttatore, anch'egli sordomuto
Si trova in carcere il cittadino slovacco Jahn Andrej, 39enne, sordomuto, dopo essere stato arrestato dai poliziotti della Squadra Mobile di Verona, per effetto di un ordine di custodia cautelare in carcere, emesso dal GIP del Tribunale di Verona, all'esito di una lunga e complessa indagine condotta dagli stessi poliziotti che ha permesso di scoprire e stroncare un giro di sfruttamento della prostituzione gestito dal predetto Andrej e di cui sono risultate vittime 7 giovani donne, anch'esse sordomute, di età compresa tra i 17 ed i 40 anni di età.
Un'indagine della Polizia che ha preso le mosse all'inizio di quest'anno, quando una sordomuta slovacca, peripatetica si è presentata in Questura per denunciare la scomparsa di una sua amica, anch'essa sordomuta.
Gli accertamenti subito intrapresi, nonostante la reticenza nell'ambito della prostituzione, hanno fatto emergere come, lungo la statale 11 bresciana, esercitavano il meretricio alcune ragazze sordomute tutte provenienti dalla Repubblica slovacca, sotto la guida del menzionato Andrej il quale intascava dalle stesse notevoli quantità di denaro.
Parimenti, si scopriva che quest'ultimo, già gestore di alcuni esercizi pubblici e di un salone erotico in Bratislava, avvalendosi di complici in ambito europeo, reclutava in Italia ragazze sordomute con il miraggio di un lavoro regolare e decoroso.
Le intercettazioni telefoniche resesi necessarie, considerata la fitta rete di comunicazioni attraverso SMS tra l'Andrej e le ragazze sfruttate, mettevano in luce una triste storia di sfruttamento con la chiara responsabilità dell'Andrej, il quale, mentre da una parte provvedeva ai bisogni delle donne, procurando loro cibo, preservativi, vestiti ed alloggi, dall'altra le costringeva a prostituirsi a pieno ritmo, lamentandosi dello scarso incasso e quindi imponendo loro orari estenuanti, anche di dodici ore continue di lavoro.
Spesso l'Andrej si posizionava in strada, luogo di meretricio, per controllare il quieto e regolare andamento dell'attività di prostituzione, come per imporre la sua presenza in maniera tale che le stese ragazze incrementassero i loro "servizi".
Poi, settimanalmente, lo stesso si faceva consegnare i proventi dell'attività recandosi personalmente presso la dimora del gruppo di donne, un campeggio nella zona veronese del Lago di Garda. Le somme "guadagnate" venivano annotate giorno per giorno dalle ragazze sfruttate su dei biglietti dove venivano annotati gli orari di "lavoro" e le prestazioni effettuate da ciascuna, una sorta di "fattura" del lavoro svolto.
Poco o nulla rimaneva in tasca alle malcapitate che dovevano accontentarsi di pochi euro per le ricariche telefoniche e per alcuni generi di prima necessità.
Un linguaggio in codice era stato inventato ed utilizzato dall'Andrej nelle comunicazioni sms, allo scopo di per celare gli introiti di ciascuna ragazza. (es. lotto nr. 000/560350370 , inteso 560 euro, 350 euro e 370 euro).
La richiesta "come e' il tempo?" sottintendeva l'entita' dell'incasso giornaliero (buono, medio, brutto).
Al termine del periodo di monitoraggio delle utenze in questione, è emerso un giro sporco di affari di circa 40.000 euro mensili, quando le ragazze erano solo 3; mentre in quest'ultimo periodo le ragazze "sfruttate" erano 7.
In occasione dell'arresto dell'Andrej, avvenuto presso il domicilio delle ragazze, gli investigatori hanno rinvenuto e sequestrato circa 10.500 euro.