Duro colpo della Squadra Mobile di Verona nella lotta allo spaccio di stupefacenti
La Squadra Mobile di Verona ha portato a termine nelle prime ore di questa mattina una vasta operazione, con l'esecuzione di 13 ordinanze di custodia cautelare e 17 perquisizioni nei confronti dei componenti di un vasto sodalizio criminale dedito alla detenzione e allo spaccio, soprattutto tra le fasce più giovani, di sostanze stupefacenti, prevalentemente di cocaina, nella zona del basso Lago di Garda.
Per la fase conclusiva dell'operazione di polizia, durata più di un anno, sono stati impiegati oltre 100 uomini, giunti anche da altre Squadra Mobili, grazie al coordinamento del Servizio Centrale Operativo di Roma e con il notevole apporto della Squadra Mobile di Brescia, Mantova e del Commissariato di Desenzano del Garda.
In base alle richieste formulate dal Pubblico Ministero titolare dell'indagine Dott.ssa Beatrice Zanotti, il GIP Dott. Paolo Scotto di Luzio ha emesso 13 ordinanze di custodia cautelari ed in particolare:
nr. 8 ordinanze di custodia cautelare in carcere;
nr. 1 ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari;
nr. 4 ordinanze di custodia che dispongono l'obbligo di presentazione alla P.G. a carico di 4 cittadini italiani.
TUTTI RESPONSABILI, a vario titolo, di DETENZIONE AI FINI DI SPACCIO DI SOSTANZA STUPEFACENTE DEL TIPO COCAINA.
A seguito di diversi tragici episodi avvenuti in tutto il territorio nazionale e relativi alla assunzione di sostanze stupefacenti, spesso assieme ad alcol e alla sempre più evidente crescita del consumo, soprattutto da parte dei giovani, di sostanze di ogni tipo, la Squadra Mobile di Verona aveva intensificato i servizi di osservazione e controllo di numerosi esercizi pubblici ubicati nella provincia veronese finalizzati, appunto, alla prevenzione e alla repressione del fenomeno.
In particolare l'attenzione era stata posta, soprattutto durante la stagione meno fredda, ai locali notturni ubicati nella parte bassa del lago di Garda, locali frequentati da molti giovani provenienti anche da altre province.
Si rilevava, così, come riferito anche informalmente da molti frequentatori di diversi locali, nonché da conoscenti degli stessi protagonisti del traffico, che a procurare lo stupefacente che veniva poi ceduto da altre persone a giovani assuntori, era un giovane disoccupato conosciuto nell'ambiente con il soprannome di "MIMMO IL CALABRESE".
La finalità di "Mimmo il calabrese", che successivamente risultava essere solo l'ultimo anello di una ben più ampia catena dedita allo spaccio era quella di trasformare i luoghi di ritrovo e di ballo in luoghi di sballo e per tale motivo garantire agli stessi locali una maggiore affluenza di clienti.
Durante tutti i mesi d'indagine, per ottenere i fondamentali riscontri, sono stati fermati, in diverse zone e nei più svariati contesti, più di 50 semplici assuntori, quasi mai di età superiore ai 30 anni.
Ottenuti i primi elementi, l'indagine si è poi sviluppata grazie a numerose intercettazioni telefoniche ed ambientali.
Con il susseguirsi dei servizi di osservazione, di appostamento e di ascolto dei vari protagonisti, si risaliva gradualmente ai fornitori di cocaina del giovane calabrese, identificati in alcuni albanesi e maghrebini residenti a Brescia e Mantova, che a loro volta si rifornivano della sostanza a Milano.