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“Una stanza tutta per sé”: inaugurato in Questura uno spazio dedicato all’ascolto protetto delle donne vittime di violenza

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“Una stanza tutta per sé”: inaugurato in Questura uno spazio dedicato all’ascolto protetto delle donne vittime di violenza

Ha avuto luogo ieri pomeriggio, 27 novembre, l’inaugurazione della “stanza tutta per sé”: un progetto realizzato grazie alla collaborazione tra la Polizia di Stato e le straordinarie socie del Soroptimist International, nato con l’intenzione di realizzare uno spazio all’interno del quale la polizia giudiziaria abbia la possibilità di dedicarsi all’ascolto protetto di persone fragili, in un contesto dove vittime di violenza e bambini possano respirare l’aria pulita del RISPETTO.

Infatti, un’azione efficace per sradicare la violenza contro le donne deve basarsi sul piano della prevenzione e sulla diffusione di una cultura del rispetto che investa sulle generazioni più giovani: “occorre rivedere la grammatica lessicale della relazione sul quotidiano tra gli uomini e le donne e per fare questo bisogna intervenire sui ragazzi per riformulare la terminologia e abbandonare stereotipi”, ha detto il Questore Massucci. È importante insegnare loro i valori dell’eguaglianza e del rispetto reciproco, affinché acquisiscano la consapevolezza del fatto che la differenza di ruolo è un valore e non una subordinazione”.

L’altro aspetto fondamentale va trovato nell’etimologia del verbo “proteggere”, dal latino: pro (=) davanti e tegere (= coprire). L’immagine che la parola richiama è archetipica: il coprire che difende, che ripara; ma la connotazione forse più impalpabile è quella del “difendere nascondendo”. Chi protegge, o ciò che protegge, tiene il protetto “indietro”, lontano da ciò di cui ha paura.

Da qui la scelta di destinare - in collaborazione con Soroptimist International Italia ed AGSM AIM - una stanza a quelle donne che hanno il coraggio di denunciare e che cercano nella nostra divisa un porto sicuro in cui rifugiarsi. Abbiamo il dovere di sostenere quelle donne che hanno la forza di farlo: nella maggior parte dei casi, sono donne rassegnate, che provano vergogna, hanno paura di ritorsioni per sé stesse e i propri figli, si credono colpevoli, temono di non essere credute. Il poliziotto a cui chiedono aiuto deve saper rispondere a questo dolore, per evitare che subiscano anche quello dell’indifferenza, della superficialità, del silenzio o semplicemente dell’attesa.Una stanza tutta per sè


28/11/2023
(modificato il 11/12/2023)

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