Oggi, nella Giornata Internazionale della nonviolenza, la Polizia di Stato, alla presenza del Vice Direttore Generale della Pubblica Sicurezza con Funzioni Vicarie, Prefetto Vittorio Rizzi, ha offerto alla comunità veronese l’esempio dei propri poliziotti che, nel servizio ai cittadini, hanno subito lesioni che oggi li costringono ad una “vita da seduti” e che con forza intendono sottolineare il valore del proprio sacrificio.
Si è svolta questa mattina, presso la sede del Compartimento Polizia Ferroviaria per Verona e il Trentino Alto Adige, la cerimonia di re-intitolazione della struttura a Filippo Foti ed Edoardo Martini, caduti a Trento il 30 settembre 1967 a seguito dello scoppio di una bomba che era stata poco prima recuperata a bordo di un treno. Nel loro ricordo, è stata scolpita una scultura – che nel corso della cerimonia ha ricevuto la benedizione del Cappellano Provinciale della Polizia di Stato Don Luigi Trapelli. L’opera, nel pensiero del maestro che l’ha ideata, rappresenta una mancanza: “il loro mancare, lo sappiamo ha ‘riempito altre vite’. Con il loro eroico gesto, gli ignari passeggeri di quel treno furono salvati e la loro vita continuò in pienezza; un fanciullo ha portato fino ai giorni nostri il loro dono e la tradurrà in un nuovo inizio”.
Nella stessa occasione, è stato inaugurato il “Giardino dell’Esempio”, dedicato alle donne e agli uomini della Polizia di Stato che, nel servizio alla collettività, hanno subito lesioni che oggi li costringono ad una “vita da seduti”. Il Prefetto Vittorio Rizzi, accompagnato da cinque poliziotti “Vittime del Dovere” rimasti gravemente feriti in servizio (Giuseppe Schimmenti, Antonio Clementino, Nicola Barbato, Mirko Schio, Adele Maria Gesso) e dall'Agente Scelto della Polizia di Stato Matteo Cesarotto, figlio di Maurizio - anch'egli costretto ad una "vita da seduto" a seguito di un conflitto a fuoco – ha raggiunto l’area in cui sono stati inaugurati il “Giardino dell’Esempio” e la scultura a loro dedicata, benedetta dal Cappellano Provinciale della Polizia di Stato Don Luigi Trapelli.
Giuseppe, Antonio, Nicola, Mirko e Adele e Matteo si sono poi posizionati sul “Percorso dell’Esempio” e hanno scoperto ciascuno un piccolo ulivo, simbolo del loro rinascere.