Nel pomeriggio di ieri, dopo l’inaugurazione al Compartimento di Polizia Ferroviaria per Verona ed il Trentino Alto-Adige del “Giardino dell’Esempio” – dedicato alle donne e agli uomini della Polizia di Stato che, nel servizio ai cittadini, hanno subito lesioni che oggi li costringono ad una “vita da seduti” – Adele Maria Gesso, Antonio Clementino e Mirko Schio hanno incontrato i giovani Allievi Agenti della Scuola di Peschiera del Garda.
Un incontro all’insegna delle emozioni, in cui Adele, Antonio e Mirko, esempio di sacrificio ed onore alla divisa che con il loro giuramento hanno scelto di indossare, hanno trasmesso ai giovani poliziotti i valori che ancora oggi, con forza, difendono.
Nel ripensare alla giornata di ieri, il Direttore della Scuola, Gianpaolo Trevisi, ha voluto ringraziarli con queste parole: “Da diversi giorni pensavo a quali parole trovare per presentare, prima della loro testimonianza ai miei ragazzi, le Nostre Vittime del dovere.
La vita però sa sempre tutto e le parole le ho trovate proprio ieri, ascoltando la guida che ci parlava dell’immane tragedia del Vajont, dei 1910 morti e delle responsabilità di tanti uomini, molti dei quali non hanno neanche pagato per le loro colpe.
Camminavamo sul coronamento della diga e a un certo punto ha iniziato a parlare di alcuni alberi, che il 9 ottobre del 1963 andarono giù a valle, insieme alla frana; non si spezzarono e non caddero, ma rimasero attaccati alle proprie radici nonostante tutto.
A 60 anni di distanza sono ancora lì, piegati, ma vivi e sono stati capaci non solo di continuare a crescere, ma anche di protendersi di nuovo verso l’alto, verso il cielo, in cerca del sole.
Parlando di questi alberi e della loro forza e della loro resilienza, ho lasciato la parola ad Adele Maria Gesso, Antonio Clementino e Mirko Schio, che con le loro parole hanno insegnato agli Allievi cosa significhi essere Poliziotti.
Alla fine, prima della cerimonia dell’ammaina bandiera, in Aula Magna, abbiamo fatto tutti insieme una cosa: davanti a questi fratelli feriti, che per motivi diversi vivono da tanti anni “seduti”, ci siamo alzati in piedi anche per loro, li abbiamo applauditi sino a sentire male alle mani e le nostre gambe sono diventate le loro…”.