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La Polizia in Piazza Bra con la campagna di prevenzione contro la violenza di genere

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Questo non è Amore - Verona
 

Se ti ricatta … non è amore. Se minaccia te o i tuoi figli … non è amore. Se ti isola, umilia, offende …non è amore. Se ti perseguita con mail e sms ossessivi ….non è amore. Se ti prende con violenza quando non vuoi … non è amore. Se ti chiede “l’ultimo appuntamento” …non è amore”. Se ti uccide …non è amore.

 

Nel giorno della Festa delle Donne, la Polizia di Stato sceglie di star loro vicina con la campagna “Questo non è amore”

A Verona, l’8 marzo, dalle 10 alle 18, in piazza Bra verrà allestito un gazebo informativo della campagna di prevenzione “Questo non è amore” .

L’obiettivo è quello di creare momenti d’incontro volti a rompere l’isolamento e il dolore delle vittime di violenza di genere, offrendo contemporaneamente il supporto di un’equipe di operatori di Polizia specializzati, composta di donne, della Sezione Reati contro la Persona, e di Funzionari della Squadra Mobile che forniranno informazioni sugli strumenti di tutela e di intervento in situazioni di violenza e stalking.

L’informazione e il contatto diretto con le potenziali vittime è, infatti, fondamentale per fare emergere il fenomeno poiché rende le donne maggiormente consapevoli degli strumenti a loro disposizione per combatterlo mostrando, al contempo, le strade percorribili per arginare la violenza di genere.

La presenza degli operatori è assicurata anche per l’immediata informazione all’Autorità Giudiziaria in caso di ricezione di denunce.

Presso il gazebo sarà distribuito materiale divulgativo multilingue della campagna istituzionale in quanto il fenomeno è trasversale e non risparmia le donne di altre culture e nazionalità.

Oltre alla tutela offerta dalla legge, che va dagli strumenti dell’ammonimento al divieto di avvicinamento fino ai domiciliari e al carcere per i casi più gravi, la battaglia più importante si gioca sul campo della prevenzione in cui la Polizia di Stato è impegnata, non solo nel contribuire attraverso l’informazione al superamento di una mentalità di sopraffazione, ma anche a fare da sentinella per intercettare prima possibile comportamenti violenti e intimidatori.

In questa prospettiva si muove, dall’inizio dell’anno, l’adozione del protocollo E.V.A. (Esame delle Violenze Agite) da parte di tutte le Questure d’Italia. La procedura consente agli equipaggi di Polizia, chiamati dalle sale operative ad intervenire su casi di violenza domestica, di sapere se ci siano stati altri episodi in passato nello stesso ambito familiare. Con l’ausilio di apposite checklist e anche in assenza di formali denunce spesso impedite dalla paura di ancor più gravi ritorsioni, è possibile, infatti, tracciare situazioni di disagio con l’obiettivo di tenerle costantemente sotto controllo e procedere all’arresto nei casi di violenza reiterate. 

La flessione negli ultimi due anni dei delitti tipici (dai femminicidi, alle violenze sessuali, dai maltrattamenti in famiglia agli atti persecutori) non ferma l’impegno di prevenzione della del fenomeno non solo perché il numero assoluto delle vittime continua ad essere inaccettabile, ma anche perché l’esperienza di polizia e delle associazioni da tanti anni impegnate su questi temi mostra l’esistenza di un “sommerso” che troppo spesso non si traduce in denuncia.


07/03/2017

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