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Efferato omicido. Arrestato in tre giorni.

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La squadra mobile vercellese, in collaborazione con i colleghi di Verona, ha arrestato un marocchino, assassino di Sebastiano Raeli, 46 anni, vercellese di origini siracusane. Secondo la segnalazione che i vicini avevano fatto alla Polizia, si trattava di una rapina in abitazione andata male. Giunti sul posto, in piena notte, però, gli agenti della Mobile hanno trovato uno scenario ben più raccapricciante. Il corpo nudo e senza vita del Raeli, era riverso in una pozza di sangue sul pianerottolo al primo piano di uno stabile in Via Giovi, dove l'uomo alloggiava temporaneamente. Subito gli agenti hanno "congelato" la scena del crimine, affinché non fossero contaminate le prove, ed ha ascoltato le persone dello stabile (in tutto 3 famiglie). L'attività della Polizia Scientifica di Torino ha subito provveduto ad analizzare l'appartamento. Il colpevole è Kendila Abderrahman, 41 anni, marocchino pregiudicato per ricettazione e truffa tratto in arresto nei 3 giorni seguenti al fatto a Verona, dove risiede. Ma ricostruiamo i fatti. Raeli era un ospite temporaneo in Via Giovi. A quanto si presume -se ne avrà la certezza con l'esame del Dna- Raeli ha fatto entrare a casa sua Abderrahman e potrebbero avere cenato in amicizia (gli agenti hanno infatti ritrovato posate, piatti e bicchieri per due persone). Non si sa quale possa essere stato il movente, ma qualcosa deve aver fatto alterare il marocchino. Verso mezzanotte e mezza la tragedia: con tre coltelli prelevati dal ceppo che si trovava in cucina, raggiunge Raeli (inspiegabilmente nudo) nel corridoio d'ingresso, poco lontano dalla cucina, e lo colpisce per 16 volte. L'ultimo colpo, come un rito martoriale, lo sferza nella giugulare. Nello scappare in direzione Verona, con la sua Ford Mondeo grigia, dimentica il suo giaccone blu, il che sarà un buon indizio per le Forze dell'Ordine. All'arrivo della Mobile, Raeli giaceva nel pianerottolo del primo piano. Quindi, nonostante lo strazio, ha avuto la forza di salire le scale e provare a chiedere aiuto. Le tracce di sangue ricoprivano il soggiorno, ma non la camera da letto e nemmeno la cucina. Grazie agli effetti personali e ai documenti rinvenuti nella giacca, di taglia troppo piccola per essere di Raeli, e al fatto che tutti gli indizi portavano a Verona è emerso che Abderrahman aveva un obbligo di firma (per precedente procedimento penale a suo carico) non assolto. Inoltre, utilizzava un cellulare con sim che apparteneva ad un amico marocchino detenuto a Verona. In seguito a tali svolte è stato dunque emesso il Decreto di fermo indiziato di delitto. Questo ha agevolato le ricerche. Pedinando il fratello dell'omicida, l'uomo ha condotto gli agenti in un cortile, dove avrebbe poi incontrato Abderrahman per dargli dei passaporti riconducibili a persone esistenti e somiglianti a lui. La Mobile lo ha ammanettato prima che quest'ultimo si desse alla fuga. Poco distante dal box, la Ford Mondeo, dove l'uomo deve avere trascorso anche alcune notti, spostandosi spesso, con il pericolo di essere braccato. Attualmente il marocchino si trova nel carcere di Verona.
11/12/2010

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