Perennemente connessi alla rete e, attraverso il web, tra loro. Sono gli adolescenti di oggi, fruitori instancabili di social networks, “contenitori” nei quali finisce una parte considerevole della loro vita: foto, video, confidenze, anche le più intime.
Sarebbe logico pensare che ad una simile familiarità con la galassia di “app” che ruota attorno ad internet, corrisponda un’adeguata conoscenza dei rischi in agguato nel cyberspazio, ma così non è. Il 60% [1] degli internauti più giovani ritiene di potere limitare l’accesso ai contenuti personali che condivide sui social in maniera definitiva. Ignorano che, una volta risucchiati dalla Rete, quei contenuti sono pressoché impossibili da circoscrivere, che governare le dinamiche che portano alla loro “viralizzazione” è pura utopia. In un mondo (virtuale) dove sei adolescenti su dieci condividono immagini di altri, nulla di ciò che viene condiviso rimane davvero nella disponibilità del suo autore. Ne consegue che quei contenuti possono avere un pubblico potenzialmente globale ed eterno: ci sarebbe da riflettere prima di “postare” qualcosa capace di ledere l’altrui dignità, o di offendere il senso del pudore.
Non solo. A spaventare è anche l’atteggiamento di deresponsabilizzazione che si respira tra i ragazzi che interagiscono on-line, quasi che lo spazio virtuale offerto dalla Grande Rete sia inteso come qualcosa separato ed avulso dalla realtà quotidiana.
Consapevole di queste criticità la Polizia Postale e delle Comunicazioni, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, ha predisposto una nuova edizione, la quinta, della campagna educativa itinerante “Una vita da social”. 47 tappe, dislocate sul territorio nazionale per raggiungere, in ogni parte d’Italia, studenti, insegnanti e genitori e finalizzata a diffondere una maggiore consapevolezza dei rischi e pericoli della Rete.
Un’iniziativa imponente che ha potuto contare del supporto di partner del calibro di Baci Perugina, Facebook, FireEye, Google, Kaspersky Lab, Lenovo, Microsoft, Poste Italiane, Norton by Symantec, Skuola.net, Vodafone, Youtube.
Il “truck” dell’iniziativa, allestito con un’aula didattica multimediale, per gli incontri con i discenti, ha fatto tappa anche nella nostra provincia, a Domodossola.
Preceduto da un’intensa attività preparatoria, coordinata dalla Questura, che ha visto il coinvolgimento di numerosi istituti scolastici del comprensorio e portato alla partecipazione di ben ventidue classi appartenenti a scuole secondarie di primo e secondo grado, per un totale di 460 studenti, l’incontro, che si è tenuto quest’oggi in quella piazza Matteotti, ha rappresentato un autentico evento, capace di raccogliere il plauso dell’intera cittadinanza.
Ospite di riguardo la senatrice Elena Ferrara, già prima firmataria della legge 71/2017 contro il cyberbullismo, che non ha voluto far mancare il proprio sostegno all’iniziativa. La parlamentare, che prima di assumere l’incarico rappresentativo, è stata un’insegnate della scuola media, ha maturato una naturale sensibilità alla tematica, in virtù di un episodio di bullismo cibernetico che ha coinvolto una sua studentessa, conclusosi, purtroppo, tragicamente.
Attestati di simpatia sono pervenuti dalle Autorità Provinciali intervenute: dal Sindaco di Domodossola ai rappresentanti dei Comuni di Verbania, Omegna e della Provincia. Presenti anche i rappresentanti dell’Ufficio Scolastico Provinciale e i vertici delle Forze dell’Ordine tra cui il vice Questore Vicario Dott.ssa Di Felice.
Ma quel che più conta, al di là della visibilità che l’evento odierno è riuscito a guadagnarsi, è che esso non rappresenta un episodio isolato. L’iniziativa in parola va, infatti, ad inserirsi in un complesso di progetti educativi avviati, e tutt’ora operativi, in questa provincia, che hanno per destinatari proprio gli studenti.
Insieme, la Polizia di Stato e la Scuola, per raggiugere il risultato più ambito: educare le nuove generazioni ad un uso consapevole e rispettoso del mezzo informatico affinché la tecnologia possa essere, per i nostri figli, una risorsa e non uno strumento foriero di insidie, violenza e paura.
Verbania, 30 gennaio 2018
[1] Tutti i dati citati sono il frutto di una recente ricerca promossa dall’Università Sapienza di Roma e dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni, effettuata su un campione di 2.000 tra adolescenti e preadolescenti,