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È attivo da oggi il numero verde 800 300 558 del ministero dell'Interno dedicato alla prevenzione e al contrasto delle pratiche di mutilazione genitale femminile (MGF).
Il servizio, gestito dalla Direzione centrale anticrimine del dipartimento della Pubblica Sicurezza del ministero dell'Interno, accoglie segnalazioni provenienti dal territorio italiano e fornisce informazioni sulle strutture sanitarie e sulle organizzazioni di volontariato, vicine alle comunità degli immigrati provenienti dai Paesi dove si effettuano queste pratiche.
Sarà possibile chiamare dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 14.00 e dalle 15.00 alla 20.00. Le telefonate saranno ricevute da personale specializzato del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato che, oltre all'assistenza, avrà il compito di comunicare eventuali notizie di reato alle Squadre mobili del territorio competente.
La pratica viola i diritti fondamentali dell'integrità della persona e della salute di donne e bambine. È per questo motivo che stata è stata approvata la legge n.14 del 18 gennaio del 2006, nata a seguito della dichiarazione di Pechino, che vieta le pratiche di mutilazione genitale femminile.
Le origini e i dati
Le mutilazioni genitali femminili sono condizionate dall'origine culturale di alcuni popoli. Solitamente sono praticate su ragazze giovani, per lo più in età adolescenziale. Secondo i dati più aggiornati, forniti dall'Organizzazione mondiale della sanità, sono tra 100 e 140 milioni le bambine, le ragazze e le donne nel mondo che hanno subito una forma di mutilazione genitale femminile e l'Africa è il continente in cui il fenomeno è più diffuso.
Nel mondo occidentale, secondo uno studio del ministero per le Pari Opportunità, il fenomeno è presente, seppure in modo sommerso. Si calcola, ad esempio, che in Italia su 110 mila donne africane, provenienti dai paesi con questa "tradizione", circa 35 mila hanno subito la mutilazione dei genitali, prima di giungere nel nostro Paese o durante la permanenza.