La crescente diffusione di episodi di violenza e femminicidi, oltre alla forte reazione provocata nell’opinione pubblica dall’efferato omicidio della studentessa Giulia Cecchettin, uccisa dall’ex fidanzato suo coetaneo, hanno imposto una necessaria riflessione sul fenomeno della violenza di genere, ed un rafforzamento non solo dell’attività di contrasto e prevenzione del fenomeno, ma anche di sensibilizzazione dei cittadini.
Alla vigilia della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, è stata pubblicata la Legge del 24 novembre 2023, n. 168 contenente le nuove disposizioni per il contrasto alla violenza di genere e domestica.
Tale provvedimento ha consentito di potenziare gli strumenti preventivi oltre che repressivi sul fenomeno.
In tema preventivo, in primo luogo, la legge ha infatti ampliato il potere di intervento del Questore attraverso lo strumento dell’Ammonimento, ora esteso anche alle condotte di minaccia, violazione di domicilio, danneggiamento, atti persecutori, coprendo così quelle condotte che normalmente accompagnano il comportamento ossessivo di chi perseguita la vittima.
A titolo esemplificativo e non esaustivo, rientrano tra i suddetti comportamenti, ad esempio, la distruzione del campanello di casa della donna che rifiuta di rispondere al cellulare, il danneggiamento dell’auto della vittima, la vendetta di chi pubblica foto intime e, più in generale, tutti gli atteggiamenti denigratori posti in essere nei confronti della vittima.
La Polizia di Stato di Venezia, grazie alla costante attività dei poliziotti della Divisione Anticrimine della Questura, ha continuato ad incrementare il numero di suddette misure, arrivando ad emettere, nei primi 6 mesi dell’anno in corso 85 Ammonimenti ex art. 3 d.l. 93/2013 per Violenza Domestica di cui ben 43 solo negli ultimi 3 mesi (migliorando i già ottimi risultati dell’anno precedente, quando negli ultimi 3 mesi del 2023 vi erano stati 27 Ammonimenti) e 30 Ammonimenti ex art. 8 d.l. 11/2009 per atti persecutori, commessi ai danni di donne con cui lo Stalker non aveva avuto necessariamente rapporti sentimentali pregressi.
Una importantissima novità, sempre in merito al rafforzamento delle misure in tema di ammonimento e di informazione alle vittime di violenza di genere, è quella della possibilità che il Questore possa ora estendere la misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale della Pubblica Sicurezza anche ai casi di soggetti indiziati di maltrattamenti in famiglia, atti persecutori, lesioni al viso, deformazioni nell’aspetto, violenza sessuale, prevedendo altresì l’uso del braccialetto elettronico o, in alternativa, l’obbligo di firma.
A tal proposito, pochi giorni fa, in Provincia di Venezia, questa misura è stata applicata, su proposta del Questore, per la prima volta in due diverse circostanze che hanno riguardato violenze continue poste in essere da due uomini maltrattanti contro i propri familiari.
In particolare, nel secondo di questi casi, le condizioni oggettive hanno indotto ad imporre nei confronti del soggetto maltrattante il divieto di soggiorno negli stessi luoghi frequentati dalla vittima, divieto la cui violazione comporta l’arresto.
La Sorveglianza Speciale così disposta è stata poi notificata al soggetto, e la stessa ha portato al risultato che lo stesso è stato in seguito arresto proprio per la violazione della suddetta misura.
Si tratta della più ampia forma di tutela preventiva che possa essere disposta su di un soggetto anche semplicemente indiziato dei delitti di cui sopra realizzando un’importante cornice di sicurezza nei confronti della vittima.
La Questura di Venezia, alla luce di tali importanti risultati, vuole trarre le somme di questi primi sei mesi dell’anno, e ricorda a tutti i cittadini, inoltre, che la violenza di genere è un fenomeno trasversale, che colpisce tutte le regioni italiane, senza distinzione di età, censo e cultura, con una crescente diffusione anche tra le fasce più giovani della popolazione, interessando drammaticamente la realtà quotidiana.
La violenza, anche quella più subdola che serpeggia tra le mura domestiche, è la più ostile da interpretare, riconoscere e denunciare proprio perché tende a mascherarsi con un concetto di falso amore, inducendo la vittima a ritenere che, proprio perché giunge da persona con il quale “era” o “è” ancora in atto un legame affettivo, si possa gestire e adeguatamente contrastare attraverso il dialogo.
Le donne vittime di violenza, soprattutto quando questa è perpetrata all’interno delle mura domestiche, si trovano spesso in una condizione psicologica complessa, subendo il peso del senso di colpa, della vergogna, della paura per i figli oltre che della dipendenza economica.
Spesso le vittime, a volte indotte proprio dagli stessi familiari, scelgono il silenzio convinte che quelle esplosioni di “nervosismo” cui segue la richiesta di perdono o di chiarimenti da parte del maltrattante, siano manifestazioni transitorie del carattere della persona destinate a non ripetersi nel corso del tempo.
Cercare di definire un decalogo di comportamenti “sbagliati” da cui riconoscere personalità alterate, manipolatrici e violente, può servire ad allontanare le false supposizioni aiutando le vittime, e chi sta loro accanto, a riconoscere i segnali inequivocabili.
Tra questi, anzitutto, vi sono le cosiddette condotte di “controllo”, le quali spesso anticipano altri segnali di violenza, che si manifestano con la necessità da parte del maltrattante di conoscere preventivamente e vagliare tutte le amicizie e le conoscenze della vittima, giungendo gradualmente ad impedirne la frequentazione.
Anche laddove la vittima scelga di accettare passivamente una tale imposizione rifugiandosi esclusivamente nel rapporto sentimentale, il maltrattante spesso persevera nell’attuare ulteriori forme di controllo, giungendo a verificare insistentemente ogni forma di comunicazione o messaggi che la vittima riceve, sentendosi legittimato a nutrire un’assoluta diffidenza nei confronti della vittima in merito alla sincerità alla base del loro rapporto.
Tale diffidenza spesse volte sconfina nel disprezzo, tanto da indurre il maltrattante a ritenere che la vittima ponga in essere qualsiasi forma di raggiro pur di confermare la propria idea, accusandola in tal modo di mancata fedeltà o sincerità.
Quando il controllo si trasforma in padronanza della persona, la vittima perde progressivamente il controllo della propria vita e delle proprie abitudini: gli hobby, le amicizie, gli interessi più vari vengono sacrificati in nome di quello che si scambia per “amore”.
Atteggiamenti analoghi vengono posti in essere anche quando “lui non accetta la fine della relazione”.
Spesso, in tale circostanza, l’ex compagno chiede insistentemente alla vittima chiarimenti e incontri durante i quali tutti i segnali di violenza precedentemente adottati, esplodono con ossessiva frequenza: condotte di controllo, appostamenti, lunghi e persistenti messaggi, minacce ed ingiurie, atti persecutori, intimidazioni ed, in alcuni casi, minacce di suicidio o di autolesionismo da parte dell’uomo qualora la donna non accetti di ripristinare la relazione.
La violenza di genere è un fenomeno subdolo che determina sempre l’effetto di minare la dignità e l’integrità psico-fisica delle donne arrivando, troppo spesso, all’estrema conseguenza del femminicidio.
Fin troppo spesso, inoltre, le vittime di violenza o maltrattamenti riferiscono di una forte difficoltà ad aprirsi proprio per il vissuto denigrante che hanno patito.
Pertanto, è importante e deve essere valorizzato anche il più piccolo dei segnali di disagio manifestato dalla donna, essendo difficile per la vittima prendere fiducia in sé stessa e cercare di comunicare ad altri il proprio vissuto.
Se le vittime non riescono a denunciare o anche semplicemente a parlare di quanto accade loro, è necessario che chi è loro vicino a qualunque titolo (famiglia, istituzioni scolastiche, colleghi di lavoro, amicizie, vicini di casa ed, in genere, chiunque si accorga di qualcosa che non va) segnali immediatamente quanto accade.
La Polizia di Stato ricorda come, tra gli strumenti adottati a tutela delle donne ed in generale a difesa di tutte le vittime vulnerabili, vi sia anche l’app Youpol, un’app realizzata dalla Polizia di Stato inizialmente per segnalare episodi di spaccio e bullismo ed estesa in seguito anche ai reati di violenza che si consumano tra le mura domestiche.
L’app Youpol è caratterizzata dalla possibilità di trasmettere in tempo reale messaggi ed immagini agli operatori della Polizia di Stato; le segnalazioni sono automaticamente georeferenziate, ma è possibile per l’utente modificare il luogo dove sono avvenuti i fatti.
È inoltre possibile dall'app chiamare direttamente il N.U.E. - Numero di Emergenza Unico Europeo – e, dove non ancora attivo, risponderà la sala operativa 113 della Questura.
Per chi non vuole registrarsi fornendo i propri dati, è prevista la possibilità di fare segnalazioni in forma anonima.
YouPol può aiutare le vittime ed i testimoni di atti di violenza domestica a chiedere aiuto anche per l’emersione del “sommerso”, con l’obiettivo di aiutare le donne a difendersi da violenze fisiche, psicologiche, verbali ed economiche.