Gli agenti del Commissariato di Gallarate hanno arrestato due donne per truffa pluriaggravata
All'alba del 30 giugno scorso la Polizia di Stato ha arrestato la quarantasettenne S.F. e la quarantaquattrenne C.B., entrambe Sinti di nazionalità italiana già note per alcuni precedenti per reati contro il patrimonio, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP presso il Tribunale di Busto Arsizio su richiesta del Sost. Proc. della Repubblica D.ssa Maria Cristina Ria.
Le due donne, entrambe residenti a Gallarate (C.B. in particolare risiede stabilmente presso l'area attrezzata di Via Lazzaretto), sono ritenute responsabili di avere architettato ed attuato un'ingegnosa truffa ai danni di una ventiseienne gallaratese, aggravata sia dall'entità dei proventi delittuosi ricavati (circa 82.000 euro) che dalla natura del raggiro, consistito nel convincere la vittima di essere oppressa da un sortilegio malefico.
La truffa inizia nella primavera del 2013, quando la giovane vittima viene avvicinata in casa sua da un'anziana nomade che innocentemente chiede cibo per supplire alla propria povertà, ed alla quale offre di volta in volta qualche semplice genere alimentare.
Nel mese di aprile dello stesso anno, però, compare C.B. che, facendosi chiamare "Alessandra" e spacciandosi per la figlia dell'anziana, continua per qualche tempo a chiedere cibo, ma improvvisamente avverte la giovane di sapere che è vittima di una pericolosa "fattura" che causerà a lei ed alla sua famiglia gravi problemi e sofferenze.
La vittima, che in effetti attraversa un periodo personale particolarmente complicato per varie vicissitudini personali (tra l'altro uno stretto congiunto è affetto da una grave malattia), cede alla scaltra pressione psicologica ed inizia a frequentare C.B., la quale poco tempo dopo le introduce l'amica S.F., alias "Elena", sedicente specialista in "contro-fatture".
"Alessandra" ed "Elena", intuita la fragilità emotiva della giovane, la convincono rapidamente che tutta la famiglia è vittima di un sortilegio ereditato dalla nonna materna defunta, che già ne soffriva, destinato però a produrre gravi effetti anche sui discendenti, fino a che non sarà sconfitto e rimosso con riti religiosi ed altre pratiche di magia bianca a contenuto votivo: "Elena", infatti, sostiene che occorrerà fare delle offerte di denaro in alcune chiese e santuari, tra cui quello di Medjugorje, ed ottiene così dalla ventiseienne, profondamente suggestionata, poche migliaia di euro.
Pochi giorni dopo, però, le due riferiscono a quest'ultima che la situazione è particolarmente grave, più del previsto, e le chiedono altri soldi specificando che la somma totale necessaria è di circa 60.000 euro, e che comunque alla fine dell'intenso sforzo di salvarla le saranno in qualche modo restituiti perché il denaro non sarà speso bensì custodito da altri sconosciuti benefattori che concorreranno esotericamente all'estinzione del "malocchio" e poi lo restituiranno alle due donne (fatto salvo, ovviamente, un congruo compenso comunque per lei di gran lunga sostenibile).
Per vincere completamente le sue ultime resistenze non esitano ad architettare dei colpi ad effetto degni di un prestigiatore: in un caso le consegnano un foglio bianco dicendo che contiene un misterioso messaggio da parte della nonna, che opportunamente riscaldato rivela un invito a fidarsi di "Elena"; in un secondo caso rompono solennemente in sua presenza un uovo, fingendo sconcerto nello scoprire al suo interno una matassa di capelli ed altre scorie nere, evidenti segnali del "malocchio".
La giovane terrorizzata cede così denaro e gioielli a più riprese per mesi, anche sottraendoli ad altri familiari ed azzerando praticamente le disponibilità bancarie.
Cionondimeno, e nonostante la dura reazione dei familiari che hanno scoperto gli incredibili ammanchi, totalmente soggiogata mantiene i rapporti con le due truffatrici e continua a consegnare loro altre migliaia di euro, per un totale complessivo di circa 82.000, fino a che non si confida con i propri familiari e decide di denunciarle alla Polizia nell'aprile di quest'anno.
Gli accertamenti svolti dalla Sezione Investigativa del Commissariato di Ps di Gallarate, consentono di ricostruire rapidamente i movimenti di denaro mentre la vittima, che riconosce le note S.F. e C.B. per le sedicenti maghe, mantiene opportunamente i suoi contatti telefonici con entrambe: in questo favorevole contesto gli agenti, d'intesa con la Procura, monitorano la consegna controllata dell'ultima odiosa "rata", sorprendendo una delle figlie di S.F. a ritirare personalmente il contante precedentemente contraddistinto nei pressi di un supermercato di Gallarate, luogo indicato dalle due donne per l'ennesima "offerta".
Le immediate perquisizioni consentono di rinvenire in casa di S.F. anche una delle buste precedentemente consegnate dalla vittima, ancora contenente il relativo contante, oltre ai telefoni cellulari usati nei contatti con lei.
Dinanzi a questi gravi ed evidenti elementi la Procura della Repubblica ha dunque chiesto ed ottenuto l'arresto delle due truffatrici; la figlia di S.F. incaricata della riscossione, la ventitreenne V.P., è stata invece indagata in stato di libertà.