Gli agenti del Commissariato di Gallarate hanno arrestato un cittadino straniero per maltrattamenti e lesioni alla moglie
Alle ore 15.00 circa dello scorso 30 maggio gli agenti del Commissariato di Gallarate diretto dal Commissario Capo Gianluca Dalfino hanno dato esecuzione all'ordinanza del GIP del Tribunale di Busto Arsizio che ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di N.K., ventottenne marocchino residente a Ferno, per i delitti di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali commessi in danno della moglie, connazionale di ventitré anni.
La misura cautelare è stata richiesta dal Sost. Proc. della Repubblica Dssa Nadia Calcaterra, sulla base della ricostruzione dei fatti condotta dai poliziotti.
Gli agenti hanno infatti raccolto la denuncia della donna, stanca delle continue vessazioni, che pochi giorni prima si era dovuta rivolgere al Pronto Soccorso gallaratese bisognosa di cure sanitarie.
Per sottoporsi alla visita medica aveva fatto ricorso ad un sotterfugio, dicendo all'aggressivo marito di dover espletare alcune ordinarie commissioni familiari: solo così aveva superato il rigido divieto impostole di non riferire a nessuno delle violenze subite.
I medici del Pronto Soccorso le hanno riscontrato lesioni giudicate guaribili in quindici giorni, provocate da percosse inferte con corpi contundenti.
Spinta dal bisogno di cure, la donna aveva sì superato la paura delle ritorsioni del marito, ma non ancora pienamente acquistato la fiducia necessaria a raccontare il proprio calvario; è stato dunque risolutivo l'intervento degli agenti, contattati dai sanitari, che hanno pazientemente tranquillizzato la donna ricevendo una dettagliata denuncia.
La stessa ha raccontato di subire maltrattamenti fisici e morali fin dal suo arrivo in Italia presso il marito, perfino durante la gravidanza del figlio, che oggi ha nove mesi, consistiti in frequenti percosse, talvolta sfociati in serie lesioni personali mai curate per l'assoluto divieto imposto dal marito, ovviamente per evitare che emergesse la realtà all'esterno delle mura familiari.
Le era assolutamente vietato di uscire di casa senza autorizzazione e di intrattenere rapporti personali con persone non appartenenti alla famiglia, formata peraltro dai parenti del marito e dunque con lui solidali nel quadro di valori familiari impostati sulla massima arretratezza sociale.
Per indurla all'obbedienza erano continue le ingiurie e soprattutto le minacce di sottrarle il bambino e di allontanarla definitivamente presso la famiglia di origine in Marocco, quale sorta di ripudio coniugale da parte di un marito peraltro spesso in stato di alterazione alcolica e da stupefacenti.
I gravi e dolorosi effetti delle percosse subite la sera del 23 maggio l'hanno però indotta a ricorrere alle cure mediche del Pronto Soccorso, consentendo così di fare emergere la situazione.
Agli agenti ha raccontato di essere stata violentemente percossa con una livella da muratore, peraltro mentre teneva in grembo il bambino; circostanza ampiamente confermata non solo dal sequestro dell'oggetto presso l'abitazione, ma anche dalla stessa forma delle impronte delle ampie ecchimosi sulle braccia e sull'addome.
La donna è stata tempestivamente collocata presso una struttura protetta grazie alla collaborazione dei servizi sociali del Comune di Ferno, mentre per N.K. si sono aperte le porte del carcere.