Gli uomini della Squadra Mobile e del Reparto Operativo Carabinieri hanno arrestato quattro persone, di cui uno latitante, per tentata rapina, porto di armi clandestine e munizioni da guerra
Si è conclusa nella mattinata di ieri, con l'arresto di 4 persone per tentata rapina, ricettazione, porto di arma clandestina, porto abusivo di munizioni da guerra, favoreggiamento personale alla latitanza, un'attività investigativa condotta dalla Squadra Mobile in collaborazione con il Reparto Operativo del Comando Provinciale Carabinieri di Varese.
La cooperazione tra Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri nasce dalle separate attività di ricerca del latitante VASI Filadelfio, trentacinquenne varesino, pluripregiudicato per reati contro la persona e il patrimonio.
Le due piste investigative si sono incontrate intorno alla figura di ALFANO Enrico, di 27 anni, varesino, con precedenti per reati contro la persona e il patrimonio, identificato come il principale sostegno di VASI nella latitanza.
E' così cominciata una attività congiunta di osservazione e pedinamento nei confronti dell'ALFANO e della convivente TAHIRI Gea, ventitreenne di nazionalità albanese, incensurata.
Le indagini hanno subito una brusca accelerazione martedì scorso, 4 ottobre, quando gli investigatori hanno assistito a Busto Arsizio all'incontro tra la coppia, a bordo di una Fiat Punto, e una terza persona, poi identificata in SIVIERO Marco Redentore, bustocco di 35 anni, pregiudicato per il reato di rapina.
I tre, adottando una serie di accorgimenti, sono rientrati a Varese a bordo di due autovetture, la Punto della coppia e una Ford Fiesta, risultata essere stata rubata qualche giorno prima a Casciago.
Gli investigatori avevano a questo punto una serie di elementi su cui riflettere: tre pregiudicati per reati contro il patrimonio tra cui un pericoloso latitante; un'auto rubata ricondotta con evidenti cautele nell'area del furto; i costi del mantenimento di un latitante; l'auto della coppia parcheggiata nei pressi dell'abitazione di residenza, l'auto rubata posteggiata in un'area di sosta, in via Rodari.
Questi tasselli, una volta messi insieme, hanno dato corpo all'ipotesi di una rapina imminente.
I servizi di pedinamento e osservazione si sono dunque concentrati sulle due autovetture e sull'abitazione di ALFANO e TAHIRI.
Questa mattina dall'abitazione è uscita, oltre ai tre individui già indentificati, una quarta persona che sulle prime non è stato possibile riconoscere: i quattro, a bordo della Punto, si sono recati nell'area di sosta dove era parcheggiata la Fiesta per effettuare il cambio di automobile.
L'ultimo tassello del mosaico ha trovato collocazione: gli operatori della Polizia di Stato e dell'Arma di Carabinieri sono intervenuti senza che il gruppo potesse riprendersi dalla sorpresa.
Il quarto uomo è risultato essere proprio il latitante VASI Filadelfio, travisato con una parrucca, lenti a contatto di colore marrone, occhiali da vista finti.
L'uomo, protetto da un giubbotto antiproiettile, era in possesso di pistola semiautomatica, di provenienza clandestina, completa di caricatore con munizioni, alcune delle quali da guerra, nonché di fascette di plastica da elettricista che sarebbero state utilizzate per immobilizzare eventuali vittime.
Anche il SIVIERO era travisato con una parrucca, protetto da giubbotto antiproiettile e in possesso di pistola semiautomatica di provenienza clandestina.
All'interno dell'auto sono stati rinvenuti abiti e capi di abbigliamento da utilizzare subito dopo "il colpo" per agevolare la fuga.
Allo stato attuale non è ancora noto l'obiettivo dei rapinatori, mentre sono stati ricostruiti con chiarezza i ruoli all'interno della "banda": VASI e SIVIERO, i due criminali più esperti, avrebbero costituito il "gruppo di fuoco" che avrebbe materialmente compiuto la rapina, mentre ALFANO e la TAHIRI avrebbero svolto i compiti di "palo" e di "autista".
In Questura, al momento delle operazioni di foto-segnalamento gli operatori della Polizia Scientifica si sono inoltre accorti che i tre uomini avevano coperto i propri polpastrelli con un velo di colla tipo "attack", al fine di non lasciare impronte digitali.
Al termine delle operazioni, coordinate dal Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Varese, dr. Agostino ABATE, i tre uomini sono stati condotti presso la casa Circondariale di Busto Arsizio, mentre la donna presso la Casa Circondariale di Monza.
I risultati dell'operazione sono stati illustrati questa mattina in una conferenza stampa svoltasi presso la Procura della Repubblica di Varese.