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Arrestato un killer della mafia

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Gli agenti della Squadra Mobile hanno eseguito un decreto di fermo per omicidio nei confronti di un pluripregiudacato gelese

Nella serata di ieri, la Squadra Mobile di Varese, in stretta collaborazione con il Commissariato di P.S. di Busto Arsizio, ha eseguito un decreto di Fermo di indiziato di delitto emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, nella persona del Dr..PIACENTE, nei confronti di ITALIANO Emanuele, pluripregiudicato gelese di anni 60, ritenuto essere l'esecutore materiale dell'omicidio di D'ALEO Salvatore, scomparso il 02 ottobre del 2008.

L'operazione costituisce una appendice degli arresti operati il 29.03.2011 ed il 20 giugno 2011 nei confronti di esponenti del clan RINZIVILLO stanziati a Busto Arsizio e rappresenta un primo significativo passo nelle indagini sulla scomparsa di D'ALEO Salvatore che, già dalle prime fasi investigative, si riteneva vittima di "lupara bianca".

La Squadra Mobile di Varese ha iniziato ad occuparsi della vicenda nel gennaio del 2010, a seguito dell'attentato di Induno Olona nel corso del quale furono incendiate 3 autovetture e vennero feriti 4 vigili del fuoco intervenuti per domare le fiamme. L'attentato era diretto nei confronti di un pregiudicato locale, vicino a NICASTRO Fabio, al quale egli stesso attribuiva la matrice dell'evento criminoso.

Da quell'episodio sono scattate le indagini con la DDA di Milano che hanno permesso di identificare tutti i componenti del gruppo criminale mafioso attivo in Busto Arsizio (VA) ed accertare altri delitti estorsivi commessi sin dal 2002 ai danni di importanti imprenditori della provincia di Varese, con attentati incendiari, minacce ed intimidazioni.

L'attività investigativa, svolta con l'ausilio di intercettazioni telefoniche ed ambientali, ha individuato il vertice dell'organizzazione in VIZZINI Rosario, uomo d'onore della famiglia gelese dei "Rinzivillo", riconducibile al clan Madonia di "Cosa Nostra", già condannato per associazione mafiosa, sottoposto a Sorveglianza Speciale di P.S. con obbligo di soggiorno, coinvolto nell'omicidio dell'avv. MIRABILE Antonio in qualità di esecutore materiale, assolto in Cassazione. E' lui che, secondo gli elementi raccolti, era a Busto Arsizio il reggente della famiglia RINZIVILLO di Gela ed ha costituito una cellula mafiosa dedita alle estorsioni finalizzate al controllo diretto ed indiretto di una serie di attività economiche concernenti soprattutto il settore dell'edilizia.

Parallelamente, la Squadra Mobile ha appreso dalle testimonianze raccolte che gli autori dell'omicidio di D'ALEO Salvatore sarebbero stati NICASTRO Fabio e ITALIANO Emanuele. Il primo, in particolare, si sarebbe vantato del gesto criminoso affermando anche di aver baciato in fronte D'ALEO Salvatore prima di ucciderlo.

L'indagine, svolta mediante analisi del traffico telefonico, delle celle e delle testimonianze, ha consentito di ripercorrere l'ultima giornata in vita di D'ALEO Salvatore, il quale, mentre si accingeva ad andare a pranzo con il fratello, veniva raggiunto da NICASTRO Fabio e non faceva più ritorno a casa. La vittima è stata vista per l'ultima volta in serata all'interno del bar Fiume di Busto Arsizio in compagnia dello stesso NICASTRO Fabio e di ITALIANO Emanuele. I tre si sono allontanati dal locale a bordo di una Lancia Lybra sw.19 di colore grigio.

Attraverso una capillare attività di ricerca, l'auto è stata rintracciata nei mesi scorsi, a Milano, regolarmente parcheggiata in via Pier Lombardo, priva di tagliando assicurativo. Rimossa e perquisita, conteneva una ricevuta fiscale fatta presso un autolavaggio con la seguente dicitura: "lavaggio interno ed esterno con pulizia accurata delle sellerie ".

Dalle testimonianze, inoltre, emergeva che i fratelli di D'ALEO Salvatore si erano recati proprio da NICASTRO Fabio e ITALIANO Emanuele a chiedere conto del loro fratello, anche perché, stranamente, nessuno dei due si era interessato alla scomparsa dell'amico con il quale trascorrevano la maggior parte delle giornate.

Tra l'altro, anche altri collaboratori, sentiti sulla vicenda, affermavano che nessuno avrebbe potuto toccare D'ALEO Salvatore perché era un uomo di NICASTRO Fabio.

Una svolta nelle indagini si ha con la decisione di VIZZINI Rosario di collaborare con la giustizia. Come primo e tangibile segno del proprio pentimento, il VIZZINI ricostruisce l'intera vicenda e fornisce agli investigatori indicazioni precise sul luogo di occultamento del cadavere.

Riassumendo, il collaboratore racconta che D'ALEO Salvatore era un ragazzo di NICASTRO Fabio e che era stato rimproverato più volte perché andava in giro a chiedere soldi, cioè fare estorsioni, spendendo il nome di PIDDU Madonia e dello stesso VIZZINI Rosario. Inoltre, sembra che anche lo stesso ITALIANO Emanuele lo avesse già minacciato di morte promettendogli di sparargli in faccia per un debito di cocaina non onorato. Con il passare del tempo, il gruppo comincia ad emarginarlo ingenerando in D'ALEO Salvatore un senso di frustrazione, perché si sente utilizzato e sfruttato dal gruppo. Da questo momento in poi D'ALEO comincia ad andare in giro dicendo che per vendicarsi avrebbe bruciato le case di tutti, anche di VIZZINI e NICASTRO.

A seguito di ciò, il gruppo, ritenendolo una mina vagante difficile da gestire, decide di eliminarlo. VIZZINI, che si è assunto la piena responsabilità dell'omicidio, affermando di averlo ordinato di persona in qualità di reggente del clan, racconta che la sera del 02.10.2008, NICASTRO Fabio e ITALIANO Emanuele si rivolgono a lui chiedendogli di aiutarli a seppellire il cadavere di D'ALEO Salvatore. I due gli riferiscono di avere incontrato la vittima in un bar e, a bordo di una Lancia Lybra, di averlo condotto a VIZZOLA TICINO dove ITALIANO Emanuele gli esplodeva uno o due colpi di pistola alla testa. Il cadavere era stato in seguito denudato e sotterrato in una scarpata adiacente al canale Villoresi.

Individuato il luogo dell'occultamento, il 10 giugno scorso sono cominciati gli nell'area interessata, con l'ausilio dell'equipe della dr.ssa Cristina CATTANEO e dell'archeologo forense dr. Dominic SALSAROLA che rinvenivano decine di reperti ossei, successivamente analizzati dalla Polizia Scientifica di Milano presso i laboratori di Roma. L'esito delle analisi confermava che il DNA estratto aveva una compatibilità prossima al 100% con i genitori di D'ALEO Salvatore.

Considerati i gravi indizi di colpevolezza ed il fondato pericolo di fuga, soprattutto alla luce delle recenti notizie stampa apparse in ordine alla collaborazione di VIZZINI Rosario, la DDA di Milano, nella persona del Dr. Nicola PIACENTE, disponeva un decreto di fermo nei confronti di ITALIANO Emanuele, unico esponente di spicco della consorteria mafiosa ancora in libertà.

E' invece al vaglio della Procura della Repubblica di Milano la posizione di NICASTRO Fabio.

Nel corso della esecuzione del provvedimento restrittivo, ITALIANO veniva trovato in compagnia di ZOUHAIDI Khadija, di anni 42, cittadina marocchina irregolare sul territorio nazionale, che risultava colpita da una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Busto Arsizio per traffico di sostanze stupefacenti.

Proseguono le indagini per risalire agli altri responsabili dell'omicidio.


06/07/2011

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