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Arrestati e denunciati giovanissimi spacciatori dalla Polizia Ferroviaria

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Gli agenti della Polizia Ferroviaria di Varese hanno concluso una attività di indagine nel mondo giovanile dello spaccio

Questa mattina presso la sala riunioni della Questura sono stati presentati i risultati dell'operazione "Easy", realizzata dagli operatori del Posto Polfer di Varese, attraverso la quale è stata disarticolata una rete di spacciatori minorenni che operava nelle scuole del capoluogo.

Tutto è nato nell'ambito dello svolgimento di attività mirata alla prevenzione e al controllo dei reati legati agli stupefacenti in ambito ferroviario, volta a garantire la tutela della sicurezza dei cittadini che si avvalgono dei servizi offerti dai treni delle ferrovie Nord e R.F.I..

Durante tali servizi è stato individuato un gruppo di giovani dediti all'utilizzo di stupefacenti dapprima sui treni e nel piazzale della Stazione, poi all'esterno di un noto esercizio pubblico ad angolo di viale Milano e via Morosini.

A capo del gruppo un giovane italiano, di 16 anni, che in fase di controllo aveva cercato di disfarsi della sostanza stupefacente, di tipo marijuana e hashish, già suddivisa in dosi.

Informato il magistrato di turno del Tribunale dei Minori di Milano che ne ha disposto l'arresto, il ragazzo è stato accompagnato presso il C.P.A. Beccaria di Milano.

La perquisizione preso l'abitazione del minore ha permesso di rinvenire altre 4 dosi preconfezionate, una somma di denaro di 50 euro e 10 piante di cannabis, oltre l'attrezzatura per il confezionamento delle dosi.

L'attività investigativa ha portato all'arresto di un altro giovane coetaneo e alla denuncia di quattro ragazzi di età compresa tra i 14 e i 17 anni coinvolti nell'attività di spaccio e al rinvenimento di complessivi 80 grammi di hashish.

Altri 8 minori sono stati segnalati all'Autorità Amministrativa come assuntori di stupefacenti.

I ragazzi coinvolti risiedono per lo più nella provincia di Varese.

L'attività di spaccio effettuata dai giovani avveniva esclusivamente nell'ambiente scolastico - istituti superiori del capoluogo - sia prima che dopo il normale orario delle lezioni e con modalità identiche alla attività criminale degli adulti.

Gli investigatori hanno accertato che la "merce" veniva acquistata attraverso i più famosi social-networks presenti su Internet, attraverso conversazioni in codice nelle varie chat-rooms: quando intendevano fare riferimento alla droga i ragazzi parlavano di capi di abbigliamento (camicie, giubbotti….).

Il comportamento disinvolto dei giovani, oltre che mirato al guadagno economico, era indirizzato all'affermazione dello status di "leader" del gruppo, dimostrando una capacità organizzativa degna di un sodalizio criminale, nella completa ignoranza delle conseguenze giuridiche della loro condotta.

I ragazzi, tutti italiani provenienti da famiglie medio-borghesi, hanno cagionato una bruttissima sorpresa ai loro genitori che, assolutamente inconsapevoli, hanno appreso dei fatti direttamente dagli Agenti.


06/04/2011

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