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COMMISSARIATO DI P.S. DI GALLARATE OPERAZIONE “REBORROWING”

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Gallarate

 

La Polizia di Stato di Gallarate, a seguito di un’intensa attività d’indagine coordinata dalla Procura di Busto Arsizio, ha inchiodato alle proprie responsabilità un gruppo di gallaratesi che, dopo aver perpretato un furto in una abitazione del milanese asportando oggetti per un valore di oltre 10 mila euro, ha tentato di estorcere al proprietario più di 2 mila euro di denaro in cambio della restituzione della refurtiva.

Nella mattinata di venerdì 11 marzo, al culmine della complessa attività d’indagine originata dal succitato furto, la Squadra Investigativa del Commissariato di Gallarate ha rintracciato e tradotto in carcere un  30enne marocchino il quale, nel dicembre scorso, dopo aver perpetrato il furto nell’abitazione milanese del proprietario di un noto bar della movida metropolitana, si accordava con altri complici per estorcergli ulteriore contante in cambio della restituzione della refurtiva.

Verso la metà del dicembre scorso, il 34enne milanese conosceva, all’interno del proprio bar, un gruppo di ragazzi del gallaratese che poi, a fine serata, decideva di ospitare a casa sua ove continuare i festeggiamenti e riposare fino alla mattina seguente.

Al risveglio, l’indomani mattina, il proprietario di casa si accorgeva che uno dei tre ospiti si era allontanato da casa prima degli altri trafugando molti dei suoi capi di abbigliamento firmati, alcuni gioielli, un monopattino elettrico, una playstation 5 ed altri oggetti dal valore complessivo di oltre 10 mila euro. A quel punto, il derubato non poteva far altro che cercare di farsi aiutare dagli “amici del ladro” che ancora si trovavano in casa a dormire.

Da loro, infatti, cercava invano di ricevere informazioni circa il modo e il luogo ove poter rintracciare colui che era fuggito con la refurtiva. Non riuscendo a trovare aiuto dai due, decideva di sporgere denuncia in Commissariato. Proprio mentre si trovava di fronte agli agenti a far verbalizzare la dinamica dei fatti, tramite chat, riceveva le prime richieste estorsive da parte di uno dei ragazzi rimasti a casa sua a dormire: si trattava di un 20enne gallaratese già noto alle forze di polizia per trascorsi giudiziari da minorenne il quale, fingendosi un intermediario disinteressato, ma in realtà già in combutta con il ladro avendo con lui già progettato il piano estorsivo, iniziava un’estenuante opera di persuasione al fine di convincere il derubato a pagare una somma iniziale di più di 2 mila euro per ottenere la restituzione dei beni.

La banda, tuttavia, ignorava che quelle trattative erano già attentamente monitorate dalla Polizia di Gallarate. Così, gli investigatori del Commissariato, in stretto raccordo con la vittima che li aggiornava man mano sugli sviluppi della “trattativa” estorsiva, avendo saputo dell’ora e del luogo pattuito per lo scambio di danaro, d’intesa con la competente Autorità Giudiziaria, monitoravano e seguivano la vittima equipaggiata di microfono, registratore e banconote fac-simile da consegnare, qualora richieste, all’ignaro estorsore.

Quest’ultimo, infatti, convinto di riuscire a mettere a segno ciò che in gergo viene chiamato “cavallo di ritorno”, chiedeva ed otteneva dalla vittima un appuntamento in una zona poco frequentata della periferia di Gallarate ove aveva pianificato di intascare il riscatto in cambio della restituzione della merce rubata; l’intento del giovane tuttavia falliva in quanto proprio nel momento in cui stava per impossessarsi del denaro, veniva bloccato dagli agenti in borghese e tratto in arresto nella fragranza del reato di estorsione, mentre due complici giunti con lui sul “luogo dello scambio”, venivano denunciati a piede libero per il reato di ricettazione, in quanto trovati in possesso di parte della refurtiva.

Fra i numerosi riscontri d’indagine, apparivano lampanti le conversazioni chat che non lasciavano alcun dubbio sulla pervicacia dell’attività estorsiva e la cattiveria con la quale è stato realizzato il disegno criminoso e che, evidentemente, certificano una spregiudicata e significativa propensione criminale dei responsabili.

Da quell’arresto poi, le indagini consentivano di raccogliere ulteriori elementi probatori utili a cristallizzare ogni responsabilità in capo a ciascun componente della banda, consentendo alla Procura del Tribunale di Busto Arsizio di richiedere al G.I.P. l’ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere eseguita nella mattinata di ieri, dal Commissariato di Polizia di Gallarate, che rintracciava in territorio cittadino il 30enne magrebino, quale ulteriore elemento della banda, che veniva tradotto in carcere in attesa di essere giudicato per aver concorso, a vario titolo, nei gravi reati di furto ed estorsione.

Degli altri componenti del sodalizio, il ventenne gallaratese, tuttora sottoposto a misura cautelare dovrà rispondere del reato di estorsione, mentre gli altri due complici, indagati a piede libero, del reato di ricettazione.


12/03/2022

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