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COMUNICATO MALPENSA 10.01.2020

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Ufficio Polizia di frontiera di Malpensa – Attività.

 

Giorni intensi, gli ultimi trascorsi, per la Polizia di Frontiera di Malpensa che, nell’ambito delle attività mirate a garantire la sicurezza dei passeggeri e degli operatori aeroportuali che quotidianamente transitano e lavorano nell’aeroporto internazionale, si trovano a dover fronteggiare situazioni particolarmente complesse.

E’ successo nella giornata di ieri che un cittadino nigeriano, O. I. di 31 anni, residente a Novara e titolare di un permesso di soggiorno per asilo politico, scaduto ed il cui rinnovo è ancora  subordinato alla valutazione della sua richiesta di protezione internazionale da parte della competente Commissione Territoriale, si è presentato presso l’Ufficio Denunce della Polizia di Stato, stazionando nell’apposita sala d’attesa antistante l’ufficio, aspettando di essere ricevuto.

Gli operatori di polizia presenti, richiamati dal tono della voce dell’utente, notavano, attraverso le immagini delle telecamere ivi presenti, che il cittadino nigeriano maneggiava un bastone lungo circa 150 cm, poi risultato essere un tubo di ferro cavo, e decidevano di verificare subito la situazione, nonostante la presenza di altre persone già all’interno dell’ufficio.   

SI                    L’utente raccontava, in lingua inglese piuttosto stentata e in maniera non circostanziata, di non sentirsi sicuro e di essere in pericolo perché “a Novara lo volevano ammazzare” e per questo chiedeva protezione.

                        Gli operatori, riconoscendo uno stato di evidente alterazione psicofisica, cercavano di convincere il soggetto a consegnare il tubo di metallo, al fine di evitare che il medesimo, se lasciato libero, potesse rendersi pericoloso per la sicurezza propria o altrui. Tale richiesta, tuttavia, scatenava la reazione violenta di O.I. che, nel tentativo di allontanarsi dalla saletta, aggrediva gli agenti di polizia.

                        A quel punto, il personale di polizia, coadiuvato da una pattuglia dell’Esercito impegnata nella vigilanza dei saloni nell’ambito dell’operazione “Strade Sicure”, immobilizzavano il cittadino nigeriano, con estrema difficoltà dovuta allo stato di particolare agitazione e reattività dello stesso. Nella colluttazione i due agenti di polizia intervenuti rimanevano lievemente feriti, riportando lesioni personali non gravi, con prognosi di cinque giorni.

                        Il cittadino nigeriano, immediatamente visitato da personale medico del pronto soccorso aeroportuale, veniva accompagnato, per mezzo di ambulanza e scortato da personale di questo ufficio, presso l’ospedale di Gallarate dove, dai primi accertamenti, è emerso che lo stesso era già sottoposto a cure di natura psichiatrica presso l’ospedale di Novara.

 

Nello stesso frangente temporale un altro cittadino nigeriano, A.A.J.E. di 40 anni, veniva fermato al controllo passaporti prima della sua partenza per Lagos, via Casablanca. All’occhio perspicace del passaportista, infatti, non era sfuggita la corrispondenza dei dati biografici del passeggero, riportati sul passaporto esibito ai controlli, con quelli riportati nella banca dati europea e relativi ad una persona nei cui confronti doveva essere eseguito un mandato di arresto internazionale.

 

 

 

 

 

Fortemente insospettiti, gli operatori in servizio decidevano di sottoporre il passeggero ad accertamenti più approfonditi, rilevandone i dati fotosegnaletici e le impronte digitali, al fine di provvedere alla sua compiuta identificazione ed alla comparazione con i dati presenti nel sistema informativo, contattando contestualmente, per il tramite del Servizio di Cooperazione Internazionale, le autorità di polizia tedesche, titolari delle attività investigative che avevano condotto all’emissione del mandato di cattura, per ottenere spunti di comparazione realistici ed effettivi.

L’analisi delle fotografie che ritraevano il soggetto ricercato consentivano di appurare che si trattava effettivamente della persona fermata al controllo passaporti. Il cittadino nigeriano doveva essere sottoposto a custodia cautelare, prima del giudizio definitivo, perché sospettato di aver commesso reati inerenti la produzione, il commercio e la detenzione illecita di sostanze stupefacenti che, nell’ordinamento penale tedesco, prevedono pene fino a 15 anni di reclusione.

Gli agenti della Polizia di Stato, dopo le formalità di rito, provvedevano quindi a trarre in arresto il passeggero e ad associarlo alla Casa Circondariale di Busto Arsizio, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria competente per l’avvio delle procedure di estradizione verso la Germania.

Nello specifico, il passeggero è accusato di aver organizzato e gestito, fra gli ultimi mesi del 2014 ed i primi del 2015, un massivo trasporto di cocaina dal Brasile verso alcuni paesi dell’Europa occidentale con l’ausilio di un corriere, già precedentemente arrestato, ed alcuni altri complici non ancora identificati. Il traffico illecito, condotto attraverso gli aeroporti di Francoforte, Lisbona e San Paolo del Brasile, è stato interrotto dalle autorità di polizia portoghesi quando, durante un controllo all’aeroporto di Lisbona, fermavano una donna, accompagnata da un bimbo di pochi anni, che nascondeva sul corpo, celati in quattro diversi pacchi, quasi tre chili di cocaina pura destinati al mercato illecito dell’area di Munster (Germania). 

 


11/01/2020

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