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Squadra Mobile – Rapina avvenuta il 31gennaio 2018 in piazza XXVI Maggio a Varese. Fermo di Polizia Giudiziaria di due cittadini Tunisini e custodia cautelare in comunità per ragazza minorenne.

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Lo scorso 26 aprile la Polizia di Stato, con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare presso una comunità a carico di una ragazza di 17 anni, ha concluso le indagini avviate a seguito della rapina avvenuta a Varese la notte del 31 gennaio ai danni di un varesino di 46 anni.

Quella notte l’uomo stava bevendo in un bar del rione di Biumo Inferiore quando, adescato da una giovane ragazza, veniva invogliato ad uscire dal locale incamminandosi con lei probabilmente convinto di aver fatto colpo. Raggiunta la vicina piazza XXVI maggio veniva aggredito da un gruppo di nord africani e rapinato delle sue cose. Quella stessa notte l’uomo veniva immediatamente soccorso da una Volante della Polizia che contestualmente rintracciava uno dei responsabili che veniva denunciato in stato di libertà.

La Squadra Mobile, immediatamente attivata per l’approfondimento investigativo, già la mattina riusciva a individuare i suoi complici e ad arrestarli in stato di fermo grazie a un episodio che, seppur apparentemente non collegato alla rapina, alla fine svelava la notte brava vissuta dal gruppo che non soddisfatti avevano continuato a commettere reati.

Gli agenti, infatti, alla ricerca del branco intercettavano in pieno centro cittadino due nord africani e una ragazza italiana di 17 anni mentre si trovavano a bordo di un’autovettura già oggetto di ricerche in quanto il proprietario ne aveva segnalato il furto alle prime luci dell’alba.

Scattava la perquisizione delle persone fermate nel corso della quale nelle loro tasche venivano trovate le cose sottratte nel corso della rapina al malcapitato rendendo indispensabile, a quel punto, ricostruire tutta la notte trascorsa dai tre a partire dai momenti precedenti all’aggressione fino al perché circolassero a bordo di un’auto rubata.

Sono accertate una serie di condotte criminali non occasionali ma ben strutturate e consolidate secondo un modus operandi del gruppo di nord africani predisposto con la complicità della ragazza minorenne.

Fondamentali a riscontrare gli approfondimenti investigativi i sistemi di videosorveglianza di alcuni locali pubblici della zona teatro delle loro scorribande, grazie alle quali si ricostruiva come il professionista varesino veniva “adescato” all’interno di un bar di Biumo aperto fino a notte inoltrata dal quale si allontanava in compagnia della ragazza. Una volta giunti in Piazza XXVI Maggio, all’improvviso, subiva l’aggressione e la rapina dagli amici magrebini della giovane che poco prima erano insieme a lei nello stesso bar.

Subito dopo l’aggressione si davano tutti a precipitosa fuga ad eccezione di uno di loro che veniva subito fermato dall’equipaggio della Squadra Volante intervenuta per soccorrere il malcapitato. Non paghi, i complici andavano in un altro bar poco distante dalla piazza dove il copione si ripeteva. La ragazzina infatti agganciava un’altra vittima, un italiano di circa 50 anni, quello che poi si rivelerà il proprietario dell’autovettura a bordo della quale veniva rintracciato il gruppetto.

I tre più la vittima prescelta si allontanavano con la vittima prescelta, con il pretesto di farsi accompagnare in una casa abbandonata della periferia di Varese, dove col presto di andare ad acquistare alcolici si impossessavano della sua auto allontanandosi senza fare ritorno, lasciandolo a piedi e da solo tra i ruderi.

 

I due magrebini J.T. di 34 anni e M.A.B.A. di 32 anni, entrambi tunisini irregolari sul territorio nazionale e con numerosi precedenti a loro carico, venivano arrestati in stato di fermo e messi a disposizione della Procura della Repubblica di Varese che assumeva la direzione delle indagini, mentre la minore veniva deferita in stato di libertà alla Procura competente per i minorenni.

Tutti venivano indagati per rapina aggravata in concorso e per essersi illecitamente appropriati dell’autovettura della seconda vittima, la posizione dei due magrebini risultava di maggiore gravità per essersi avvalsi della complicità di una minorenne.

Le indagini hanno escluso che siano avvenuti rapporti sessuali tra le vittime e la minore il cui atteggiamento era finalizzato esclusivamente a carpire la loro fiducia giocando artatamente sull’equivoco della sua disponibilità al dialogo senza alcun riferimento esplicito a qualcosa di più intimo.

Il provvedimento di fermo a carico dei due magrebini veniva convalidato e a loro carico, contestualmente il Giudice per le indagini preliminari, giudicando idoneo il quadro probatorio fornito dal Pubblico Ministero, disponeva a loro carico la custodia cautelare in carcere dove tuttora si trovano.

Circa la giovane ragazza, che si era allontanata da una comunità alla quale era stata affidata senza autorizzazione da circa un mese facendo perdere le sue tracce, il Tribunale per i minorenni, valutate le fonti di prova individuate dalla Squadra Mobile, ha disposto la custodia cautelare presso una comunità idonea al suo recupero e farle abbandonare la vita di strada in modo da costruire un futuro con prospettive di vita adeguate.


28/04/2018

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