Se ti ricatta … non è amore. Se minaccia te o i tuoi figli … non è amore. Se ti isola, umilia, offende …non è amore. Se ti perseguita con mail e sms ossessivi….non è amore. Se ti prende con violenza quando non vuoi … non è amore. Se ti chiede “l’ultimo appuntamento” …non è amore”. Se ti uccide …non è amore. Nel giorno di San Valentino, in cui tutto il mondo celebra l’amore, la Polizia di Stato sceglie di stare vicina alle donne con la campagna “…questo non è amore” che prevede in tutte le province italiane camper, pullman, gazebo e altri momenti d’incontro volti a rompere l’isolamento e il dolore delle vittime di violenza di genere, offrendo il supporto di un’equipe di operatori specializzati, in prevalenza composta di donne e formata da personale di Polizia specializzato, da medici, psicologi e da rappresentanti dei centri antiviolenza. Un’idea, quella del progetto CAMPER contro la violenza di genere che, partito a luglio del 2016, in circa sei mesi in 22 province italiane ha consentito di contattare oltre 18.600 persone, in maggioranza donne, diffondendo informazioni sugli strumenti di tutela e di intervenire su situazioni di violenza e stalking che diversamente sarebbero potute rimanere ingabbiate nel dolore domestico. Anche la Questura di Varese è stata interessata all’evento e nella giornata di oggi, 14 febbraio p.v., è stata presente a partire dalle ore 13:00 in Piazza Monte Grappa con un Camper della Polizia di Stato ed un’equipe di operatori specializzati, formata da una psicologa, due operatrici specializzate della Polizia di Stato, di cui una appartenente alla locale Squadra Mobile e una alla locale Divisione Anticrimine, e una rappresentante della Rete Antiviolenza, per sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della violenza di genere e accogliere ed aiutare le persone vittime di tali comportamenti. Il Questore della Provincia di Varese Dott. Attilio INGRASSIA era presente in piazza per promuovere l’iniziativa e sottolineare la vicinanza della Polizia di Stato a coloro che necessitano di aiuto e sostegno, fornendo anche informazioni circa la rilevanza del fenomeno in ambito locale: “le attività della Polizia di Stato della Questura di Varese, relativamente a questa tipologia di reati, hanno visto Squadra Mobile – II Sezione- coinvolta in 58 indagini nell’anno 2015 e 51 nel 2016, mentre gli interventi delle Volanti sono stati 21 nel 2015 e 25 nel 2016; nel primo bimestre di quest’anno sono già state svolte 11 indagini dalla Squadra Mobile e 6 interventi dalla Squadra Volante. Dall’inizio del 2015 ad oggi sono stati complessivamente emessi più di 45 ammonimenti”. La flessione negli ultimi due anni dei delitti tipici (dai femminicidi, alle violenze sessuali, dai maltrattamenti in famiglia agli atti persecutori) non ferma l’impegno di prevenzione: non solo perché il numero assoluto delle vittime continua ad essere inaccettabile, ma perché l’esperienza di polizia e delle associazioni da tanti anni impegnate su questi temi mostra l’esistenza di un “sommerso” che troppo spesso non si traduce in denuncia. Un quotidiano fatto di attenzioni morbose, di comportamenti aggressivi e intimidatori che vengono letti come espressione di un amore appassionato e di una gelosia innocua, anche da madri, sorelle e amiche, ma che è spesso il triste copione di un crescendo di violenza che si alimenta con l’isolamento. A livello nazionale, ogni tre giorni e mezzo avviene in media l’omicidio di una donna in ambito familiare o comunque affettivo, mentre ogni giorno, sempre ai danni di donne, si registrano 23 atti persecutori, 28 maltrattamenti, 16 episodi di percosse, 9 di violenze sessuali. Questi più in dettaglio i dati di tutte le forze di polizia in tutta Italia: - gli omicidi di donne in ambito familiare sono stati 117 nel 2014, 111 nel 2015, 108 nel 2016; - gli atti persecutori (circa il 76% in danno delle donne) 12.446 nel 2014, 11.758 nel 2015, 11.400 nel 2016; - i maltrattamenti in famiglia (circa l’81% in danno delle donne) 13.261 nel 2014, 12.890 nel 2015, 12.829 nel 2016; - le percosse (circa il 46% in danno delle donne) 15.285 nel 2014, 15.249 nel 2015, 13.146 nel 2016; - le violenze sessuali (oltre il 90% in danno delle donne) 4257 nel 2014, 4000 nel 2015, 3759 nel 2016. Oltre alla tutela offerta dalla legge, che va dagli strumenti dell’ammonimento al divieto di avvicinamento fino ai domiciliari e al carcere per i casi più gravi, la battaglia più importante si gioca sul campo della prevenzione in cui la Polizia di Stato è impegnata, non solo nel contribuire attraverso l’informazione al superamento di una mentalità di sopraffazione, ma a fare da sentinella per intercettare prima possibile comportamenti violenti e intimidatori. In questa prospettiva si muove l’adozione dall’inizio dell’anno del protocollo E.V.A. (Esame delle Violenze Agite) da parte di tutte le Questure d’Italia. La procedura consente agli equipaggi di Polizia, chiamati dalle sale operative ad intervenire su casi di violenza domestica, di sapere se ci siano stati altri episodi in passato nello stesso ambito familiare. Tutto questo attraverso un protocollo che prevede la compilazione di checklist che, anche in assenza di formali denunce, spesso impedite dalla paura di ancor più gravi ritorsioni, consentono di tracciare situazioni di disagio con l’obiettivo di tenerle costantemente sotto controllo e procedere all’arresto nei casi di violenza reiterate. Anche la Questura di Varese sta mettendo in atto il protocollo E.V.A. #ESSERCISEMPRE
POLIZIA DI STATO - Questura Varese – “QUESTO NON È AMORE”
15/02/2017