Oggi, 27 gennaio, la Polizia di Stato della provincia di Udine e l’Associazione Nazionale Polizia di Stato hanno celebrato, come ormai avviene da diversi anni, la Memoria dei poliziotti che, nel 1944, in servizio alla Questura di Udine furono deportati nei campi di sterminio nazisti e non fecero più ritorno in Patria, dei quali i nomi sono scolpiti nella lastra marmorea nel piazzale interno della Questura.
Nel suo intervento, Giovanni Roselli, Presidente della Sezione A.N.P.S. di Udine, ha ricordato quel 1944, quando furono aperti i cancelli del campo di sterminio di Auschwitz, con la liberazione dei sopravvissuti. Il ricordo del genocidio del popolo ebraico e di quanti furono imprigionati e deportati diviene un punto essenziale per il rafforzamento della conoscenza, lo sviluppo della sensibilità umana, e la lotta in difesa dell’uguaglianza tra gli uomini e dei suoi diritti.
Il Giorno della Memoria non vuole far dimenticare e non vuole far spegnere i riflettori sul passato, ma vuole invece tenere desto il ricordo, nella speranza che la storia possa non ripetersi e nel contempo ci porti a riflettere sull’oggi.
Il Prefetto di Udine ricorda che il miglior antidoto al fatto che genocidi come quello dell’Olocausto non si verifichino più è la memoria. Il fatto che siamo nati ed abbiamo vissuto in un periodo di pace, non significa che essa sia stata definitivamente conquistata è necessario tenere alta l’attenzione attraverso il richiamo, come è detto, della memoria.
Nelle parole del Questore, che ha ringraziato le Autorità e le altre Forze di Polizia presenti, è espressa l’importanza della condivisione della memoria tra chi tutt’ora difende determinati valori, fondati sul nostro vivere civile, e i familiari di coloro che subirono gli effetti dell’immane barbarie, ma al di là del ricordo, si sente la necessità di interrogarci sul passato e cercare, in tal modo, di ricostruire e capire i fatti che stanno alla base degli avvenimenti accaduti. L’importanza della verità è alla base della comprensione di una ricostruzione storica che consenta di acclarare la verità sugli accadimenti. Ma un interrogativo, ancora più rilevante, diventa essenziale ed è quello di chiederci su che cosa c’è da fare, e bisogna continuare a fare, affinché ciò non abbia a ripetersi mai più. E’ l’agire, la risposta della Polizia di Stato che quotidianamente mette in pratica con il lavoro, l’impegno, il sacrificio quotidiano ed i rispetto di quelli che sono i principi e i valori fondamentali della missione, che sono a corollario dei principi costituzionali.
S’impone l’importanza dell’agire quotidiano, in uno scenario di situazioni particolari che si stanno creando nella nostra provincia nel fronteggiare i flussi migratori, la cui gestione richiede il massimo rispetto delle regole della dignità umana.