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QUESTURA DI UDINE: NUOVI DISTINTIVI DI QUALIFICA DELLA POLIZIA DI STATO.

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QUESTURA DI UDINE: NUOVI DISTINTIVI DI QUALIFICA DELLA POLIZIA DI STATO.

L’11 luglio, giornata nella quale ricorre l’anniversario dell’istituzione del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, di cui la Polizia di Stato è erede, si è tenuta a Roma, presso il Palazzo della Consulta alla presenza delle più alte cariche istituzionali la cerimonia ufficiale di presentazione dei nuovi distintivi di qualifica.

Il Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, istituito con la Legge 11 luglio 1852 n. 1404, come corpo ad ordinamento militare, ha esercitato le funzioni di pubblica sicurezza attraverso l’otto e novecento costituendo un solido presidio di legalità pur transitando attraverso ordinamenti diversi.  

La Legge 121 del 1981 ne ha ridisegnato lo status giuridico, segnandone il distacco dal mondo militare. Con tale riforma, in estrema sintesi, oltre alla smilitarizzazione, è stato sancito l’accesso delle donne a tutti i ruoli con parità di diritti e progressioni in carriera ed è stata introdotta la rappresentanza del personale da parte dei sindacati, è stata prevista una maggiore specializzazione attraverso selezioni sempre più rigorose e corsi di formazione prodromici a professionalità differenziate. La Polizia di Stato ha cambiato i nomi dei gradi, che sono stati ristrutturati ed arricchiti dal ruolo ispettori, anello di congiunzione tra dirigenti e collaboratori.

Un’epocale conquista, che andava suggellata attraverso un segno visibile che ricordasse a tutti, appartenenti e non, il significato profondo di una trasformazione lunga, laboriosa, e fortemente voluta.

Un giorno atteso con grande trepidazione. Dopo 38 anni, in modo tangibile, si riafferma nella forma e nella sostanza l’identità della Polizia di Stato, quale amministrazione civile ad ordinamento speciale, che ha sublimato i valori ai quali profondamente crede nel motto “sub lege libertas”.

Ed è proprio recuperando tale spirito riformista che l’uniforme di oltre 98.000 poliziotti dal 12 luglio ha cambiato aspetto, vestendo i nuovi distintivi di qualifica, frutto del lavoro di una Commissione costituita da componenti delle viarie articolazioni dell’Amministrazione, dalle rappresentanze sindacali e dall’esperto di araldica, professor Michele D’Andrea, che li ha disegnati. 

Ad unire passato e presente l’immagine, rivisitata stilisticamente, dell’aquila, emblema dell’Istituzione, che quest’anno compie 100 anni dalla sua prima apparizione sulle divise del Corpo della Regia Guardia di Pubblica Sicurezza risalente al 1919.  Ali spiegate, zampe libere e divaricate disposte ai lati della coda folta e stilizzata come il restante piumaggio, testa rivolta a sinistra ornata dalla corona murata di cinque torri, scudo sannito con il monogramma RI in petto. L’aquila – che accomuna i distintivi di qualifica di tutti gli appartenenti, da agente a dirigente generale, continua ad esprimere il legame identitario, il coraggio e la dedizione con cui quotidianamente ciascun poliziotto difende diritti e libertà, arricchendosi in base alla progressione di carriera di ulteriori simboli:  dalla qualifica di ispettore superiore, tiene tra gli artigli il bastone del comando, simbolo di autorità, qui reinterpretato come distintivo di responsabilità e capacità di gestione.  Dalla qualifica di commissario capo l’aquila è ricompresa in un serto con il motto “sub lege libertas”, mentre per i dirigenti superiori e i dirigenti generali il motto è tra i due galloni dorati.

Compaiono invece per la prima volta, a caratterizzare le diverse qualifiche:

il plinto araldico, costituito da una barretta orizzontale di colore rosso che rappresenta la struttura portante di un edificio, per gli agenti ed assistenti, qualifiche che più di ogni altra sono innestate nel territorio, prima e rassicurante presenza per la comunità;  

il rombo dorato, con il suo profilo fusiforme che ricorda la punta di una lancia, simbolo del dinamismo operativo temperato dall’esperienza, per i sovrintendenti;

la formella, alto esempio di architettura gotico-rinascimentale, richiamo al quadrilobo di Lorenzo Ghiberti e alla bellezza ed all’eleganza proprie del patrimonio di civiltà e cultura del nostro Paese, per i funzionari.

Il pentagono dorato, creato a seguito della riforma della Polizia di Stato del 1981, continuerà a individuare gli ispettori. L’ispettore superiore, il sostituto commissario e il sostituto commissario coordinatori aggiungono nella mostreggiatura anche il simbolo della successiva qualifica direttiva.

Il sistema dei distintivi inoltre introduce un elemento fortemente innovativo legato al coordinatore, la figura apicale degli assistenti, sovrintendenti e ispettori; posto al vertice della qualifica di appartenenza, rappresenta una sorta di ponte ideale con la qualifica superiore, di cui riprende il simbolo, quasi ad anticiparne l’effettivo conseguimento.  

Anche l’articolazione dei distintivi di qualifica è innovativa: abbandona infatti la classica disposizione in linea verticale per assumere una disposizione orizzontale per due elementi, piramidale per tre e a rombo per quattro.

Ogni elemento dei nuovi distintivi di qualifica ha un preciso significato che definisce la Polizia di Stato come amministrazione civile ad ordinamento speciale e, al suo interno, la comune identità ed il ruolo dei suoi appartenenti.   

I distintivi - uguali per tutti i ruoli del personale - differenziano le funzioni tecnico-scientifiche, tecniche e le attività professionali attraverso il diverso colore delle mostreggiature.

A Udine i nuovi distintivi di qualifica della Polizia di Stato sono stati presentati ai rappresentanti delle Istituzioni provinciali e agli organi di informazione il 13 luglio nella suggestiva “Sala matrimoni” di palazzo d’Aronco, sede del Comune.

Udine, 13 luglio 2019


13/07/2019

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