Vasta eco del discorso pronunciato sabato dal Questore in piazza in occasione dell'anniversario della fondazione della Polizia
Chiaro, ben articolato, pungente, per nulla retorico, accorato. Ha destato tanta eco, favori e apprezzamenti il discorso che il Questore Giuseppe Padulano ha pronunciato sabato scorso, in piazza dell'Unità d'Italia, in occasione delle celebrazioni indette in occasione del 160.mo anniversario della fondazione della Polizia.
Davanti al Ministro dell'ambiente, della tutela e del territorio e del mare Corrado Clini e alle massime autorità politiche, amministrative, militari e religiose, ma soprattutto al cospetto di tutte le componenti del tessuto sociale non solo cittadino, il Questore ha sottolineato quanto sia importante fare sistema e soprattutto ha chiesto a tutti con ferma decisione, ora più che mai, di aiutare le donne e gli uomini della Polizia di Stato nell'espletamento dei loro delicato impegno quotidiano.
"La Polizia non è mai contro" ha affermato e, soffermandosi sulla "triste vicenda della cittadina ucraina suicidatasi in casa nostra" ha detto che "noi siamo stati violentati mediaticamente da alcuni giornali". Stampa alla quale "va riconosciuto il difficile ruolo di riferire in tempo reale fatti spesso complessi e di difficile lettura. Ne riconosco l'attenzione - ha proseguito - ma mi sento anche di dire che titoli a volte troppo spettacolari contribuiscono a dilatare angosce e preoccupazioni nella gente, nonchè ad alimentare una percezione di insicurezza che non trova riscontro nella realtà delle cose".
Tornando a quanto pronunciato sabato in piazza, il Questore ha sottolineato il fatto che "noi non siamo il commissariato degli orrori, non siamo il nazicommissariato, non abbiamo la squadretta di triste memoria, non c'e' alcun ufficio con connotazioni ideologiche dedito sistematicamente a violenze varie.
Noi siamo quelli che hanno aperto la Questura alla presentazione del libro "Memorie di Pietra" che ricorda la cancellazione del ghetto e quindi dell'identità ebraica di Trieste e vi assicuro sul mio onore che in nessun piano della Questura operava in quel momento una Polizia muscolare, men che meno orientata.
Noi siamo quelli che hanno affidato alla Scuola Ebraica tanti nostri figli.
Noi siamo quelli che vigilano costantemente e specie nel periodo estivo i bambini della colonia ebraica.
Noi siamo quelli che hanno concesso decine di permessi di soggiorno per motivi umanitari, facendo prevalere spesso l'emozione alla realtà del regolamento.
Noi siamo quelli che hanno instaurato costruttivi rapporti con varie comunità con inequivocabili dimostrazioni di responsabilità, umanità, disponibilità ad affrontare le situazioni più difficili, e vedo lì Don Mario Vatta con i rappresentanti della Comunità di San Martino al Campo ed il Presidente del Centro Culturale Islamico GBARIA Saleh, con cui abbiamo instaurato un bellissimo rapporto di collaborazione con vari momenti di approfondimento sull'Islam per i dipendenti.
Noi siamo quelli che hanno condiviso con tante associazioni come "Libera" ideali, valori e percorsi per l'affermazione della giustizia e della legalità democratica.
Noi siamo quelli che hanno consentito a tanti bambini vittime delle guerre nel mondo di curarsi e di tornare a sorridere assistiti amorevolmente dagli Angeli della Fondazione "Luchetta - Ota - D'Angelo - Hrovatin".
E tutto questo è stato fatto da noi, non era certo semplice né scontato, come mi ha scritto il Dott. Andolina, ma abbiamo voluto agire col cuore piuttosto che con la ragione, assumendocene la responsabilità!!
Noi siamo quelli che con l'Associazione "Stella Polare" hanno dato dignità a tante vittime della tratta di esseri umani.
Gad Lerner nella prefazione di un emozionante libro scritto da un funzionario di Polizia dirigente dell'Ufficio Immigrazione, e che si intitola "FOGLI DI VIA" ha scritto:
"Gli uomini e le donne impegnati a garantire il rispetto della Sicurezza Pubblica e della Legalità, vivono su una speciale frontiera della condizione umana dove è impossibile restare a lungo indifferenti. O, per legittima difesa, anestetizzi i tuoi sentimenti oppure sviluppi una sensibilità dolente, speciale, difficile da reggere.
Il destino degli agenti di Polizia è spesso quello di finire "IN MEZZO" là dove si manifestano ingiustizie e sofferenze di un tessuto sociale sempre più afflitto dalle disuguaglianze.
La consapevolezza lì "IN MEZZO" si rivela di mediazione preziosa."
Noi, vi assicuro, in tutto questo ci identifichiamo completamente.
Questo sentimento era dovuto a tutti noi, a me stesso, ai poliziotti che oggi sono qui in Piazza a cui dico di tenere la testa ben alta, di lavorare ancora di più si!! a testa bassa tutti insieme per continuare a garantire con il forte impegno a questa città sicurezza sempre maggiore, vivibilità e serenità.
Voi miei cari poliziotti dovete stare sereni ed avere fiducia nella magistratura e, se capiterà, riconosceremo i nostri errori, ripeto errori, in buona fede nell'adempimento del nostro dovere svolto sempre senza pregiudizi o discriminazioni; questa è per me la cosa più importante!!
Lavoro difficile il nostro, sottopagato, complicato spesso da procedure di non facile applicazione, a volte in una condizione di "limbo" in cui ci pone la normativa.
E' questo un momento di riflessione importante, ed io mi pongo come garante di tutti i poliziotti che avorano e mi sto adoperando per approfondire ed anche correggere errori che si possono commettere e dei quali mi assumo la responsabilità".
In chiusura del suo discorso, il Questore ha voluto rendere la platea partecipe della situazione in cui si sta trovando "un agente con una faccia bella, pulita, si dice così, fresca", con il quale si era incontrato da poco. Un ragazzo "con due occhi come due acini d'uva che, appena sedutosi, sono affogati in un mare di lacrime".
"Era venuto a dirmi, ma io già lo sapevo - ha proseguito il Questore - , che era stato il primo a soccorrere Alina per 10 lunghi minuti praticandole la respirazione bocca a bocca.
Era distrutto, mi ha detto di non riuscire più a dormire non per il peso di una inchiesta né per il peso di sottoporsi ad una profilassi, ma per il pensiero martellante a quei momenti.
Mi ha detto che si era portato dentro il sapore della bocca di Alina e non poteva liberarsene nemmeno con il chewingum dal quale ormai non si separa più da quel giorno.
Questa volta nel mare eravamo in due, ci siamo salutati e gli ho sussurrato: SEI UN POLIZIOTTO ONESTO, NON FARLO, LE PROVE D'AMORE NON SI CANCELLANO".