Celebrazioni a Trieste
La Polizia di Stato ha celebrato oggi a Trieste San Michele Arcangelo, proclamato Patrono e Protettore della Polizia da Papa Pio XII nel 1949.
Alla presenza del Prefetto Alessandro Giacchetti, del Questore Giuseppe Padulano e delle massime autorità civili e militari locali, l'Arcivescovo Monsignor Giampaolo Crepaldi ha celebrato una Santa Messa nella cattedrale di San Giusto.
Erano presenti, fra gli altri, la signora Rosa Scafa, la prima donna che entrò in Polizia nel 1960, insignita dell'onoreficenza di Grande Ufficiale lo scorso 14 maggio a Roma in occasione della celebrazione del 158.mo anniversario della fondazione della Polizia; il presidente della Provincia di Trieste Maria Teresa Bassa Poropat, l'assessore comunale di Trieste alla sicurezza e alla polizia locale Enrico Sbriglia in rappresentanza del sindaco Roberto Dipiazza, il Procuratore Generale della Repubblica di Trieste Angelo Curto, il Primo Presidente della Corte d'Appello di Trieste Mario Trampus, la marchesa Etta Carignani, il commendatore Primo Rovis, rappresentanti di molti enti e disparate realtà del territorio, presidi di scuole, molti cittadini fra cui alcuni studenti dell'istituto per geometri Max Fabiani, e i soci e il labaro della locale sezione dell'Associazione nazionale Polizia di Stato (Anps).
Nella sua omelia l'Arcivescovo Crepaldi ha ricordato ai tanti presenti "la difficile battaglia - che è anche un servizio - che San Michele deve affrontare contro il drago, simbolo del male.
Un servizio al quale è chiamata la Polizia ma anche la Chiesa, alla quale interessa l'ordine, quell'ordine - per dirla con Sant'Agostino - che nasce dall'amore divino.
Un servizio al bene contro il male e in questa prospettiva bisogna lavorare tutti affinché prevalgano le ragioni buone e moralmente importanti e che siano emarginate quelle del male".
Il presule si è voluto anche soffermare sulla società odierna, "che non appare un deserto etico, ma di certo accanto a un consorzio sociale impegnato affinché vincano certi valori si stanno affacciando anche altre forze, troppe e crescenti, che vanno nel senso contrario".
Un monito: "la società deve fermarsi un minuto e riflettere che non ci si debba affidare soltanto alle forze di Polizia".
Una richiesta: "una maggiore tenuta morale del senso di responsabilità di tutti ed ecco che anche il lavoro della Polizia risulterebbe facilitato".
La Santa Messa si è conclusa con la lettura della preghiera di San Michele Arcangelo da parte del presidente della locale sezione dell'Anps Angelo Troiano.
Al termine del rito religioso, al quale era presente anche il Cappellano provinciale della Polizia di Stato Padre Paolo Rakic, si è svolto il Family Day, momento di incontro fra i dipendenti per rafforzare lo spirito di appartenenza che - giunto alla sua sesta edizione - ha accompagnato le celebrazioni per San Michele Arcangelo arricchendole di profondi e sinceri significati.
I familiari dei dipendenti hanno potuto accedere negli uffici della Questura; hanno assistito a un'esibizione degli artificieri e hanno visitato la sala operativa e il Gabinetto di Polizia scientifica.
Sentite le parole del Questore Padulano che ha omaggiato i figli dei dipendenti intervenuti con alcuni simpatici gadgets.
Le celebrazioni patronali a valenza nazionale si sono svolte a Lecce e sono state arricchite con lo svolgimento della seconda edizione del Premio San Michele Arcangelo, riconoscimento con il quale si sono voluti evidenziare quei valori che si manifestano nella vita quotidiana che, per gli appartenenti alla Polizia di Stato, si identificano anche in un serio impegno professionale al servizio dei cittadini per l'ordine e l'incolumità pubblica.
Nell'occasione il Capo della Polizia Antonio Manganelli ha voluto ricordare i due poliziotti morti in servizio la settimana scorsa in un incidente stradale a Bitonto (Bari) e ha affermato che "queste sono occasioni di incontro che ci permettono di ricordare le quotidiane soddisfazioni, i successi, le gioie, e anche i dolori profondi che vive un'istituzione complessa come la nostra, fatta da oltre 100 mila persone che sono quotidianamente esposte al pericolo.
Perciò - ha concluso Manganelli - amo dire che queste non sono feste, ma occasioni di incontro".