Questura di Trieste

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Il resoconto dell'attività della Polizia Postale e delle Comunicazioni nel 2019

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Resoconto 2019 Postale

A livello regionale si ricorda l'operazione "Little players"

In uno scenario nel quale la continua evoluzione tecnologica influenza ogni azione del nostro vivere quotidiano, lo sforzo della Polizia Postale e delle Comunicazioni nell’anno 2019 è stato costantemente indirizzato alla prevenzione e al contrasto della criminalità informatica in generale, con particolare riferimento ai reati di precipua competenza di questa Specialità.

C.N.C.P.O.

Il ritmo frenetico delle innovazioni tecnologiche e dei nuovi mezzi di comunicazione, conseguenti alla diffusione di Internet su larga scala e, in particolare, la progressiva diffusione di smartphones e tablets tra i minori, sono solo alcuni degli elementi che agevolano le forme di aggressione in rete verso l’infanzia e l’adolescenza, determinando, di conseguenza, un notevole incremento non solo di reati che vedono coinvolti i minori online, quali la pornografia minorile e il cyberbullismo, ma anche della diffusione di altre forme di aggressione nei loro confronti, come le condotte autolesioniste, le c.d. challenges (es.: Blue Whale, Binge Drinking), etc.

Considerato che uno degli aspetti propri del web che caratterizzano tali fenomeni, nonché tutte le comunità virtuali, è l’assenza di confini e, quindi, la , che , l’attività di cooperazione internazionale, instaurata nel corso degli anni dal Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online (C.N.C.P.O.) tramite EUROPOL e INTERPOL, sia con paesi dell’UE, sia extraeuropei, è di assoluta importanza, in quanto consente uno scambio info investigativo, nonché di condivisione di nuove tecniche di indagine e buone prassi nella materia.

In tale contesto, di assoluto rilievo risulta il ruolo svolto dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni, in particolare, nell’ambito dei reati relativi allo sfruttamento sessuale dei minori online. Nell’anno in corso sono state indagate 650 persone.

Le indagini relative al fenomeno dell’adescamento di minori online, invece, hanno consentito di indagare 180 soggetti.

Tra le citate attività di polizia giudiziaria, sono state eseguite 8 operazioni di particolare rilievo, condotte dagli Uffici territoriali della Specialità e coordinate dal Centro, alcune delle quali svolte in modalità sotto copertura online e scaturite da segnalazioni pervenute nell’ambito dell’attività di cooperazione internazionale svolta dal C.N.C.P.O. che, complessivamente, hanno consentito di indagare in stato di libertà 151 soggetti.

Un fenomeno particolarmente insidioso che ha fatto breccia tra giovani e giovanissimi è rappresentato dagli stickers, fenomeno in crescente diffusione, che consiste nella condivisione, sulle piattaforme di messaggistica istantanea, di adesivi digitali gratuiti, a contenuto offensivo, violento, discriminatorio, antisemita, nonché pedopornografico.

Le piattaforme di messaggistica istantanea hanno offerto agli utenti la possibilità di utilizzare, accanto a emoji (simboli pittografici, simili agli emoticon e utilizzati negli SMS, nelle e-mail, nonché nei social), pacchetti di stickers messi a disposizione dai sistemi di messaggistica istantanea che offrono la possibilità di crearne di personalizzati e modificati ricavandoli da fotografie reali, tramite diverse “Applicazioni” gratuite, disponibili per IOS e Android.

Negli ultimi tempi, questo tipo di servizio sta ricevendo il consenso degli utenti preadolescenti e adolescenti, i quali, tuttavia, spesso ne fanno un uso improprio, diffondendo adesivi digitali dai contenuti illeciti (pedopornografici, xenofobi, discriminatori, etc.) ed esponendosi a responsabilità penali relative alla diffusione e divulgazione di materiale pedopornografico.

Attualmente sono stati rilevati 7 casi di stickers trattati da questa Specialità, conclusisi con altrettanti minori indagati per diffusione e detenzione di materiale pedopornografico.

Inoltre, tra le indagini più significative avviate direttamente dal Centro nell’ambito dei reati di sfruttamento sessuale dei minori, si segnala una complessa operazione, svolta in modalità sotto copertura online nelle Dark Net, che ha consentito di trarre in arresto un 60enne per detenzione di materiale di sfruttamento sessuale dei minori, aggravato dall’ingente quantità, dall’utilizzo di mezzi di anonimizzazione e criptazione, nonché dalla particolare violenza di alcune immagini rinvenute, raffiguranti abusi sessuali su minori anche in tenerissima età. L’uomo è risultato di particolare interesse, anche a livello internazionale, per i ruoli di amministratore e moderatore che nel tempo ha ricoperto nelle comunità virtuali pedofile.

A livello regionale si  segnala l’OPERAZIONE “LITTLE PLAYERS”

L’Indagine, coordinata dal C.N.C.P.O. e condotta dalla Sezione Polizia Postale di Udine, trae spunto dalla segnalazione presentata da un sacerdote nei confronti di un suo ex alunno che attraverso il proprio profilo “Instagram” seguiva bambini e ragazzi in atteggiamenti provocanti, che presentavano altresì sul proprio profilo riproduzioni fotografiche pedo. La sezione di Udine effettuava la perquisizione informatica nei confronti dell’indagato e dall’analisi dei supporti informatici rinvenuti si acclarava la presenza, su tali supporti, di materiale pedopornografico. Inoltre, l’esame del materiale sequestrato consentiva agli operatori di verificare che il materiale illecito era stato oggetto di scambio con altri utenti del noto servizio di messaggistica istantanea “KIK”, dove il soggetto era solito accedere, comunicando anche in lingua inglese.

Dalle risultanze emerse, prende il via una indagine molto più ampia e complessa, condotta in modalità sotto copertura, a seguito della quale sono stati individuati 36 soggetti che detenevano e divulgavano materiale pedopornografico tramite link a spazi cloud dove veniva archiviato il predetto materiale.

Pertanto sono state eseguite 36 perquisizioni, disposte dalla Procura della Repubblica di Trieste, volte ad individuare i soggetti responsabili di tali condotte delittuose.

L’attività si è conclusa con 35 denunciati e 1 arrestato.

Per quanto concerne l’attività di prevenzione svolta dal C.N.C.P.O. attraverso una continua e costante attività di monitoraggio della rete, sono stati individuati 46.077 siti internet, di cui 2.287 inseriti in black list ed oscurati in quanto presentavano contenuti pedopornografici.                                       

Nell’ambito dei reati contro la persona perpetrati sul web, dal mese di gennaio ad oggi, sono state indagate 288 persone, per aver commesso estorsioni a sfondo sessuale, stalking, molestie e minacce sui social network.

Risultano in costante aumento le diffamazioni on line, soprattutto ai danni di persone che ricoprono incarichi istituzionali o comunque conosciute dal grande pubblico: 2426 i casi trattati e 738 le persone indagate.

Sono stati segnalati 514 casi di ricatto on line dall’inizio dell’anno.

Una particolare rilevanza ha assunto l’attività di contrasto al revenge porn, un fenomeno in continua crescita, per il quale sono 24 le persone indagate. Purtroppo i dati non rispecchiano la gravità e l’estensione del fenomeno, a causa della ritrosia a denunciare di molte persone.

Grande impegno è stato profuso al contrasto dei reati d’incitamento all’odio: sono oltre 2000 gli spazi virtuali monitorati nel 2019 per condotte discriminatorie di genere, antisemite, xenofobe e di estrema destra.

Si registra la continua crescita delle truffe on line: nel 2019 sono state ricevute e trattate oltre 196 mila segnalazioni che hanno consentito di indagare 3620 persone. Sempre più sofisticate sono state le condotte fraudolente commesse sulle piattaforme di e-commerce.

Sono aumentate le cosiddette truffe romantiche, che vedono come vittime delle donne di età compresa tra i 40 e i 60 anni, circuite da uomini conosciuti in rete e indotte con stratagemmi sentimentali a versare ingenti somme di denaro a truffatori senza scrupoli.

Si è evidenziato un significativo aumento del fenomeno delle truffe legate al trading online: molti utenti della rete, allettati dalla prospettiva di facili guadagni derivanti da investimenti “sicuri”, sono caduti nella rete di abili truffatori e finti intermediari finanziari investendo centinaia di migliaia di euro.

CNAIPIC

Di evidente incremento è l’attività di contrasto alla minaccia cyber svolta dal Centro Nazionale Anticrimine per la Protezione delle Infrastrutture Critiche (C.N.A.I.P.I.C.), attestata dal rilevante aumento del numero di alert diramati alle infrastrutture critiche nazionali che, rispetto al 2018, ha visto un aumento di oltre il 30%, sino a raggiungere 82484 alert.

La tempestiva condivisione dei c.d. “indicatori di compromissione” dei sistemi informatici con i fornitori di servizi pubblici essenziali ha consentito di rafforzare gli strumenti volti alla protezione della sicurezza informatica, garantita anche dalla costante attività di monitoraggio in contesti di interesse.

Il C.N.A.I.P.I.C. - Centro Nazionale Anticrimine Informatico nell’ambito del complessivo Sistema Informativo Nazionale per il Contrasto al Cyber Crime, progetto SINC3 finanziato con fondi ISF, ancora in fase di completamento e che mira ad estendere la rete di protezione cibernetica anche alle realtà più sensibili del Paese, ha gestito complessivi 1181 attacchi cyber significativi, di cui:

•       243 attacchi informatici nei confronti di servizi internet relativi a siti istituzionali e infrastrutture critiche informatizzate di interesse nazionale;

•       938 attacchi informatici diretti verso aziende sensibili e pubbliche amministrazioni locali;

•       79 richieste di cooperazione nell’ambito del circuito “High Tech Crime Emergency”.

Tra le attività investigative condotte, in tale ambito, si segnalano 155 indagini avviate nel 2019 per un totale di 117 persone indagate.

Nell’ottica di un’efficace condivisione operativa, il Centro ha proseguito la stipula di specifici Protocolli a tutela delle infrastrutture critiche nazionali: al riguardo, nel 2019 sono state sottoscritte 7 nuove convenzioni con le società Alitalia, Istituto Poligrafico Zecca dello Stato, Cassa Depositi e Prestiti, E.ON, Assaeroporti, Fastweb ed Italgas, oltre al rinnovo delle convenzioni in essere con CONSOB, Dipartimento della Protezione Civile e Vodafone.

Si rappresenta, altresì, che analoghe forme di collaborazione, nell’ambito del progetto SINC3, sono state avviate dagli uffici territoriali della Specialità con strutture sensibili di rilevanza locale, sia pubbliche che private, al fine di garantire un sistema di sicurezza informatica capillare e coordinato.

CYBERTERRORISMO

Nell’ambito della prevenzione e del contrasto al terrorismo internazionale di matrice jihadista ed, in particolare, ai fenomeni di radicalizzazione sul web, il personale della Polizia Postale e delle Comunicazioni effettua quotidianamente il monitoraggio del web, affiancato da qualificati mediatori linguistici e culturali, il cui contributo, per la peculiarità della materia e dei relativi contenuti multimediali presenti sulla rete, fornisce un valore aggiunto di fondamentale importanza.

Come noto, infatti, il web assurge ad un ruolo fondamentale quale strumento strategico di propaganda dell’ideologia del Daesh, di reclutamento di nuovi combattenti, di finanziamento, di scambio di comunicazioni riservate nella pianificazione degli attentati e di rivendicazione degli stessi.

In tale contesto, la Specialità ha svolto attività sia di iniziativa, che su specifica segnalazione, anche grazie alle informazioni pervenute dai cittadini tramite il Commissariato di P.S. Online, al fine di individuare i contenuti illeciti presenti all’interno degli spazi e servizi di comunicazione online di ogni genere, come, ad esempio, siti, weblog, forum, board, social network e gruppi chiusi presenti su piattaforme di comunicazione.

L’attività, funzionale al contrasto dei fenomeni di radicalizzazione e cyberterrorismo, ha portato al monitoraggio di oltre 32.170 spazi web ed alla rimozione di centinaia di contenuti.

Appare opportuno evidenziare come l’attività di monitoraggio del web effettuata negli ultimi mesi da questa Specialità abbia permesso di riscontrare come l’attuale struttura centrale dell’apparato di propaganda del Daesh, con produzione mediatica più o meno costante nel tempo, risulti essere costituita da vari Media Center insistenti nelle province del Califfato che, mentre in passato risultavano dotati di canali di comunicazione propri, oggi si appoggiano ai c.d. Supporter Generated Content per la diffusione del materiale di propaganda.

Si tratta, dunque, di una struttura basata su una miriade di account, attivati quotidianamente da singoli cyber mujahid (supporter del Califfato sui media) o in forma automatizzata tramite apposite strutture dipendenti dal Daesh e deputate al mantenimento dell’operatività mediatica, per fare fronte all’azione restrittiva messa in atto dagli amministratori delle piattaforme Social, con l’obiettivo di divulgare magazine online del Califfato, aggiornamenti sulle attività dei combattenti nei teatri operativi, video, documenti, manuali o pubblicazioni di esponenti di spicco della corrente radicale islamica, infografiche di minaccia etc.

Al fine di contrastare tale strategia di comunicazione dell’IS, personale del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni ha partecipato agli “Action Day” che si sono svolti nel mese di novembre 2019 presso la sede di Europol, a L’Aia, e che hanno coinvolto, oltre a tutte le Forze dell’Ordine degli Stati Membri, anche i rappresentanti dei maggiori Internet Service Provider, tra cui Telegram – che è stato il fornitore di servizi online che ha ricevuto la maggior parte delle richieste di referral e che ha allontanato dalla propria piattaforma una parte significativa degli attori chiave all'interno della rete di diffusione della propaganda IS – nonché Google, Files.fm, Twitter, Instagram e Dropbox.

In tale contesto, dunque, le attività poste in essere hanno permesso di ottenere un massiccio “take down” di migliaia di gruppi, canali ed account (molti dei quali oggetto di un precedente accesso abusivo ed un successivo impiego come bots) che sono stati oggetto di preventiva segnalazione da parte del law enforcement, in quanto considerati responsabili della pubblicazione del settimanale di settore al-Naba.

Nella medesima circostanza, inoltre, mediante un rilevante lavoro di monitoraggio e Open Source Intelligence, si è provveduto all’analisi dei tentativi di reazione da parte dei cyber mujahid, ed all’immediato contrasto delle prove di ricostruzione della macchina di propaganda online dell’IS.

Appare evidente, dunque, come il carattere transnazionale delle operazioni descritte, sia per la natura internazionale del fenomeno, che per la stessa connaturata struttura della rete, determini l’imprescindibile attivazione efficiente di strumenti di cooperazione sovranazionale che riescono ad apportare un indiscusso valore aggiunto alle attività di prevenzione messe in atto dalle diverse Forze di Polizia nazionali. 

Ad ulteriore conferma della proiezione internazionale del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, quale punto di contatto nazionale dell’Internet Referral Unit (IRU) di Europol (Unità preposta a ricevere dai Paesi Membri le segnalazioni relative ai contenuti di propaganda jihadista diffusi in rete e di orientarne l’attività), appare opportuno segnalare la partecipazione di propri operatori anche al “CBRNE Action Day”, che si sono svolti sempre presso la sede di Europol alla fine del mese di novembre.

Nel dettaglio, partendo dall’analisi dei tragici eventi terroristici avvenuti negli ultimi anni in Europa, a partire dall’attacco alla Manchester Arena del 22 maggio 2017 per arrivare fino ai recente episodio di Halle (Germania) dello scorso 9 ottobre, si è constatato come sempre più spesso i lupi solitari (sia di matrice jihadista, così come di matrice neonazista) abbiano fatto ricorso ad esplosivi e armamenti realizzati seguendo le istruzioni presenti in manuali e linee guida pubblicate online.         

Nel corso “CBRNE Action Day” l’operazione congiunta è stata rivolta proprio alla individuazione online di manualistica e di c.d. “Tutorials” di stampo terroristico, nei quali viene spiegato come preparare ordigni esplosivi improvvisati utilizzando materiali radiologici, biologici, chimici e nucleari.

Nel dettaglio, durante l’operazione  le forze di polizia hanno identificato oltre 1700 risorse online di interesse investigativo che sono state segnalate ai Provider dei Servizi Internet per la relativa rimozione e per l’ottenimento di utili elementi di prova indispensabili per la prosecuzione delle indagini.

L’operazione congiunta ha altresì compreso ulteriori attività investigative, anche all’interno del Dark Web, al fine di individuare operazioni di compravendita di materiali necessari alla preparazione di ordigni, con la successiva analisi delle transazioni sospette relative alla vendita di precursori chimici su piattaforme online generiche.

Sempre nell’ambito della lotta al terrorismo di matrice jihadista, appare opportuno segnalare anche le attività d’indagine svolta dal personale del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni “Emilia Romagna” di Bologna, all’esito delle quali la Procura della Repubblica di Bologna ha emesso un decreto di perquisizione locale, personale e informatica nei confronti di un cittadino tunisino di 24 anni.

Le indagini, scaturite dall’attività posta in essere da operatori sotto copertura della Specialità in materia di contrasto al cyber terrorismo, hanno condotto all’individuazione di un account Whatsapp, riconducibile all’indagato, inserito all’interno di gruppi di esplicito sostegno alle ideologie dello Stato Islamico.

In relazione a tali fatti, la Procura della Repubblica di Bologna ha iscritto a carico del cittadino tunisino le ipotesi di reato di apologia di reato in ordine ai delitti di “Terrorismo e crimini contro l’umanità” commessi a mezzo di strumenti telematici.

Ed ancora, all’esito della perquisizione sono stati rinvenuti oltre ad alcuni smartphone, uno dei quali conteneva l’utenza telefonica associata all’account WhatsApp ed ai diversi canali Telegram utilizzati per la diffusione della propaganda jihadista, anche apparati informatici nei quali era presente materiale multimediale avente il medesimo tenore, nonché alcuni manoscritti in lingua araba inneggianti lo Stato Islamico.

Nell’anno che volge al termine, oltre alle suindicate attività di polizia giudiziaria connesse al terrorismo di matrice jihadista, la Polizia Postale e delle Comunicazioni ha registrato un notevole incremento delle attività nel settore della propaganda online legata all’estremismo razzista e xenofobo, riscontrando un trend di forum e discussioni dedicate all’argomento in costante aumento.

Tale tendenza, che ha coinvolto la popolazione “virtuale” di tutto il globo, evidenzia una dimensione transnazionale della minaccia in argomento, basti pensare alla strage di Christchurch – avvenuta il 15 marzo 2019 – nella quale hanno perso la vita 50 persone (mentre altre 50 sono state ferite) in seguito all’attacco da parte di un uomo che, motivato da ideologie suprematiste, ha aperto il fuoco su due luoghi di culto musulmani nella terza città più grande della Nuova Zelanda, trasmettendo le immagini in diretta su Facebook.

L’indottrinamento, come nel caso del radicalismo jihadista, avviene anche in questo ambito quasi sempre sulla rete, attraverso una graduale autoformazione che inizia con la visualizzazione di contenuti diffusioni di numerose board, diverse dai principali social network.

All’interno di tali board, inoltre, trovano ampio spazio anche messaggi pubblicati ad opera di ignoti mediante i quali vengono minacciate azioni terroristiche (nella maggior parte dei casi rivelatesi fake).

Sul punto, inoltre, appare opportuno evidenziare come, grazie alla buona collaborazione con il Federal Bureau of Investigation, operatori della Sezione Cyberterrorismo del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, hanno indentificato un soggetto italiano che, tramite la piattaforma 4Chan aveva minacciato l’esecuzione in data 30 agosto 2019 di un’azione terroristica sulla tratta ferroviaria Roma/Milano; in particolare, gli investigatori riuscivano ad effettuare la perquisizione nei confronti del reale autore del messaggio in data 29 agosto 2019, accertando l’inconsistenza della minaccia.

FINANCIAL CYBERCRIME

Con riferimento al financial cybercrime, le statistiche dell’anno in corso fanno registrare ben 4930 casi a livello nazionale.

Il fenomeno del phishing, finalizzato alla captazione illecita di codici personali e dati sensibili, conosce un notevole aumento soprattutto attraverso il ricorso a malware e siti-clone. In aumento, tuttavia, sono anche i casi riguardanti il cd. “Vishing” (phishing vocale) e “Smishing” (phishing attraverso messaggi ed sms).

La violazione dei sistemi bancari di privati ed imprese vede un aumento nel ricorso alle tecniche criminali del cd. Sim-Swap (vedi infra).

Il tessuto economico-produttivo del Paese continua ad essere oggetto degli attacchi noti a livello mondiale con le espressioni BEC e CEO Fraud. Scopo delle organizzazioni criminali è quello di intromettersi nei rapporti commerciali tra aziende dirottando ingenti somme verso conti correnti nella disponibilità dei truffatori. Il BEC (business e-mail compromise) fraud o CEO (Chief Exeutive Officer) fraud sono la moderna applicazione della tecnica di attacco denominata “man in the middle”.

Nonostante la difficoltà operativa di bloccare e recuperare le somme provento di frode informatica, soprattutto perché inviate verso paesi extraeuropei (Cina, Taiwan, Hong Kong), grazie alla versatilità della piattaforma OF2CEN (On line Fraud Cyber Centre and Expert Network) per l’analisi e il contrasto avanzato delle frodi del settore, nell’anno 2019, la Specialità ha potuto bloccare e recuperare alla fonte, su una movimentazione di 18.763.446 €, ben 13.544.042 €.

La piattaforma in questione, frutto di specifiche convenzioni intercorse mediante ABI con gran parte del mondo bancario, consente di intervenire in tempo quasi reale sulla segnalazione, bloccando la somma prima che venga polverizzata in vari rivoli di prestanome.

Al riguardo, con riferimento al fenomeno del cyber-riciclaggio, di rilievo è la recente operazione internazionale denominata “Emma5”, coordinata dal Servizio Polizia Postale con la collaborazione di 24 Paesi Europei e di Europol, volta a identificare i c.d. “money mules”, primi destinatari delle somme provenienti da frodi informatiche e campagne di phishing, che offrono la propria identità per l’apertura di conti correnti e/o carte di credito, sui quali vengono poi accreditate le somme illecitamente acquisite.

L’operazione in parola ha consentito sul territorio nazionale di identificare e denunciare 170 money mules.

Anche il mondo dello Sport è finito nelle spire di tale tipologia di frode online. La FITET, Federazione Italiana Tennis Tavolo, è stata infatti attirata nel sinistro meccanismo delle frodi informatiche in occasione di un torneo internazionale, che vedeva la partecipazione di ben quaranta Paesi da tutto il mondo, nel quale l’Italia avrebbe preso parte. 

Mentre erano in corso gli ultimi preparativi per l’organizzazione della trasferta della Squadra azzurra, due soggetti italiani, abili hacker, si sono introdotti clandestinamente nella rete della Federazione italiana, rubando le credenziali di accesso alle caselle di posta elettronica federali, e riuscendo in tal modo ad intercettare tutte le comunicazioni scambiate fra le varie società sportive.

A finire sotto la lente degli hacker sono state, in particolare le email contenenti i dati e gli estremi per procedere ai pagamenti per la partecipazione al prestigioso torneo.

Carpiti tali dati infatti, i criminali informatici sono riusciti a rubare l’identità digitale degli organizzatori del torneo, ed abilmente falsificando tutte le fatture relative ai pagamenti per l’iscrizione, hanno contattato le varie Federazioni sportive e squadre partecipanti (tra cui, oltre l’Italia, vi erano la Cina, la Polonia e l’Ungheria), convincendole della necessità di effettuare i pagamenti su conti correnti del tutto falsi, accesi presso banche estere ed in realtà riconducibili ai due italiani, i quali, nel giro di pochissimi click, avevano già incassato oltre 30.000 euro di profitti illeciti.

Attraverso attività tecniche e complessi accertamenti informatici, superando gli strumenti di anonimizzazione che gli hacker avevano impiegato per camuffare le loro tracce, gli uomini della Polizia Postale hanno in breve tempo puntato l’obiettivo sui due italiani, ufficialmente residenti a Sanremo; pedinati e rintracciati a Torino, i due sono stati sottoposti a perquisizione, anche informatica, che ha consentito di ricostruire tutte le prove del reato all’interno del copioso materiale hardware e software in loro possesso, poi sottoposto a sequestro.

Nel settore del contrasto alla pirateria informatica ragguardevoli successi sono stati ottenuti nell’anno in corso dalla Specialità.

A livello nazionale, con l’Operazione Eclissi, il Servizio Polizia Postale ha messo a segno la più vasta operazione di polizia mai condotta nel settore del contrasto al fenomeno delle IPTV illegali. L’Operazione coordinata a livello nazionale dalla Procura della Repubblica di Roma, e a livello internazionale dalle Agenzie europee Eurojust ed Europol ha puntato a disarticolare direttamente la complessa infrastruttura tecnologica operante a livello internazionale, responsabile della diffusione via Internet, attraverso numerosi siti, del segnale illegalmente captato di numerose emittenti televisive a pagamento (Sky; DAZN; Mediaset; Netflix etc.).

Un’indagine tecnico informatica estremamente accurata sulla diffusione dei segnali in streaming effettuato dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni ha consentito di individuare le sorgenti estere dalle quali partiva il segnale “pirata”.

Potentissimi Server allocati all’estero consentivano la diffusione capillare in tutta Europa del segnale, al punto che le risultanze operative hanno coinvolto le Autorità giudiziarie e le Polizie di Francia; Paesi Bassi; Germania; Bulgaria e Grecia. 

Significativi i numeri complessivi relativi sia alle persone coinvolte, circa 5.000.000 di utenti solo in Italia; sia alle Iptv bloccate 30, per un volume di affari stimato di oltre 2 milioni di euro al mese, che hanno portato all’individuazione di circa 200 tra conti PayPal, postepay, conti correnti bancari e wallet bit coin, tuttora oggetto di indagine. Inoltre sono stati sequestrati oltre 200 Server e 80 domini e sono state effettuate 20 perquisizioni in tutta Europa presso sedi di società e provider.

COMMISSARIATO DI PS ONLINE

Il portale del Commissariato di P.S. online è divenuto il punto di riferimento specializzato per chi cerca informazioni, consigli, suggerimenti di carattere generale, o vuole scaricare modulistica e presentare denunce.

Uno strumento agevole che consente al cittadino, da casa, dal posto di lavoro o da qualsiasi luogo si desideri, di entrare nel portale ed usufruire dei medesimi servizi di segnalazione, informazione e collaborazione che la Polizia Postale e delle Comunicazioni quotidianamente ed ininterrottamente offre agli utenti del web.

Di particolare importanza le denunce e le segnalazioni giunte anche sul sito del Commissariato di P.S. on-line per i reati di cyberbullismo, perpetrati soprattutto in ambito scolastico da parte di studenti nei confronti di compagni e perpetrati attraverso i social media, con atti denigratori e diffamatori nei confronti delle giovani vittime. Alcune attività sono sfociate nell’emissione da parte dei Questori di provvedimenti di ammonimento anche al fine di responsabilizzare minori autori del reato.

Attività del Commissariato di PS online

Richieste di informazioni evase

22.853

Segnalazioni ricevute dai cittadini

20.622

Denunce presentate dagli utenti

10.409

 


31/12/2019

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