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Operazione DJ: sei arresti per riciclaggio di auto di lusso

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polizia stradale

Sgominata dalla Polizia Stradale un'associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio internazionale di auto di lussso

L'operazione denominata "D.J." prende avvio alla vigilia di ferragosto del 2013 ed ha permesso di individuare, nell'arco di circa sei mesi, un sodalizio criminale stabilmente radicato nel territorio trevigiano, costituito in prevalenza da cittadini italiani residenti nella provincia di Treviso e nelle province di Venezia, Padova, Siracusa e Brescia, dedito al riciclaggio di vetture di lusso di provenienza illecita verso paesi esteri tra cui in particolare la Svizzera, ma anche la Germania, l'Ungheria, l'Estonia ed altri paesi.

La complessa attività d'indagine nasce dalla presentazione nel mese di agosto 2013 presso una nota agenzia di pratiche automobilistiche di Treviso delle richieste di radiazione per esportazione di due veicoli di alta gamma.

Tale pratica, che consiste nella cancellazione dal Pubblico Registro Automobilistico (P.R.A.) di un veicolo con il ritiro delle targhe italiane, consente poi la nuova immatricolazione dello stesso veicolo all'estero con il rilascio da parte dello stato estero di un nuovo libretto di circolazione e nuove targhe, di fatto "ripulendo" il veicolo da ogni vicenda pregressa e da qualunque illecito precedente ad esso relativo.

In particolare, in data 14.08.2013 il titolare dell'agenzia si presentava presso gli uffici della Polizia Stradale di Treviso al fine di sporgere denuncia perché il giorno prima si era presentato presso i suoi uffici un soggetto, G.P. (generalità in seguito risultate false) richiedendo il rilascio del certificato di radiazione per esportazione verso l'Austria dell'autovettura Audi Q5. La pratica veniva espletata a mezzo sportello telematico ed il certificato di radiazione veniva consegnato al G. unitamente alla carta di circolazione annullata per esportazione verso Paese UE. Lo stesso giorno, il titolare dell'agenzia riceveva una telefonata da persona che riferiva di essere stato contattato come eventuale acquirente del veicolo succitato ma, attingendo informazioni presso la società di leasing Volkswagen Leasing Gmbh, era venuto a conoscenza che l'autovettura non era mai stata venduta.

Insospettito, il titolare effettuava approfondimenti dai quali emergeva che il veicolo soggiaceva a contratto di noleggio ancora valido, se pur da cliente moroso, che non era il soggetto presentatosi per la radiazione (il G.); provvedeva pertanto ad annullare la pratica di radiazione del veicolo e, in considerazione del fatto che lo stesso G. si era presentato la sera precedente con altra richiesta di radiazione per esportazione riferita ad altra autovettura BMW M3 Cabrio, della quale era stata effettuata analoga radiazione per esportazione verso l'Austria, si premurava di accertarsi che la documentazione presentata fosse regolare. Effettuate le verifiche del caso, emergeva immediatamente la falsità dei documenti utilizzati per le pratiche citate sicché il titolare dell'agenzia procedeva alla denuncia consegnando alla Polizia Stradale i documenti falsi in suo possesso. Con il sequestro del citato documento falso risulta già provato documentalmente il primo dei vari episodi di riciclaggio che successivamente sono stati individuati in quanto il sedicente G., senza essere concorso nel reato presupposto di appropriazione indebita (commesso da terzi a lui non riconducibili), avendo perfezionato la pratica di radiazione per esportazione attraverso documenti falsi, otteneva il titolo che consentiva la reimmatricolazione all'estero del veicolo impedendone così l'identificazione della provenienza illecita.

Partendo dal citato episodio, attraverso molteplici attività di indagine, sono stati individuati numerosi altri soggetti ed altre autovetture e si è potuto accertare che quelli che sembravano inizialmente episodi distinti compiuti da persone che, al più, potevano ritenersi concorrenti in singoli delitti di riciclaggio, erano al contrario riconducibili agli stessi soggetti che mantenevano legami stabili e duraturi, destinati a protrarsi anche dopo la realizzazione di ciascun delitto e ricoprivano ruoli specifici, tanto da costituire una vera e propria associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio internazionale di veicoli, compiuto radiando per esportazione o comunque cedendo all'estero i veicoli con documentazione falsa prodotta dal sodalizio.

In questo modo è stata accertata e documentata in plurimi episodi tutta l'attività delittuosa, dall'inizio in Italia fino al suo termine in territorio straniero. In particolare, grazie alla proficua e corposa collaborazione nelle indagini con lo Stato svizzero, è stato possibile documentare gli ultimi passaggi del riciclaggio all'estero, fino alla vendita al cliente finale del veicolo ormai "ripulito". Infatti, l'Autorità giudiziaria elvetica, nell'ambito di una propria complessa attività di indagine denominata "Muscle car", che aveva permesso di arrestare in quel paese 9 persone (2 delle quali attualmente ancora detenute) dopo aver individuato 50 veicoli di dubbia provenienza (39 dei quali sequestrati), si imbatteva in alcuni dei veicoli oggetto dalla presente operazione ed oggetto di ricerca internazionale. Al fine di chiarire la provenienza dei veicoli oggetto dei citati sequestri, quell'Autorità si metteva in contatto con gli investigatori procedenti e, attraverso un'articolata attività di assistenza giudiziaria in rogatoria e di conseguente cooperazione tra Polizia Stradale italiana e Polizia svizzera, veniva confermato che il sodalizio sgominato era parte consistente del canale di approvvigionamento per il mercato elvetico dei veicoli di illecita provenienza, con l'inevitabile collegamento tra i protagonisti delle due attività giudiziarie per i quali sono tuttora in corso sviluppi dell'attività di indagine transnazionale.

Le indagini effettuate hanno permesso di accertare con precisione e chiarezza tutte le fasi dell'attività illecita, per la realizzazione della quale il modus operandi, come detto è pressoché simile per la presenza di indicatori ricorrenti in ogni fatto criminoso. In proposito, il gruppo criminale individuato (che vede la partecipazione anche di altri soggetti per i quali sono in corso accertamenti anche all'estero), risulta assolutamente autonomo nell'esecuzione dei reati in quanto dotato di tutte le "professionalità criminali" necessarie all'esecuzione delle varie fasi, essendo fornito di procacciatori di veicoli e clienti, di almeno un falsario di documenti, di una "testa di legno" per l'effettuazione materiale delle pratiche di radiazione e di autisti per il trasporto dei veicoli. Successivamente, come ipotizzato in fase di indagine e perfettamente confermato dalle attività di assistenza giudiziaria, il sodalizio, avvalendosi di altri soggetti, riusciva ad immettere nel mercato svizzero i veicoli di provenienza illecita per la loro re immatricolazione una volta "ripuliti".

Il modus operandi del sodalizio, chiaro ed ampiamente provato, consisteva nel:

· reperimento del veicolo oggetto di appropriazioni indebite, false denunce di furto e furti reali;

· individuazione degli acquirenti, per lo più attraverso siti internet dedicati al mercato automobilistico ma anche mediante "passa parola" e contatti diretti;

· produzione dei documenti falsi necessari sia alle pratiche di radiazione per esportazione dei veicoli sia a tutte le altre operazioni legate alle trattative ed alla compravendita;

· radiazione dei veicoli per esportazione presso agenzie di pratiche automobilistiche locali;

· consegna dei veicoli agli interessati o a loro intermediari e conseguente incasso dei proventi per la loro successiva spartizione tra i sodali.

Sulla base degli esiti d'indagine descritti, questa mattina all'alba personale della Sezione Polizia Stradale di Treviso con il supporto operativo della Questura di Treviso e l'ausilio di personale della Squadra di Polizia Giudiziaria del Compartimento Polizia Stradale per il Veneto, delle Sezioni Polizia Stradale di Siracusa e Brescia e del Reparto Prevenzione Crimine della Polizia di Stato, ha eseguito sei ordinanze di custodia cautelare in carcere ed otto perquisizioni delegate tra Treviso, Venezia, Padova, Siracusa e Brescia.

Fondamentale per la buona riuscita di questa importante indagine è stata la collaborazione della Polizia Stradale operante con il collaterale organo di Polizia elvetico realizzato per il tramite dell'assistenza giudiziaria tra la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Treviso, . e l'Ufficio del Ministero Pubblico della Repubblica e Cantone Ticino .

Gli Uffici operanti ribadiscono ai cittadini le raccomandazioni già fatte in altre circostanze relativamente alla necessità di prestare la massima attenzione nell'acquisto di vetture di media-alta gamma, soprattutto tra privati, a prezzi eccessivamente concorrenziali in quanto tali acquisti, apparentemente vantaggiosi, spesso nascondono, seppur molto abilmente, la provenienza illecita dei veicoli.


21/03/2014

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