Il movente: il tentativo di riparare ad un reato commesso in precedenza
A seguito del video apparso su alcuni quotidiani online relativo ad una brutale aggressione accaduta la sera del 19 giugno intorno alla mezzanotte in San Salvario, e gli articoli ad esso relativi, il personale del Commissariato “Barriera Nizza” riconosceva da subito uno dei due aggressori in M.A., trent’anni, noto tossicodipendente e pregiudicato, ospite di una comunità di recupero in provincia di Asti. Da qui, una serie di ulteriori accertamenti consentivano di risalire alla targa dell’auto utilizzata a seguito del pestaggio, ove la vittima veniva caricata. L’auto in questione risultava intestata al padre del ragazzo. Gli agenti, pertanto, effettuavano un appostamento, a seguito del quale veniva condotto negli uffici del commissariato il padre, cittadino italiano del ’65; da subito, l’uomo ammetteva di essere lui, insieme al figlio, l’autore del pestaggio, e ne ricostruiva la dinamica e le motivazioni. Si tratta, purtroppo, di una storia di dipendenza da stupefacenti, il cui protagonista è il figlio che ruba due cellulari di proprietà della comunità di recupero, e si reca a Torino per scambiarli con dosi. Il padre viene contattato da personale della comunità che racconta l’accaduto, e che sostiene che la condotta del figlio all’interno della struttura non era più tollerabile, paventandone un allontanamento. Spaventato da questa possibilità, l’uomo inizia una spasmodica ricerca, insieme al figlio, dei ragazzi di colore a cui erano stati ceduti i 2 cellulari. Uno di questi viene rintracciato. Poi, il pestaggio per farsi dire dove fossero i telefoni, ripreso da alcuni testimoni. La vittima confessa e viene caricata in auto per andare a recuperarli. Il 21 giugno la Polizia inizia e conclude le ricerche: padre e figlio vengono denunciati a piede libero. Manca la parte offesa, della quale si sono perse le tracce. I reati contestati sono sequestro di persona e lesioni aggravate in concorso.