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DON CIOTTI SU “LIBERTA’ E LEGALITA’”

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Ospite all’Università di Teramo.

Invitato dalle facoltà di Scienze della Comunicazione da cui ha ricevuto la targa recante il simbolo della facoltà per "la sua capacità di comunicare e di riparlare il linguaggio dei rapporti umani" e di Scienze Politiche da cui ha ricevuto il "tocco", don Luigi Ciotti ha parlato ai docenti ed alunni dell'Ateneo teramano, alla presenza anche del Magnifico Rettore, del Vescovo di Teramo-Atri e del Questore. Incalzato dalle domande delle docenti delle due facoltà, organizzatrici dell'evento, Angela Maria Zocchi e Fiammetta Ricci, don Ciotti, partendo dalla sua iniziale esperienza di "parroco di strada" e di Fondatore del Gruppo Abele e Presidente di Libera, ha parlato a 360° di libertà che viene prima della legalità, di legalità che non è l'obiettivo ma il prerequisito perché il vero obiettivo è la giustizia. Ha parlato di anestesia delle coscienze, di coma etico, di caduta del senso critico. Partendo dal documento dei Vescovi del 1991 e citando il discorso di Papa Giovanni Paolo II a Napoli del 1990 che sollecitava un urgente recupero di legalità nel nostro Paese, don Ciotti ha invitato ciascuno ad assumersi la responsabilità, l'impegno per la libertà del nostro Paese. L'Italia non ha bisogno di altre regole, ci vuole una nuova etica che rompe l'individualismo dilagante del nostro tempo, basta con la legalità malleabile, occorre un lavoro "etico", non solo "etica nelle professioni" ma etica come professione di tutti. Tutti, senza eccezioni, dovremmo diventare dei "professionisti" dell'etica, cioè mettere le nostre migliori capacità, conoscenze, competenze al servizio di un rinnovamento etico, culturale, sociale dei contesti in cui viviamo, tanto nella vita privata, come in quella lavorativa e pubblica. Il cambiamento ha bisogno di ciascuno di noi, solo così la mafia potrà essere sconfitta. Altrimenti nonostante le leggi, la vita di tante persone: sacerdoti, magistrati, FF.PP., sindacalisti ecc., la mafia continuerà a vivere . La mafia si alimenta fuori dalla mafia perché il problema siamo noi, sta' nei segmenti della politica, dell'economia, della finanza, nella zona grigia al confine tra legalità e illegalità.

Rispondendo alle domande della platea don Ciotti ha affermato:

- Il potere, purtroppo, non si autodistrugge. Alla cattiva politica però non si risponde con la fuga di responsabilità ma con un'assunzione di maggiore responsabilità, un impegno di tutti e di ciascuno nel mettersi al servizio per il bene comune;

- i giovani possono andare a lavorare questa estate nei campi di Libera, informazioni sul sito;

- si possono fare protocolli d'intesa tra Libera e facoltà Universitarie;

- le città sicure sono quelle che accolgono, non quelle che escludono. Dobbiamo costruire percorsi di inclusione nel rispetto delle regole, offrire servizi, sicurezza sul lavoro, sicurezza del lavoro.

Ma è Dio è da gli appuntamenti alle persone, non noi.

Noi possiamo dare una mano a Dio per fissare gli appuntamenti.
05/05/2012

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