Nei giorni scorsi, all’ esito di due distinte attività di indagine coordinate dalla locale Procura della Repubblica, la Squadra Mobile di Teramo ha eseguito due ordinanze cautelari emesse su richiesta del Pubblico Ministero dal G.I.P. presso il Tribunale di Teramo entrambe per il reato di maltrattamenti in famiglia.
La prima nei confronti di un ragazzo di 22 anni di origini siciliane, ma da tempo residente in città con la madre. L’uomo è stato colpito dalla misura cautelare dell’allontanamento dalla casa familiaree dal divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalla madre trai quali anche il luogo di lavoro, in quanto ritenuto responsabile nei confronti della donna del reato di maltrattamenti in famiglia.L’attività di indagine che ha portato alla suddetta misura ha permesso di accertare che da circa due anni il figlio quasi quotidianamente percuoteva, minacciava di morte ed ingiuriava la madre, costringendola in varie occasioni a recarsi al Pronto Soccorso a causa delle lesioni e delle ecchimosi riportate. In alcune occasioni l’umo aveva chiuso a chiave la madre nella sua stanza impedendole di andare a lavoro. La donna era arrivata al punto di passare la notte in macchina per evitare le aggressioni da parte del figlio.
L’altra misura cautelare dell’allontanamento della casa familiare, anch’essa per il reato di maltrattamenti in famiglia è stata eseguita dalla Squadra mobile nei confronti di un uomo, classe 1962, nato e residente a Teramo, ex imprenditore edile, divorziato. L’attività di indagine ha permesso di accertare che l’uomo, da tempo, poneva in essere giornalmente, insulti, minacce di morte, intimidazioni e percosse, nei confronti della ex moglie. Si accertava, inoltre che analoghe condotte erano poste in essere nei confronti della figlia 21 enne, ogni qualvolta questa interveniva per difendere la madre dalle aggressioni dell’uomo che, spesso, agiva sotto l’effetto di sostanze alcooliche. Per tale situazione le donne vivevano in un costante stato di sofferenza psicologica e timore per la propria incolumità