Si tratta di un’“hydria”, un’anfora che fu rubata nel 2008 da un deposito del Museo di Taranto
Si tratta di un'"hydria" ovvero un'anfora apula a figure rosse risalente all'anno 330 a.c., che fu rubata nel 2008 da un deposito del Museo di Taranto. Gli Agenti della Sezione Criminalità Diffusa della "Squadra Mobile" l'hanno rinvenuta all'interno di un casolare aperto ed abbandonato, situato in una vasta area incolta, a ridosso del periferico quartiere Salinella. Infranta in vari pezzi, era ben nascosta in una scatola di cartone, avvolta in cellophane da imballaggio.
L'anfora è stata esaminata e certificata dalla Dr.ssa Amelia D'Amicis, della Sovrintendenza per i Beni e le Attività Culturali della Puglia, e alla stessa riconsegnata dal Questore di Taranto Dr. Mangini nel corso di una conferenza stampa.
La Dr.ssa D'Amicis ha evidenziato ai giornalisti intervenuti, l'importanza del reperto archeologico, fornendo anche una sintetica spiegazione del significato delle illustrazioni presenti sull'anfora funeraria, raffiguranti una giovane donna che si guarda in uno specchio all'interno di un piccolo tempio.
Nel ringraziare la Polizia di Stato per il ritrovamento, non ha nascosto l'emozione per essere ritornata in possesso del raro reperto, che oltre ad avere un altissimo valore economico, ha un imparagonabile valore artistico e culturale.
Agli investigatori della Squadra Mobile adesso, il compito di chiarire se il rinvenimento dell' "hydria" possa aprire interessanti piste investigative verso ambiti criminali dediti al fiorente e remunerativo traffico di opere d'arte trafugate.