La Squadra Mobile ha dato esecuzione nella mattinata odierna a quattro misure cautelari: tre ordinanze di custodia cautelare emesse dal G.I.P. del Tribunale di Taranto nei confronti di altrettanti pregiudicati tarantini responsabili del reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione e porto di pistole, anche clandestine, in concorso con altri soggetti; è stata data esecuzione anche alla misura del collocamento in comunità nei confronti di un 20enne che, all’epoca dei fatti, era minorenne.
Risultano indagate per gli stessi reati altre 22 persone.
Le indagini della Squadra Mobile, che si sono avvalse di attività tecnica, hanno preso avvio dai fondati sospetti su una fiorente piazza di spaccio - soprattutto di cocaina - sorta nel quartiere Tamburi presso l’abitazione di un pregiudicato del posto.
Le indagini, in effetti, hanno fatto emergere che il soggetto, G.G. di 43 anni, era dedito a due differenti attività illecite: quella degli stupefacenti, soprattutto nel quartiere Tamburi e quella finalizzata al reperimento di armi comuni da sparo, anche clandestine da immettere sul mercato illegale.
G. G. , detto “Pippetto", in particolare, si occupava di riparare, modificare e rendere efficienti le armi clandestine, anche facendo ricorso ad un’armeria della provincia jonica che collaborava nell’attività illecita, nella consapevolezza che il cliente non potesse detenere armi.
Si è accertato, inoltre, che G. G. e la sua compagna (indagata per gli stessi reati) acquistavano parti di armi, caricatori, caricatori prolungati, anche online dalla Polonia, facendoli recapitare al loro indirizzo. A riscontro dell'attivita d'indagine, il 10 febbraio del 2019 la donna veniva arrestata per detenzione e porto in luogo pubblico di arma clandestina.
Per quanto riguarda lo spaccio, l’attività investigativa ha interessato il complesso delle case popolari dei Tamburi, residenza della gran parte degli indagati.
G. G. , fulcro del traffico di cocaina, era in grado di dare indicazioni e direttive agli altri appartenenti al gruppo criminoso.
A conferma del ruolo centrale dell'uomo, nel dicembre 2018 veniva tratto in arresto un pregiudicato trovato in possesso di quasi 2 kg di marjuana contenuta in una busta con sopra scritto il suo nome, quasi a volerne confermare la provenienza.
I numerosi acquirenti si recavano quotidianamente, previ accordi telefonici, presso l’abitazione di Pipetto al piano rialzato dello stabile.
I termini utilizzati per riferirsi alla droga erano i più vari: carne, lamiera, macchina, moto, caffè.
Dalle indagini è emerso uno stretto rapporto tra “Pippetto” e L.A., di 39 anni, anch'egli attinto dalla misura, che si occupava del traffico di droga e di armi nel quartiere “Solito-Corvisea”, con la base logistica nel locale commerciale del suocero.
Oltre a reperire armi e cederle ad altri, L. A. aveva la disponibilità anche di materiale esplodente procuratogli dal suocero pluripregiudicato e detenuto agli arresti domiciliari.
Le indagini hanno anche accertato un legame tra L.A. e C.M. di 57 anni, quest’ultimo già arrestato dalla Squadra Mobile lo scorso 11 giugno in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere per furto e danneggiamento su 23 autovetture.
Il C.M., raggiunto stamani da una delle tre misure in carcere , deve rispondere di detenzione e porto in luogo pubblico di due pistole per averle consegnate nel febbraio 2019 proprio a L. A.
Infine, il quarto soggetto raggiunto dal provvedimento giudiziario, D.C., all’epoca dei fatti minore, è coinvolto sia nello spaccio sia nella detenzione e porto in luogo pubblico di materiale esplodente con caratteristiche di micidialità.
Quest’ultimo, con la sua congiunta indagata, dovrà rispondere anche dell’esplosione nel dicembre 2018 di un ordigno nel portone di un noto pregiudicato.