Una delle vittime venne ferita con tre colpi d’arma da fuoco.
A seguito di indagini dirette dalla Procura della Repubblica di Taranto, la Squadra Mobile di Taranto ha dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di cinque misure cautelari personali - di cui 4 in carcere ed 1 agli arresti domiciliari-, nei confronti di soggetti pregiudicati ritenuti a vario titolo gravemente indiziati dei reati di lesioni personali, porto in luogo pubblico di arma da sparo e danneggiamento (con le aggravanti di aver commesso il fatto con armi, per futili motivi ed in più persone riunite).
Alle prime ore dell’alba del 16 dicembre u.s., al 113 fu richiesto l’intervento per una sparatoria consumatasi qualche istante prima all’interno di un esercizio commerciale denominato "Kebabberia Group", ubicato nel viale Europa di Talsano.
Giunto sul posto, il personale operante accertò che cinque/sei individui, dopo aver sfondato la porta di ingresso del suddetto esercizio commerciale, e danneggiato altresì arredi e suppellettili vari, aggredirono selvaggiamente due dipendenti che vi si trovavano all’interno, ferendone uno con alcuni colpi d’arma da fuoco. In sede di primo sopralluogo furono rinvenuti tre bossoli ed un proiettile inesploso calibro 6,35, nonché delle ciabatte in plastica di colore bianco e nero ed un copricapo.
Si accertò che la presenza sul posto dei malfattori era dipesa dal fatto che il gestore di altro locale (distante pochi metri dalla kebabberia) ne aveva richiesto l’<<intervento>> per far cessare l’azione di disturbo di alcuni avventori molesti.
Uno di loro considerato nella zona una specie di “giustiziere”, intervenne nottetempo, chiamando a rapporto, nel giro di pochi minuti, gli altri sodali e dopo aver assicurato il proprio intervento presso il locale in questione, decise di porre in essere il “raid” ai danni dei dipendenti della kebabberia. Ciò per aver ricevuto da parte loro il rifiuto (legittimo e motivato, vista la fase di chiusura del locale) di somministrargli un "panino"; rifiuto da lui ritenuto, evidentemente, un'onta da eliminare con il ricorso alla violenza.
Fu rinvenuta l’auto, un’Opel Zafira, a bordo della quale gli indagati si erano allontanati subito dopo i fatti, che presentava al suo interno tracce di sangue riconducibili all’aggressione consumata qualche ora prima.
Le riprese video hanno dato modo di rilevare le fasi più significative dell’evento. Il momento in cui uno degli indagati si dirigeva verso la kebabberia, per poi uscirne chiedendo l’intervento anche degli altri suoi sodali. Il momento in cui il “branco” accedeva nuovamente all’interno del medesimo locale per consumare l'aggressione; ed infine il momento in cui l’intero gruppo usciva per raggiungere l’autovettura, a bordo della quale dopo altri brevi istanti si allontanava definitivamente.
Un “odioso raid” portato a termine dal branco, che nella convinzione di rimanere impunito ha esercitato l’ennesima violenza e sopraffazione nei confronti di soggetti più deboli.