Era stata convinta a venire in Italia con la propsettiva di un lavoro lecito
Stamane gli Agenti della Squadra Mobile tarantina, con la collaborazione delle Squadre Mobili di Bari e Vincenza, hanno dato esecuzione all’ordinanza di Custodia Cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Taranto, su richiesta della locale Procura della Repubblica, traendo in arresto tre persone di nazionalità nigeriana: A.S, di anni 36, domiciliato a Vicenza, A.J., di anni 28, domiciliata a Vicenza e R.T., di anni 27, domiciliata a Bari.
Le predette dovranno rispondere, a vario titolo, di estorsione e di induzione, reclutamento, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione di una giovane donna loro connazionale.
La triste ed incredibile vicenda emerge durante un mirato servizio effettuato dai poliziotti lo scorso mese di ottobre sulla S.S. 7 Appia, finalizzato a contrastare il fenomeno della prostituzione.
Una delle giovani donne identificate nella circostanza, dopo alcune titubanze, decideva di collaborare , denunciado i suoi sfruttatori.
A seguito di tale denuncia venivano avviate le attività di indagine che consentivano di accertare che la giovane vittima era giunta in Italia nel mese di luglio u.s. a seguito di uno sbarco avvenuto sulle coste sicule, con la prospettiva di un lavoro lecito, così come gli era stato promesso da alcuni suoi connazionali, precedentemente giunti sul territorio nazionale.
La malcapitata, temporaneamente collocata in un centro di accoglienza calabrese, si rende conto da subito che il suo destino sarebbe stata la prostituzione, proprio sotto l’egida di coloro che l’avevano convinta a raggiungere il territorio italiano con l’illusione di un futuro migliore.
Ma dinanzi al suo fermo rifiuto i suoi aguzzini non esitavano a minacciarla, dicendogli che il rito propiziatorio (vodoo), al quale era stata sottoposta prima della partenza si sarebbe ritorto contro i suoi familiari qualora non avessero versato loro la somma di 20mila euro.
Intimidita da ciò, la ragazza abbandonava il centro di accoglienza e raggiungeva la città di Vicenza, dove veniva istruita sul comportamento da tenere con i clienti, dopodiché veniva dirottata a Bari, sotto il controllo di un’alta connazionale che provvedeva a fornirgli un alloggio ed avviarla all’attività meretricia nel comune di Ruvo di Puglia (BA), mentre i guadagni venivano recapitati ai soggetti residenti a Vicenza.
A causa delle esigue somme percepite, la giovane donna veviva costretta a cambiare zona e quindi a prostituirsi in strada in questo capoluogo, in particolare lungo la S.S.7 Appia, luogo dove era stata controllata e identificata dagli operanti.
Espletate le formalità di legge l’uomo veniva associato alla Casa Circondariale di Vicenza, la giovane 28enne veniva associata all’istituto di Custodia Attenuata di Venezia, in quanto madre di prole inferiore ad anni sei, mentre l’altra donna veniva ristretta nella Casa Circondariale di Trani.