Indossando un camice da infermiera e presentandosi agli astanti con un tesserino di riconoscimento, faceva credere di essere autorizzata a raccogliere fondi per una associazione onlus
Personale della Polizia di Stato appartenente alla Sezione Volanti della Questura è intervenuto presso la torre cardiologica dell’Ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi di Aragona, dove il personale in servizio presso il drappello ospedaliero di Polizia aveva segnalato la presenza di una donna, indossante un camice bianco da infermiera, che si aggirava tra le camere di degenza chiedendo, senza alcuna autorizzazione, offerte in danaro per conto di un’associazione onlus.
Giunti sul posto gli agenti, con l’ausilio delle testimonianze di una guardia giurata, del personale infermieristico del reparto, nonché di alcuni cittadini che erano lì per far visita ai familiari degenti, hanno individuato la donna che, frattanto, resasi conto di essere stata segnalata, si era svestita del camice da infermiera e stava tentando di allontanarsi dalla struttura ospedaliera.
La donna, identificata per R. R., 42enne di Mercato San Severino, non nuova a tale tipo di illecita attività stando alle testimonianze del personale del nosocomio, sottoposta a perquisizione da personale femminile della Polizia di Stato, è stata trovata in possesso di monete per diverse decine di Euro, ricevute da pazienti o visitatori del reparto.
Nella borsa in suo possesso, inoltre, i poliziotti hanno trovato e sequestrato: un camice bianco utilizzato per far credere di appartenere al personale paramedico dell’ospedale; un tesserino plastificato intestato ad una associazione onlus che opera a favore dei bambini con foto e dati anagrafici della stessa nonché con qualifica di operatore psicologo infantile e socio assistenziale; due blocchetti di ricevute generiche; un documento riportante l’atto costitutivo della suddetta associazione; un contratto di assunzione part time.
R.R., pertanto, è stata denunciata perché ritenuta responsabile del reato di truffa, in quanto, benché non autorizzata all’ingresso nel reparto, indossando il camice, presentandosi col tesserino di riconoscimento, compilando ricevute vaghe e di difficile comprensione riportanti il timbro della succitata associazione onlus, ingenerava negli astanti l’erronea convinzione di appartenere al personale medico o paramedico del reparto e di essere quindi autorizzata alla raccolta di fondi, ponendo in essere, in tal modo, gli artifizi e raggiri propri della truffa, procurando a se stessa un ingiusto profitto.