Nel fine settimana, personale della Squadra Volanti della Questura di Rovigo, durante il regolare servizio di controllo del territorio nel centro cittadino, notava un portone di un garage semi aperto, dove all’interno, in maniera inequivocabile, si distingueva un’attività produttiva artigianale.
Pertanto, gli operatori decidevano di contattare le persone all’interno per procedere a più approfonditi controlli.
Effettivamente si constatava che nello stabile era in corso un’attività di produzione di mascherine, apparentemente chirurgiche che, nonostante la presenza degli operatori, continuava ininterrottamente. Intuita l’importanza e la gravità della cosa, nell’immediatezza si procedeva al controllo delle 5 persone all’interno del magazzino (4 adulti e un bambino in tenera età), tutti cittadini di nazionalità cinese regolarmente soggiornanti sul territorio nazionale.
Nel dettaglio, oltre il titolare e un dipendente, le altre persone presenti, intente a lavorare, non erano in possesso di regolare contratto di lavoro e risultavano avere residenza in un’altra regione.
Gli ambienti nei quali si svolgeva la fabbricazione delle mascherine apparivano sin da subito insalubri, in condizioni igieniche precarie, con scarsissima luminosità a disposizione delle varie postazioni di lavoro, senza alcuna uscita di emergenza e non vi era alcun servizio igienico. Inoltre, non era in nessun modo rispettato il distanziamento sociale fra i dipendenti.
A seguito di più approfonditi controlli, con l’ausilio di un equipaggio della locale Compagnia della G.d.F. si evinceva altresì che la Ditta in questione aveva il codice ATECO (combinazione alfanumerica che identifica un’attività economica) che non rientrava fra quelli autorizzati a proseguire l’attività lavorativa durante il periodo di contenimento epidemiologico da COVID-19.
Per questi motivi si procedeva con la contestazione nei confronti di tutti i presenti, della violazione amministrativa ex art. 4 comma 1 del D.L. 19/2020 punita con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 400 a euro 3.000. Inoltre, come suesposto, poiché il codice ATECO della Ditta non rientrava fra quelli autorizzati a proseguire l’attività in questo periodo di “lockdown” previsto dal D.L. nr.19 del 25.03.2020 in combinato disposto con il DPCM del 01.04.2020, si è proceduto nei confronti del titolare con la diffida a non proseguire l’attività ed alla segnalazione al Prefetto di Rovigo per l’adozione degli ulteriori provvedimenti, oltre alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 400 a euro 3.000.