E' partita alle prime ore dell'alba la fase conclusiva di una complessa e articolata indagine della Polizia di Stato in materia di stupefacenti che ha portato al deferimento all'Autorità Giudiziaria di 34 persone, di cui 15 minori.
I Tribunali di Rovigo e Padova e il Tribunale per i Minorenni di Venezia hanno complessivamente emesso 13 provvedimenti restrittivi, di cui 8 sono a carico di minori.
L'operazione "COHIBA 2" della Squadra Mobile di Rovigo trae origine da quella omonima dello scorso anno, al termine della quale il Tribunale per i Minorenni di Venezia emise due ordinanza di misura cautelare, la prima in carcere e la seconda ai domiciliari, per altrettanti minori residenti in città, indagati per spaccio di stupefacenti.
Il lavoro di indagine è da lì ripartito senza sosta, anche per dare una risposta chiara al "grido di aiuto" proveniente dalle varie componenti della società rodigina, tra cui senz'altro le famiglie, che avevano notato nei loro figli comportamenti strani, i commercianti e i residenti nelle vie centrali della città che, quotidianamente, assistevano a situazioni di forte degrado.
L'indagine ha fatto luce su uno spaccato di vita drammatico, laddove, tra gli adolescenti, negli ultimi tempi, l'uso delle droghe aveva assunto proporzioni inimmaginabili.
Ore di osservazione discreta nei vari momenti della giornata, pedinamenti, incroci di traffici telefonici hanno permesso agli investigatori di focalizzare l'attenzione sui consueti punti di ritrovo dei giovanissimi che coincidevano con i luoghi di acquisto dello stupefacente.
Fuori degli istituti scolastici, negli esercizi pubblici, in piazza Matteotti all'ombra delle Due Torri (una delle piazze più note e frequentate della città, attigua a un parco giochi per bambini), in pazza Garibaldi, nella centralissima piazza Vittorio Emanuele II, in via Angeli e, infine, nei pressi della chiesa della Beata Maria della Misericordia detta la "Rotonda", luogo simbolo della città.
Ciò che ha colpito i poliziotti sin dai primi istanti è stato l'elevato grado di spregiudicatezza nello spaccio, posto in essere con una regolarità tale da esser divenuto fatto notorio tra tutti i gli adolescenti rodigini.
Le condotte criminose avvenivano alla luce del sole, evidenziando attitudini proprie degli spacciatori più incalliti: appuntamenti telefonici in gergo criptico, gerarchia all'interno del gruppo, diversificazione precisa dei compiti assegnati ad ognuno, variazione metodica del luogo ove nascondere lo stupefacente. Le indagini hanno documentato circa 2000 cessioni di stupefacente, per la maggior parte a minorenni, nell'arco temporale di circa 10 mesi.