17 provvedimenti cautelari eseguiti a carico di altrettante persone tra le quali una dipendente pubblica
Nelle prime ore di questa mattina, gli agenti della Polizia di Stato del Commissariato Tuscolano, a conclusione di una complessa ed articolata
indagine, hanno dato esecuzione a 17 provvedimenti cautelari emessi dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma su richiesta
della Direzione Distrettuale Antimafia, a carico di persone per lo più operanti nel territorio del "Tuscolano", alcune delle quali
già ampiamente conosciute dalle forze dell'ordine.
Nello specifico si tratta di 6 custodie cautelari in carcere e 10 misure cautelari di arresti domiciliari per molteplici fattispecie delittuose:
detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, associazione ai fini di spaccio, associazione a delinquere finalizzata a commettere reati
di occupazione abusiva di immobili di proprietà di enti pubblici, danneggiamento degli stessi immobili, cessione e messa in circolazione di
banconote contraffatte ed estorsioni ai danni dei probabili beneficiari delle occupazioni abusive.
Tra i destinatari di dette misure si evidenzia un intero nucleo familiare che, agendo come vera e propria consorteria criminale, nel breve lasso di
tempo delle indagini, ha gestito e coordinato le suddette tipologie di attività illecite, impegnando in esse diversi soggetti.
Nel contempo è stata eseguita una misura cautelare del divieto di dimora nel Comune di Roma a carico di una impiegata dell'Agenzia delle
Entrate cui è stato contestato di aver acceduto alla banca dati del predetto Ente al fine di rilevare quali fossero gli immobili liberi e
di proprietà di enti pubblici per poi fornire tali dati agli appartenenti alla suddetta consorteria criminale.
Le attività in argomento producevano lauti guadagni, sia come corrispettivo ricevuto per le indebite "immissioni in possesso" - anche fino a
20.000 euro - che per le attività inerenti "lo smercio" delle sostanze stupefacenti - talvolta anche grossi quantitativi - con una
convinzione di probabile totale impunità da parte degli attori criminali ed in particolar modo da parte di alcuni di essi che si muovevano
quasi come in una gestione di impresa.
Basti pensare che in caso di arresti da parte delle forze dell'ordine i cosiddetti "galoppini" della droga venivano prontamente rimpiazzati al fine
di non procurare perdite all'organizzazione.
Oppure nel caso di intervento delle forze dell'ordine in flagranza di occupazione, immediate venivano avviate le attività di ricerca di
altra idonea unità abitativa, così come nelle aspettative del futuro occupante.
Precisa organizzazione è stata rilevata nelle attività di occupazione degli immobili che venivano individuati a seguito di illecite e
compiacenti visure catastali e poi, con un protocollo ben definito e con l'ausilio di specifiche maestranze (fabbri), venivano prontamente
occupati, qualora liberi, o addirittura, quasi in qualità di "agenzia immobiliare", venivano gestite le promesse di liberazione da parte di
precedenti occupanti, naturalmente dietro compenso, procurandosi così profitti illeciti ai danni di persone bisognose di un alloggio.
Nel complesso l'attività di indagine ha portato all'iscrizione al registro di notizie di reato di 33 persone nonché all'arresto in
flagranza di 5 persone.
Al momento due destinatari dei provvedimenti eseguiti nella giornata odierna risultano ancora irreperibili.